"Abbiamo tutti il fascismo dentro di noi. Con lo stress viene fuori". "Come la candida". È il dialogo tra un migrante e Checco Zalone in Tolo Tolo, il quinto film al cinema del comico barese, e il suo primo da regista, che è stato presentato alla stampa oggi a Roma. In uscita il 1 gennaio, in oltre 1000 copie, è l'atteso salvatore del cinema italiano, nel senso che tutti sperano nei grandi incassi dei film precedenti. Ma Tolo Tolo è anche un film molto diverso da quello che tutti si aspettano. È un film che prende di petto uno dei temi più caldi del dibattito - politico e sociale - dei nostri tempi, quello delle migrazioni, e, filtrato attraverso l'ironia a la vena politicamente scorretta di Checco Zalone, dice e mostra una serie di cose molto dure.
La storia di Tolo Tolo immagina che Checco, dopo aver provato a fare fortuna a Spinazzola, nelle Murge, con il ristorante Murge e Sushi, e aver banalmente fallito, si rifugia a Malindi, in Kenya, dove fa il cameriere in un resort, lontano dall'Italia e anche da tutte le tasse, i debiti e le ex mogli. L'improvviso scoppio di una guerra, però, lo costringe a scappare e a tornare in Italia, compiendo quello che è il viaggio di molti migranti attraverso il deserto, la Libia, e il mare aperto. Un film non banale, insomma, anche a suo modo coraggioso. E anche un film politico, "antisalviniano", come è stato definito da qualche giornalista in conferenza stampa. "È un film che va al di là di Salvini" risponde Pietro Valsecchi, il produttore del film. "Parla di queste persone, che non cercano un futuro migliore, cercano proprio un futuro. Non è un film politico, è un film poetico, è una favola dentro una grande realtà". "Secondo me Salvini è l'espressione della gente" commenterà poi Luca Medici, in arte Checco Zalone. "La gente si sentirà chiamata in causa".
'Ce l'aspettavamo di destare qualche polemica'
Che la gente si senta chiamata in causa o meno, è indubbio che Tolo Tolo è un film che farà parlare molto. A dire il vero, ha già iniziato da qualche giorno,. Le polemiche sono iniziate quando è stato diffuso in rete il video di Immigrato, la canzone di Checco Zalone che arriva sui titoli di coda, e che ha visto l'artista barese accusato di razzismo. "Ce l'aspettavamo di destare qualche polemica" commenta Checco Zalone. "Non di essere però sulle prime pagine dei giornali, nelle trasmissioni televisive. La cosa mi ha pure un po' stancato. dopo tre giorni di polemiche non le ho ascoltate più". Tra le dichiarazioni che il comico esploso a Zelig ha fatto dopo le prime critiche c'è stata anche quella in cui ha detto che, secondo lui, se facesse oggi certe imitazioni che faceva dieci anni fa lo avrebbero arrestato. Ma cosa è successo in questi dieci anni, che oggi fa sì che non si possa dire più nulla? "Ci sono i social" risponde il comico di Capurso. "Qualsiasi commento risuona come se avesse un megafono. Spesso le critiche arrivano da un esiguo numero di persone, i giornalisti la prendono e creano la polemica. La cosa alla fine mi ha divertito e, cinicamente, è stato un buon battage pubblicitario".
'Paolo Virzì aveva questo soggetto e mi ha chiamato'
Ma Tolo Tolo non è il solito film di Checco Zalone. Perché è il primo film che lo vede alla regia. Ma anche perché, lo stiamo capendo ora, non nasce come il film "di Checco Zalone", ma doveva essere un film Paolo Virzì[/PEOPLE] "con Checco Zalone". "È andata così" ci spiega il comico. "Paolo Virzì mi ha chiamato e aveva questo soggetto: abbiamo cominciato a parlarne, e ho capito che lo stavo rubando, stava diventando più mio". "Mi sono reso conto della responsabilità di questo lavoro, l'attenzione per il cast, la produzione" racconta a proposito del lavoro di regista. "Ho bestemmiato tanto, rimpiangevo il fatto che non ci fosse Virzì. Quando una scena andava bene ero contento di averlo fatto io... Pensate che per la prima volta ha anche piovuto nel deserto, dove non piove mai... "
Checco Zalone: ho scritto un personaggio pensando a Di Maio, Conte e Matteo Salvini
Il film sembra un copione riscritto fino all'ultima settimana, aggiornato costantemente al presente. "Non abbiamo aggiornato la sceneggiatura" commenta Checco Zalone. "Il personaggio di Gramegna (interpretato da Gianni D'Addario, ndr) è un personaggio dei nostri tempi: questa escalation verso il successo è una metafora... anzi è proprio uguale ai nostri tempi. Ha la carriera di Di Maio, l'ho vestito come Conte e ha la cattiveria di Matteo Salvini. Ho creato un mostro..." Ma, oltre alla scrittura, c'è anche un lavoro di improvvisazione che ha portato il film a diventare quello che vedremo sul grande schermo. "Nella scena iniziale della guerriglia, in cui non vengo toccato da quello che mi succede intorno, ho improvvisato" svela Checco Zalone. "Ho provato ad essere spaventato e non funzionava. Allora ho costruito un personaggio che è una metafora dei nostri tempi: lui non riesce a guardare al di là dei suoi contingenti problemi, e la scena è grottesca. Scoppia una bomba e te ne freghi... è quello che siamo noi, l'egoismo è congenito all'uomo. E lo dico senza puntare il ditino, di fare quello che giudica".
