Tierra de mujeres - Intrecci di vite (Land of Women). Tanti titoli per mostrare l'identità multilingue che oramai contraddistingue molti prodotti di Apple TV+. Ultimo dei quali quello prodotto e interpretato da Eva Longoria, che se fosse andato in onda sulla ABC subito dopo la fine di Desperate Housewives, sarebbe stato perfettamente al proprio posto poiché vive soprattutto della fama dell'attrice, benvoluta e amata e che si è sempre battuta per i diritti dei latinoamericani. Il suo personaggio, Gala, sembra un suo alter ego sullo schermo mentre si barcamena tra la famiglia e l'avviare un'attività di successo a New York. Qualcosa però sta per cambiarle completamente la vita, come in qualsiasi serie tv che si rispetti.
Dalle stelle alle stalle... anzi, ai vigneti
Il castello di carte dell'esistenza di Gala crolla all'improvviso quando scopre che il marito (James Purefoy), sempre presente ma un po' sfuggente, si è indebitato fino al collo con degli strozzini che ora reclamano il denaro. Lui sparisce, e quindi l'unica soluzione che viene in mente alla donna è fuggire lontano con ciò che riesce a racimolare (la scena in cui nasconde i soldi sotto al vestito ricorda il personaggio di Gabrielle Solis in Desperate Housewives). Nel farlo coinvolte la madre Julia (la leggenda del cinema e della tv Carmen Maura, citiamo _Donne sull'orlo di una crisi di nervi e Volver tra i tanti titoli della sua fulgida carriera) e Kate (l'esordiente Victoria Bazúa).
Iniziano un percorso tra aerei ed asfalto, attraverso l'oceano fino alla Spagna, nei dintorni di Barcellona. Pensano di ripararsi nella casa d'infanzia della madre, uno spirito ribelle che ne divideva l'eredità insieme alla sorella Mariona (Gloria Muñoz) e che fuggì dal paesino facendo molto (s)parlare di sé. Nel frattempo però è successo qualcosa nella linea di successione e la proprietà ora è dell'affascinante Amat (Santiago Cabrera), che l'ha fatta diventare un vigneto. Talento che a quanto pare scorre nel DNA di famiglia, dato che era proprio il tipo di attività che Gala voleva avviare negli USA.
Casa di famiglia
Ovviamente né la madre né la figlia prendono bene il "colpo di testa" di Gala: se l'anziana donna, che soffre di demenza senile, ne approfitta per un viaggio tra i ricordi anche se nessuno sembra essere felice del suo ritorno, la giovane adolescente lo vede come un luogo dimenticato da tutto e da tutti, senza una buona connessione wi-fi. Presto, com'è facile intuire, le tre generazioni di donne sotto lo stesso tetto, che devono condividere con il passionale Amat, impareranno ad avvicinarsi l'una all'altra, comprenderanno l'importanza della famiglia e dei valori culturali come le piccole azioni quotidiane, oltre alla riscoperta del lavorare la terra per ottenerne i frutti - anche il cambio d'abito di Eva Longoria nel corso dei sei episodi fa parte della presa di consapevolezza del personaggio.
Location ruffiana
I suggestivi paesaggi della campagna spagnola, uniti ad una fotografia poetica e ad un uso della luce quasi pittorico, rendono ovviamente la location pregna dello sguardo americano verso l'Europa. Il trio protagonista funziona a livello di chimica, così come quella tra Longoria e Cabrera. Se ne apprezzano gli sviluppi di storyline e personaggi, anche se un po' troppo prevedibili e dalla deriva soap (ecco perché la collocazione su ABC sarebbe stata azzeccata). Se ne apprezza la durata degli episodi (intorno ai quaranta minuti, come una serie broadcast), anche se forse ne avremmo voluti qualcuno in più per sviluppare meglio alcune sottotrame, tanto più che si concludono con un finale troppo generalista figlio di un tipo di programmazione che di fatto non esiste quasi più. Risulta però tutto un po' troppo già visto (e ruffiano).
Piccole grandi donne
Il percorso di autoconsapevolezza, indipendenza ed emancipazione delle protagoniste è altrettanto importante ma già visto e sviluppato in modo più originale altrove, nonostante il bilinguismo costante di tutti i personaggi gli fornisca quel quid in più. Per ricordare la doppia identità delle tre generazioni (a cui si somma il catalano, provocando ulteriore auto-ironia), oltre che quella degli altri personaggi. La "malavita" viene raffigurata in un modo che lascia un po' perplessi (perdonaci Amaury Nolasco di Prison Break).
Ispirata al romanzo best seller La tierra de las mujeres della pluripremiata autrice Sandra Barneda e adattata per la tv da Ramón Campos, Gema R. Neira e Paula Fernández, Tierra de mujeres - Intrecci di vite è diretta dal vincitore del premio Iris Carlos Sedes e sembra seguire il "cattivo esempio" di Palm Royale, che viveva troppo dell'essere figlia proprio di Desperate Housewives. In questo caso non solo per lo charme e l'autoironia della protagonista, che non manca di mostrare il suo lato più focoso e irascibile, ma anche per la comicità similare, cinica ma piena di sentimento, che ha caratterizzato la madre del genere dramedy. La lezione però non è stata imparata e il risultato è un intrattenimento (troppo) generalista e (troppo) già visto.
Conclusioni
Come abbiamo scritto nella nostra recensione, Tierra de mujeres - Intrecci di vite si fa forza del carisma di Eva Longoria, che regge la serie e la sua importanza culturale ma fa cilecca nel raccontare una storia di emancipazione femminile troppo prevedibile ed esasperata, mentre avrebbero giovato di un maggior equilibrio narrativo e forse anche qualche episodio in più. Encomiabile il lavoro produttivo sul bilinguismo e la qualità della messa in scena, meno il lato prettamente narrativo poco originale e l’afflato mediterraneo ed europeo che si vuole a tutti i costi dare al serial, location bucoliche comprese.
Perché ci piace
- Il carisma di Eva Longoria.
- L’ironia contagiosa di Carmen Maura.
- L’impronta da tv generalista, finale e durata degli episodi compresa…
Cosa non va
- …che in questo caso però potrebbe anche essere un male.
- La prevedibilità dello sviluppo di trama e personaggi.
- Gli stereotipi e i cliché della storia, strozzini compresi.
- Lo sfruttamento ruffiano dei paesaggi.