La giuria della Berlinale capitanata da Meryl Streep le ha assegnato l'Orso d'Argento per la migliore interpretazione femminile. E lei, con la sua gioia composta, lo ha stretto tra le mani, consapevole di aver dato tutto in una pellicola scritta da un uomo, ma che è un omaggio alla forza femminile. Se c'è una protagonista nel corale La comune quella è Trine Dyrholm e, a quasi vent'anni di distanza da Festen - Festa in famiglia, Thomas Vinterberg è tornato a scommettere sul suo talento per raccontare il crollo dell'utopia libertaria danese. "Spogliarsi sul set non è stata la cosa più difficile che Thomas mi abbia chiesto di fare" ci confessa Trine. "La mia Anna è un personaggio che mette a nudo corpo e anima. Emotivamente è stata una sfida complicata".
Anna è il cuore del film, è lei a generare la scintilla alla base del film di Vinterberg, è lei che convince un marito scettico e un gruppo di eccentrici amici a vivere tutti insieme in una comune, apparentemente, per dividere le spese, in realtà per contrastare la noia e la routine di un matrimonio consolidato e prevedibile. Riflettendo sulla complessità del suo personaggio, la Dyrholm spiega: "Anna è talmente innamorata dell'utopia della comune da pensare di poter gestire la situazione, anche quando il marito le confessa di avere un'altra. Mente alla figlia, mente soprattutto a se stessa, si rende ridicola. Alla fine si rende conto che è troppo doloroso. Nella vita capita spesso che alcune situazioni emotive ci travolgano, impedendoci di controllarle. Anna dovrà trovare il proprio posto nel mondo. Io spero che se ne vada a Parigi dove troverà tanti uomini, magari più giovani. So che può sembrare egoista, ma amo molto questo personaggio perché è capace di immergersi nella vita con tutta se stessa".
Danimarca felix
Il Rapporto Mondiale della Felicità del 2016 redatto dall'Onu pone la Danimarca al primo posto nella classifica dei paesi più felici del mondo. A giudicare dalle pellicole di Thomas Vinterberg, o del connazionale Lars von Trier, non si direbbe. Eppure Trine Dyrholm sembra condividere l'idea del suo regista quando definisce La comune "un omaggio a un mondo che non esiste più". L'attrice ci confida di essere "grata alla generazione raccontata nel film, che ha permesso alle donne di ottenere nuovi diritti e un'inedita libertà. Loro provenivano dagli anni '50, da un mondo di formalismi, e avevano bisogno di una rivoluzione, ma non immaginavano le conseguenze della loro lotta. Oggi noi le conosciamo. La serie tv che interpreto, The Legacy, riflette proprio su queste conseguenze".
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Immaginandosi nei panni di Anna che, per la sua avventatezza, rischia di perdere non solo il proprio uomo, ma anche la propria famiglia, Trine Dyrholm ammette: "Se capitasse a me non so come reagirei. Forse sarei confusa come Anna. Prima di girare il film ho parlato con donne che vivono l'esperienza della comune e delle relazioni aperte. Pur vivendo in quella che dovrebbe essere una situazione di massima libertà, paradossalmente si sentono sotto pressione. Ho trovato questa complessità interessante e l'ho trasferita nel mio personaggio". Al di là dei problemi sentimentali, l'attrice ci tiene però a ribadire che il vero tema del film è la condivisione: "Credo che le nuove generazioni troveranno altri modi di condividere, anche perché la crisi ci ha dimostrato che le risorse sono limitate. Molti non si possono più permettere una casa o una macchina di proprietà. Per questo motivo credo che La comune sia un film universale. Parla di scelte, di sentimenti e di responsabilità".
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Cosa resta del Dogma
Era il 1998 quando Thomas Vinterberg ha diretto per la prima volta Trine Dyrholm nel cinico Festen - Festa in famiglia. Il Dogma, movimento nato dalla mente di un gruppo di rivoluzionari cineasti danesi, stava per ottenere la sua consacrazione a Cannes, dove Vinterberg ha conquistato il Premio della Giuria con la pellicola corale. Riflettendo sul suo rapporto con l'autore, Trine Dyrholm non ha che parole positive: "Credo che Thomas sia estremamente talentuoso. E' così focalizzato, ma al tempo stesso così aperto, è pronto a esplorare ogni possibilità e sul set sa creare un bell'ambiente lavorativo. Io non voglio sapere cosa accadrà al mio personaggio, mi piace essere sorpresa. Non esiste giusto o sbagliato, esiste solo la ricerca della verità nel personaggio".
In diciassette anni cos'è cambiato nello stile registico di Vinterberg? "Oggi Thomas ha raggiunto una professionalità incredibile. Rispetto ai tempi di Festen è più sicuro di sé ed è più consapevole del proprio talento. A volte, sul set, mi sembrava che il tempo non fosse mai passato, ma in realtà ha raggiunto un livello superiore soprattutto nella scrittura e nello sviluppo dei personaggi. Sa essere molto più interessante".
Trine Dyrholm è grata al Dogma perché ha rappresentato il suo trampolino di lancio nel cinema e ammette che "molte persone sono state ispirate dal movimento. Quando si è trasformato in business è morto, ma ha ispirato le nuove generazioni a sperimentare". L'attrice si dimostra un'amante del cinema a tutto tondo in virtù del suo potere, che è quello di "permetterci di condividere momenti di crisi, di parlare di temi su cui non riflettiamo pubblicamente, come il dolore e la solitudine" per poi confessare la sua passione per un autore radicale come Michael Haneke. "Sono una grande fan di Haneke e del suo talento. La pianista è uno dei film più sconvolgenti che abbia mai visto". Da musa del cinema d'autore europeo, Trine Dyrholm ci confessa che non disdegnerebbe una chiamata da Hollywood, ma forse questa chiamata non arriverà più. "Mi piacerebbe lavorare a Hollywood, ma non so se accadrà. Il mio inglese non è perfetto e so che avrei problemi in tal senso. E in più ormai non ho più l'età giusta. Quando ero giovane non avevo la sicurezza necessaria per tuffarmi in un'avventura nuova e ora che mi sentirei pronta, non mi mi chiamano perché sono troppo vecchia e ho le rughe".