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Quella scena alla Esther Williams e Nichi Vendola
Tolo Tolo è un film che mostra molte cose che tanti artisti, anche impegnati, non hanno avuto il coraggio di mostrare. I viaggi, costosissimi in fatto di denaro ed energie, lungo il deserto, le prigioni in Libia. Ha delle sorprese, e delle scene ad effetto. Tra le prime c'è un esilarante cameo di Nichi Vendola, ex governatore della Puglia. "Nichi Vendola gli dai mille euro e viene!" scherza Checco Zalone. "No, sto scherzando, è una persona ricca di senso dell'umorismo". Tra le scene più ad effetto - e a rischio polemica - c'è un numero da musical in acqua, alla Esther Williams, in cui i migranti, caduti da un barcone, nuotano in cerchio attorno a Checco. "La scena in acqua nasce da una canzone" risponde il comico. "È una canzone di speranza che dice "da qualche parte nel planisfero c'è sempre uno stronzo un po' più nero". Quando ho girato la scena l'ho spiegata ai ragazzi, l'hanno apprezzata e si sono commossi. È un momento onirico. È una scena rischiosa: il pericolo era quello di cadere nella presa in giro cinica e inutile o nel buonismo, nell'arruffianata. In ogni caso è venuta prima la canzone e poi la scena".
Dino Risi, Alberto Sordi e quel ragazzo che amava Totò
Nel corso dell'incontro con la stampa Luca Medici, in arte Checco Zalone, ha parlato dei suoi modelli ("Dino Risi e Alberto Sordi, fatte le dovute proporzioni..."), e del personaggio di Oumar (interpretato da Soulemayne Sylla), un ragazzo che vive in Africa e che conosce il Neorealismo italiano, Pasolini e i romanzieri francesi. "È realmente esistito, è un amico di Virzì che purtroppo è morto" racconta Checco Zalone. "Era innamorato della cultura italiana, di Totò, e Virzì ci aveva girato un documentario".
Tolo Tolo, il video di Checco Zalone L'Immigrato scatena le polemiche
'Qualcuno mi ha accusato di sessismo'
La presentazione di Tolo Tolo è anche l'occasione, per Luca Medici in arte Checco, di levarsi un sassolino dalla scarpa. "Qualcuno ha accusato di sessismo" ci svela. "Non so se avete visto il personaggio di Idjaba, interpretato da Manda Touré: le ho fatto fare un personaggio interessante, è il personaggio che ci porta in salvo, e non ho fatto vedere niente di lei, non c'è una doccia, non si vede il suo corpo". Accanto a Idjaba, la donna di cui Checco si innamora del film, c'è un bambino con cui lega, si chiama Doudou (lo interpreta Nassor Said Birya). "Si presentavano a fare i provini i bambini pariolini bellissimi, in cui si sentiva tutta la loro borghesia" racconta sorridendo Checco Zalone. "Durante un sopralluogo in Kenya ho visto questo bambino con questi occhi bellissimi. Abbiamo cominciato a parlare, era tra un migliaio di bambini, e mi è andata di culo...". Resta un dubbio, tra molti dei giornalisti in sala. Un film così ci sarà chi lo capisce e chi no. Il pubblico di Checco Zalone sarà diviso? "Io cito De Gregori" risponde il comico (che, tra l'altro, utilizza la sua Viva l'Italia in un momento molto intenso del film. "La gente sa benissimo cosa fare, quelli che hanno letto milioni di libri e quelli che non sanno nemmeno parlare".