Timido e telegrafico, ma pieno di cose da dire. Così potremmo riassumere la conferenza stampa di Tim Burton durante la Festa del Cinema di Roma 2021, in cui il regista ha potuto raccontare il suo processo creativo, come crea i personaggi e i mondi fantastici che hanno scandito l'immaginario cinematografico degli ultimi 40 anni.
Personaggi autobiografici
Tim Burton sceglie i propri progetti filmici da realizzare solo ed esclusivamente guidato dall'emotività ed è ancora così dopo tanti anni, e forse è per questo che ne ha fatti di meno negli ultimi anni. Se dovesse scegliere tra i suoi personaggi, che sono più o meno tutti autobiografici, quelli che sente più vicini a lui sono Edward mani di forbice e Ed Wood: "Non mi vesto da donna (ride) ma hanno molto di me". Se dovesse scegliere fra i suoi film, probabilmente sceglierebbe Vincent "perché dura solo cinque minuti (ride)." Il suo prossimo progetto sarà Wednesday la sua prima serie per Netflix incentrata sul personaggio di Mercoledì de La Famiglia Addams: sarà un nuovo modo per lui di raccontare il proprio immaginario? "Non saprei, ma so che ricorda Lydia di Beetlejuice - Spiritello porcello (interpretata da Winona Ryder, ndr)". Ma questi mondi fantastici esistono ancora oggi in un cinema sempre più realistico e che vira verso il biopic? "Avendo fatto un film su Batman molti anni fa, mi sorprende e stupisce che oggi ci sia questo boom dei supereroi al cinema, e mi fa piacere. Per quanto riguarda i biopic non dimentichiamoci che spesso le storie più incredibili sono vere, non serve andare a inventarle". L'inclusività è sempre stato un tema presente nei suoi film perché lui si è sempre sentito un outsider e quindi per i cosiddetti "freak" sono i "normali". Un sequel di Edward Mani di Forbice? "Esiste già, è un porno, e va bene così". Un nuovo progetto in stop-motion? "Ce ne ho sempre uno in mente, perché adoro quel medium, chissà se vedrà la luce prima o poi".
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Collaborazioni fantastiche
A Burton piace circondarsi di talenti nei vari reparti dei suoi film, in modo che possano aiutare a mettere in scena la sua visione della storia e portare qualcosa di sé con la propria esperienza. Tra questi Danny Elfman, suo storico collaboratore musicale, perché la musica è a tutti gli effetti un personaggio dei film. Porta sempre qualcosa di diverso, di nuovo e di stimolante, così come Johnny Depp. E a volte collaborazioni italiane, come quelle con Gabriella Pescucci e Dante Ferretti. Di cosa ha paura Tim Burton? "Non sapete quanta paura ho adesso sul palco, non riesco ad abituarmi a stare qui a rispondere a domande sulla mia vita e sulla mia carriera, stanotte non ho dormito, nonostante siate tutti meravigliosi". Non ha mai avuto paura di intraprendere questa carriera invece perché non bisogna mai temere una passione, piuttosto farsi guidare da essa, sia essa recitazione, scrittura, regia, e così via, e si avranno buone chance di creare qualcosa di speciale. Non bisogna smettere di sognare, lui stesso sogna ancora spesso a occhi aperti. I maestri che lo hanno ispirato a livello cinematografico sono stati Mario Bava, Dario Argento e Federico Fellini.
Burton poi racconta qualcosa di sé: molti pensano che lui abbia una personalità dark e la vedono anche nei suoi lavori, ma in realtà non è vero. "Ecco perché non mi piacciono le etichette e le categorie, anche se crescendo ci finisci inevitabilmente dentro". Si è sempre sentito libero nel suo lavoro: "Non vorrei essere un comico di questi tempi perché bisogna stare attenti a ciò che si dice, io non sono mai stato attento a ciò che dicevo". Burton fa inoltre ammenda e una confessione: "Non vivo di rimorsi quindi non mi pento di nessuno dei film che ho realizzato, nemmeno quelli meno riusciti o che hanno dei problemi, perché ci credevo quando li ho realizzati. È come con i figli, li ami tutti allo stesso modo, anche quelli che ti hanno dato più problemi. Magari non vorrei tornare su qualcosa che ho già fatto, questo sì". Poi continua parlando della Disney, con cui è risaputo abbia avuto un rapporto altalenante: "Non amo molto l'operazione remake in live action che sta portando avanti la Disney nonostante ne abbia fatto parte, dopo Dumbo infatti ebbi un esaurimento nervoso e mi sentivo proprio come l'elefantino protagonista".
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Processo creativo
Come funziona il processo creativo di Tim Burton? Non riesce a smettere di scherzare il buon Tim: "Di solito vado a un bar a bere e vedo che succede... ma ogni tanto, non sempre". Nonostante gli attori non siano i migliori comunicatori, Burton adora lavorare con loro per costruire i personaggi. Come fece con Michelle Pfeiffer in Batman - il ritorno. Due pellicole che arrivavano dopo la serie tv camp anni '60 e che furono molto stimolante per il regista di Burbank perché proponevano un Uomo Pipistrello nuovo, gotico e dark, anche se non furono recepite benissimo, anzi per lui è incredibile quanto siano amate oggi tanti anni dopo. E a proposito del Cavaliere Oscuro e dei suoi villain, ha amato il Joker di Joaquin Phoenix, soprattutto per come tratta il tema della malattia mentale. Com'è non aver ancora vinto l'Oscar? "Sono contento di aver vinto il Golden Globe (per Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street nel 2008, ndr)". Se Frank Miller guarda dentro le finestre delle case per avere ispirazione in modo quasi voyeuristico e molto cinematografico, come ha raccontato nel suo incontro alla Festa del Cinema di Roma 2021, Tim Burton preferisce guardare fuori, alla ricerca del prossimo mondo fantastico che vorrà regalarci.