Dopo la prima mondiale a Cannes qualche mese fa, il regista americano Todd Haynes è venuto a Zurigo per accompagnare il suo primo documentario, The Velvet Underground, che arriverà su Apple TV+ il 15 ottobre e sarà anche disponibile in sala a seconda dei diversi paesi. Un aspetto che Haynes ha tenuto a sottolineare, parlando del suo rapporto con Apple nel corso dell'incontro con il pubblico all'interno di ZFF Masters, uno degli appuntamenti imprescindibili del festival svizzero: "Apple è stato un collaboratore prezioso, dato anche il suo rapporto con il mondo della musica, e ho comunque insistito sull'uscita in sala dove possibile, festival inclusi. E devo dire che quelli del marketing, che hanno fatto i vari poster e trailer del film, sono tra i migliori con cui io abbia mai lavorato."
Una partnership preziosa
Todd Haynes era accompagnato a Zurigo da Christine Vachon, che ha prodotto tutti i suoi film: "Il nostro è un rapporto che non ho avuto con nessun altro", dice il regista, spiegando come è avvenuto il primo contatto. "A New York, dove studiavo, avevamo delle conoscenze in comune, e lei vide un primo montaggio di un corto che avevo girato. Mi disse che le sarebbe piaciuto produrre il mio film successivo, e da allora abbiamo sempre lavorato insieme." Una collaborazione non senza difficoltà, come ricorda il cineasta parlando del suo secondo lungometraggio: "Safe non era particolarmente costoso, e con il film precedente avevo vinto un premio al Sundance, ma ci vollero comunque due anni per ottenere il budget necessario, che era un milione di dollari, perché nessuno voleva finanziare un progetto su una donna malata." Ed è possibile vedere il corto che ha menzionato? "È reperibile online per vie traverse, ma ufficialmente non si può proiettare in pubblico per una questione legata ai diritti musicali. È un film sulla cantante Karen Carpenter, girato interamente con l'uso di varie Barbie al posto degli attori. Scelsi di fare così perché volevo vedere se certe reazioni del pubblico sarebbero state le stesse senza persone in carne e ossa sullo schermo."
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Haynes si pronuncia anche sulla questione distributiva dei suoi due film più recenti, con delle note curiose: "Non ho avuto particolari problemi a lavorare con Amazon per La stanza delle meraviglie, perché all'epoca il responsabile del settore cinema era Roy Price, che ora non lavora più per loro [è stato allontanato nel 2017 in seguito ad accuse di molestie sessuali, n.d.r], e il loro approccio era molto aperto alle produzioni d'autore. D'altro canto, quando ho realizzato Cattive acque, la casa di produzione Participant ha insistito affinché andasse in sala in tempi brevi, dato l'argomento che era legato all'attualità sociopolitica. Secondo me quello ha un po' danneggiato il film a livello di tenitura, e avrei preferito portarlo in giro per festival prima di farlo arrivare nelle sale, ma mi rendo conto che la Participant abbia priorità diverse, dato che è specializzata in progetti dal forte contenuto sociale e ci tiene a farli arrivare al pubblico il più rapidamente possibile."
Il rapporto con gli attori
Una domanda del pubblico riguarda il suo lavoro con gli attori, con questo interrogativo preciso: cos'è, per lui, un buon attore? "È una domanda molto interessante, perché hanno tutti modi diversi di lavorare. Julianne Moore, con cui ho collaborato diverse volte, non ama la preparazione eccessiva, non si considera un'attrice del Metodo, è molto più attenta agli aspetti tecnici, non le piace provare troppo la scena prima di girare. La cosa sbalorditiva è il suo rapporto con la macchina da presa: lei sa esattamente come calibrare la sua performance, e io rimango di sasso ogni volta perché non mi rendo conto del lavoro complessivo che fa prima di aver rivisto per conto mio tutto il film." C'è un'altra collaborazione che è destinata a ripetersi prossimamente: "Ho un nuovo lungometraggio in lavorazione, dovremmo girarlo all'inizio del prossimo anno. Si basa sulla vita della cantante americana Peggy Lee, ed è un progetto che Reese Witherspoon mi ha proposto dopo che durante il tour promozionale di Quando l'amore brucia l'anima - Walk the Line era venuto fuori che lei ammirava molto il lavoro di Lee. Ho iniziato a scrivere la sceneggiatura dopo aver finito Carol, e durante la pandemia l'ho riletta. Non sarà più Reese a interpretare Peggy Lee, ma Michelle Williams, con cui ho già lavorato. L'ho anche consigliata ai tempi a Kelly Reichardt, quando lei stava lavorando al suo primo lungometraggio. Adesso sta finendo il settimo, di cui ho visto un montaggio provvisorio qualche settimana fa." E c'è qualche sogno nel cassetto che non ha ancora potuto portare a compimento? "Rimane tra noi, vero? [ride, n.d.r.] Prima di andare in pensione vorrei fare un film su Freud, è un argomento che mi ha sempre appassionato. Lui ha anticipato praticamente tutto il peggio del secolo scorso, ma non ha vissuto abbastanza a lungo da vedere gli orrori del secondo conflitto mondiale. E lui parlava di sogni, fantasie, desideri, dell'infanzia, tutti temi molto cinematografici."