Tre per la strada
Mirko (Edoardo Leo) e Genziano (Marco Bonini) sono due fratelli che non si parlano più dal giorno della morte della madre, perita in un misterioso incidente stradale nei pressi di Scilla. Quella che avrebbe dovuto essere una spensierata vacanza al mare, si è trasformata in un dramma durato diciotto anni, un lasso di tempo che non ha sanato alcuna ferita. Mirko, afflitto da una balbuzie quasi cronica, ha messo su famiglia con Mirella, la fidanzata di sempre, gestendo tra alti (pochi) e bassi (tanti) l'officina del padre Marcello. Genziano invece si è costruito una carriera come broker a Londra, calato completamente nel ruolo del 'workaholic'. Alla morte del padre i due sono costretti a ritrovarsi per realizzare le ultime volontà del genitore: essere cremato e posizionato vicino all'amata moglie, nel piccolo cimitero calabrese dov'è stata seppellita. Il viaggio si rivela più difficile del previsto e non solo per i problemi meccanici provocati dalla vecchia Morgan, la splendida auto d'epoca riparata con pazienza certosina da Marcello, dopo l'incidente mortale in cui è stata coinvolta la consorte. Così, mentre i due protagonisti, tra mille peripezie tragicomiche e incontri 'magici', come quello con l'autostoppista Cate (Eugenia Costantini), cercano di arrivare a destinazione, a Roma Mirella ed Enrico, il nonno di Mirko e Genziano, ricostruiscono a fatica il puzzle di quella tragica giornata in cui morì la madre dei ragazzi.
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Oltre all'indiscutibile pazienza, il merito di Edoardo Leo è quello di aver curato nei minimi dettagli scrittura e direzione degli attori. Dov'era in agguato la lacrima facile, Leo ha esaltato la situazione buffa, se non addirittura comica; sempre in nome di una semplicità stilistica che è il giusto mezzo per raccontare una storia che è un'arma a doppio taglio. Il tema del viaggio, geografico ma non solo, è infatti l'elemento più ricorrente in ogni 'favola' che si rispetti. In questo caso è servito a cadenzare, con toni molto leggeri, l'evoluzione del rapporto dei due fratelli, tormentati da sensi di colpi che li hanno imprigionati in una palude di sentimenti. Proprio per le ottime premesse e per la buona maturità dimostrata, Leo poteva osare qualcosa di più rispetto ad una 'comoda' rappresentazione dei discorsi di sempre sulla precarietà dei tempi e sul difficile rapporto tra fratelli; ma questo road movie alla romana, con un pizzico di fatalismo calabro, non è affatto un'occasione sprecata. Merito di una sceneggiatura per nulla scontata, scritta a sei mani dallo stesso Leo con il co protagonista della commedia, Marco Bonini, e Lucilla Schiaffino.
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Movieplayer.it
3.0/5