Treason, la recensione: una spy-story un po’ troppo soap nella serie Netflix

Charlie Cox guida un cast talentuoso ma che non colpisce nel segno in Treason, la miniserie inglese spionistica targata Netflix, disponibile dal 26 dicembre.

Treason, la recensione: una spy-story un po’ troppo soap nella serie Netflix

Se c'è una cosa che ci ha insegnato Alias è che famiglia e spionaggio possono convivere e anzi essere una forza reciproca. Ma se l'aspetto soap e la scrittura traballante prendono il sopravvento, nemmeno un gran cast può fare il miracolo. È ciò che accade nella recensione di Treason, la miniserie inglese con Charlie Cox dal 26 dicembre su Netflix. La dimostrazione, ancora una volta, che attori talentuosi e di richiamo non possono nulla se non hanno una base solida su cui lavorare, e che una serie come un film è il prodotto di tantissimi ingranaggi che devono tutti funzionare al posto giusto, come un'orchestra ben accordata.

Tradimento

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Treason: Charlie Cox in una scena della serie Netflix

Forte del proprio carisma e fascino, Charlie Cox dopo Daredevil (e in attesa di rivederlo nell'MCU nella nuova miniserie dedicata su Disney+) torna su Netflix per interpretare Adam Lawrence, il vice capo dell'MI6 che si ritrova a dover ricoprire il ruolo del suo superiore (un sempre mitico Ciarán Hinds) dopo un incidente avvenuto. Il pretesto narrativo che di solito viene utilizzato per il vice-presidente degli Stati Uniti che si ritrova a ricoprire la più alta carica del mondo libero viene traposto nel mondo britannico e spionistico. Ovviamente non sarà solo il lavoro a subire una grande svolta ma tutta la sua vita, anche privata e familiare, cambierà da un giorno all'altro, con protocolli di sicurezza ben più elevati e minacce molto più grandi da affrontare e da cui proteggersi e proteggere la propria famiglia. Tutto già visto ma interessante se non fosse che arriva l'elemento soap a cui accennavamo: Kara, una spia russa, lo costringe a mettere in discussione la sua vita (l'ex Bond Girl Olga Kurylenko), portando alla luce vecchi segreti che renderanno tutta la spy story presentata tra Russia e Regno Unito molto più complicata.

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Treason: Olga Kurylenko in una scena della serie Netflix

Doppiogioco

Il doppiogioco in Treason non è solo lavorativo ma anche personale. Anche la moglie di Adam, Maddy (Oona Chaplin, che molti avranno amato nel Trono di Spade come Talisa Maegyr) si ritroverà a dover stare col piede in due scarpe e mentire ai propri cari prima di decidere da che parte stare. Adam ha più guerre da affrontare: quella sul lavoro, quella tra le mura domestiche e quella con il proprio passato tornato a bussare alla sua porta. Nel mentre bisogna anche mantenere un equilibrio tra le relazioni politiche e diplomatiche con l'estero, camminando su un delicatissimo filo rosso fatto di relazioni e rapporti.

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Treason: Charlie Cox nella serie Netflix

Se nella già citata Alias i parenti di Sydney Bristow erano coloro che la rendevano ciò che era; se in Anatomia di uno scandalo l'aspetto emotivo della vicenda e il colpo di scena ad esso legato funzionavano sulla parte legal, qui non accade lo stesso su quella spionistica. Strano che la sceneggiatura traballante arrivi da Matt Charman, che aveva scritto il semplice ma riuscito film, sempre di genere, Il ponte delle spie diretto da Zio Steven Spielberg. Nel serial da spettatori intuiamo ma non siamo sicuri fino in fondo di chi poterci fidare, perché tutti possono presentare una pistola o un coltello dietro la schiena che non ci aspettiamo. Tutti sembrano pronti a tradire... ma allo stesso tempo forse troppo viene svelato già dai primi episodi.

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Guerra Gelida

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Treason: Oona Chaplin in una scena della serie Netflix

La messa in scena di Treason porta con sé tutti gli stilemi del genere spionistico: regia dinamica, sequenze d'azione studiate per intervallare e movimentare i momenti di confronti silenziosi incentrati sui dialoghi, montaggio abbastanza serrato, fotografia sui toni del grigio e del rosso, colonna sonora che faccia trasparire il pericolo costantemente incombente. Il collage che ne viene fuori però vira eccessivamente sul lato soap, con escamotage narrativi irrealistici e lunghe pause o esasperazioni nella recitazione e messa in scena. Non si tratta sicuramente, purtroppo, di una di quelle miniserie inglesi in cui ogni elemento è al proprio posto e nulla è fuori scala, come di solito accade nelle produzioni britanniche.

L'altalena emotiva messa in piedi dalla narrazione, che di puntata in puntata nel corso dei cinque episodi, vorrebbe farci saltare sulla sedia, non riesce molto nell'intento. Questo nonostante scelga un topos di genere oramai abusato, anche se qui siamo in territorio britannico e non statunitense. Ovvero gli effetti della Guerra Fredda silente oggi, tra Russa e Occidente Anglosassone, come già visto in Slow Horses 2 su Apple Tv+, Jack Ryan 3 su Prime Video e The Recruit sempre su Netflix. La più carismatica tra i personaggi risulta Olga Kurylenko, il cui fascino però non riesce a riempire i vuoti lasciati dalla sceneggiatura, e Ciarán Hinds che con la sua sola presenza dona molto al capo dell'MI6. Charlie Cox mette troppo cuore paradossalmente nel proprio personaggio, non riuscendo a trovare un equilibrio realistico tra il padre di famiglia e la spia. Peccato, perché la serie aveva tutte le carte in regola per riuscire.

Conclusioni

Non tutte le spy story riescono col buco. È questo che emerge alla fine della recensione di Treason, la miniserie che voleva forgiarsi della partecipazione di Charlie Cox come calamita Netflix per i fan di Daredevil ma che non riesce nell'intento. Cox non convince appieno nel ruolo, così come l’ex Bond Girl Olga Kurylenko e l’ex Talisa Oona Chaplin. Troppi elementi soap e familiari malamente mescolati alla parte più prettamente spionistica.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • L’idea che il doppiogioco non valga solamente sul lavoro ma anche a casa.
  • Il mescolare elemento spionistico e familiare.
  • Il cast talentuoso scelto…

Cosa non va

  • …ma che qui non riesce a portare a casa il risultato.
  • Una sceneggiatura traballante e una messa in scena eccessivamente soap.