È stato un gran 2016 in casa Netflix. Un anno in cui ha rafforzato la sua posizione mondiale in seguito al debutto in altri paesi, non per il ultimo il nostro proprio a fine 2015, e in cui ha lanciato più di una produzione che ha saputo catalizzare l'attenzione globale, arrivando fino a conquistarsi una duplice nomination ai Golden Globes come miglior serie drammatica. Netflix arriva così a Natale 2016 con una forza e sicurezza tale da permettersi di lanciare due produzioni molto particolari, la misteriosa The OA che è diventata argomento di discussione costante sui social, ed una serie animata che non si può definire propriamente natalizia, valorizzata com'è dalla firma di un autore dalla personalità sviluppata ed un certo gusto del macabro come Guillermo del Toro.
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Si tratta ovviamente di Trollhunters, uno show basato sull'omonimo libro che lo stesso autore di Hellboy e Il labirinto del fauno ha scritto con Daniel Krauss, che arriva sulla piattaforma streaming con tutti i suoi 26 episodi a partire dal 23 dicembre e fa parte dell'accordo tra Netflix e Dreamworks per la realizzazione di ben dodici serie animate tra il 2013 e il 2018, nell'ottica di un ampliamento di catalogo che già dal prossimo anno punta a raddoppiare la produzione dei cosiddetti originals. Una serie animata vivace e ben realizzata, dinamica e ricca, che sorprende per dei tocchi di umanità che riescono a trasmettere calore ed emozioni.
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Il mondo dei Troll
"Sotto i tuoi piedi c'è un mondo segreto" spiega il troll Blinky in un episodio della serie, "una vasta civiltà dopo i troll buoni vivono ed i troll cattivi stanno in agguato. Per secoli, queste terre sono state protette da un solo guerriero." Ed è ovviamente il Trollhunter del titolo che non è, come si potrebbe pensare, un cacciatore di troll quanto piuttosto un protattore dei troll buoni. Un ruolo che, suo malgrado, si ritrova a ricoprire Jim Lake Jr., ragazzino adolescente che vive con la madre oberata di lavoro ad Arcadia e che fino a quel momento vediamo affrontare i tipici problemi di quell'età, tra bulli, insegnanti minacciosi e l'immancabile cotta per una compagna di scuola. Insomma, roba da teenager ordinario, finché non si imbatte in un amuleto mistico che gli dona armatura e spada magica e lo investe del ruolo che dà il titolo alla serie.
Jim non è solo ad affrontare tutto ciò, ha al suo fianco il fidato amico paffuto Toby (un alterego dello stesso Del Toro?) e due adorabili troll che in qualche modo lo guidano nell'entrare in contatto con un mondo magico e soprannaturale, l'affascinante Troll Market in cui i troll buoni vivono in pace, e a superare l'inevitabile diffidenza dovuta all'essere il primo umano in quel ruolo, che spetterebbe di diritto a chi ha sconfitto il Trollhunter precedente (nel caso specifico, il malvagio Bular che vuole mettere le mani sull'amuleto ed impossessarsi del prestigioso incarico).
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Una storia classica
Quanto appena detto fa capire come Trollhunters parta da una spunto ed un impianto narrativo piuttosto classico, che mette al centro il classico eroe per caso per costruirgli attorno una storia dal sapore epico. E le prime battute della serie farebbero pensare che tale sviluppo venga realizzato con convenzionale prevedibilità, senza i guizzi che la firma di Del Toro farebbe sperare: la buona fattura non è accompagnata da suggestioni grafiche tipiche dell'autore e lo stesso incipit del viaggio di Jim alla scoperta del suo ruolo non fa molto per sorprendere. Ma è una sensazione che svanisce presto, perché al netto di una caratterizzazione degli umani non proprio travolgente, lo spirito della serie vien fuori a poco a poco e già da metà del secondo episodio ci ritroviamo a stupirci per la cura dei dettagli ed una capacità di tratteggiare un mondo e dei personaggi con piccoli, caldi tocchi di umanità che avvicinano lo spettatore a quello che gli viene raccontato.
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Più umani degli umani
Ciò accade soprattutto quando i due troll che accompagnano Jim entrano in scena, rubandola alla loro controparte umana, sia per la creatività con cui sono realizzati ed animati, sia per una caratterizzazione delle singole personalità che non può non conquistare. Un po' come accadeva anche con gli orchi di Warcraft - L'inizio, sono i troll la vera anima della serie di Del Toro, con la loro varietà ed esuberanza, e non c'è da stupirsene considerando la passione dell'autore de Il labirinto del fauno, Hellboy e Pacific Rim per le creature mostruose. Lo stile grafico pulito e semplice, vivace e colorato, si sposa con una messa in scena ricercata, che alla vivida rappresentazione del mondo che racconta (sia Arcadia, provincia che richiama I Goonies e gli anni '80 come e quanto Stranger Things, che Troll Market, apoteosi di fantasia e cristalli) accompagna il dinamismo dei combattimenti, sempre chiarissimi da seguire e mai banali in una messa in scena che valorizza e sfrutta anche i background in cui sono ambientati.
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In ricordo di Anton
Non possiamo chiudere senza citare il brillante lavoro realizzato sulle voci originali, a partire da Kelsey Grammer che dà anima e saggezza al suo troll Blinky o l'insuperabile Ron Perlman che rende minaccioso Bular, passando per Steven Yeun e Charlie Saxon. Va però ricordato il doppiatore del protagonista Jim, ovvero Anton Yelchin che ci ha drammaticamente lasciati poco dopo aver registrato gran parte dei suoi dialoghi e che Guillermo Del Toro si è rifiutato di sostituire.
Movieplayer.it
4.0/5