L'occhiolino di Lenny Belardo (Jude Law) sulle note di All Along the Watchtower di Bob Dylan (nella versione di Devlin), sul finale di The Young Pope, ci fa sorridere un po' di più a quarantott'ore dalla dichiarazione del neo Premio Nobel per la Letteratura di non poter partecipare alla cerimonia di premiazione che si terra a Stoccolma il prossimo 10 dicembre. Esattamente come la decisione del cantautore statunitense di non apparire sta infatti dividendo stampa ed opinione pubblica, tra articoli contrastanti e battibecchi social, il Papa americano, nel corso dei vari episodi, ha alimentato il suo pontificato sull'assenza, tra indignazione e mistero. O almeno fino alla sequenza finale di questa prima stagione.
Nel corso della serie ideata e scritta da Paolo Sorrentino, insieme a Stefano Rulli e Tony Grisoni, e presentata in anteprima durante Venezia73, Pio XIII si è sottratto agli sguardi dei fedeli e del mondo creando un'attesa bramosa che si è velocemente trasformata in rifiuto. Merito, indubbiamente, anche della durissima enciclica papale e di una chiusura cieca su omosessualità ed aborto. Un distacco tra Lenny, fedeli e Chiesa stessa dovuto, inoltre, all'ossessione del pontefice di ritrovare i genitori che lo abbandonarono bambino alle cure di Suor Mary (Diane Keaton). Un atteggiamento apparentemente irremovibile che il dubbio ha scalfito puntata dopo puntata, tanto da farlo riflettere su eventuali "dimissioni", per culminare in un discorso, durante il suo viaggio in Africa, dedicato alla pace. Primo segnale di un'apertura maturata nei due capitoli finali.
"I love you all"
Analogamente al precedente episodio ambientato in Africa, la nona puntata di The Young Pope è visivamente caratterizzata da uno sguardo altro rispetto alle inquadrature ed ai colori che le ambientazioni papali hanno regalato alla serie, creando, almeno nelle prime sequenze, un senso di straniamento in chi guarda. L'episodio americano di The Young Pope è, infatti, incentrato per buona metà sulla figura del Cardinale Gutierrez (Javier Cámara) e la sua, apparentemente infruttuosa, indagine sul caso Kurtwell, l'arcivescovo di New York accusato di pedofilia. Un'inchiesta che trova soluzione grazie ad un uomo spinto dall'orrore, un giovane che sogna di vincere il Grande Slam ed una malattia traditrice. Ma questo nono capitolo della serie è anche contraddistinto dall'addio forzato di Lenny al suo mentore, il Cardinale Michael Spencer (James Cromwell), che in punto di morte chiede all'orfano che ha visto diventare Papa di raccontagli il miracolo compiuto da adolescente nella casa del custode dell'orfanotrofio nel quale è cresciuto.
Un episodio che risente dell'assenza del Segretario di Stato Voiello (Silvio Orlando) capace, con il temperamento intenso e le sfumature colorite del suo personaggio, di regalare "respiro" alla narrazione che però ne guadagna in emozione, grazie alle lettere d'amore mai spedite scritte dal giovane Papa alla ragazza bruttina con gli occhi innamorati conosciuta in California. Un carteggio fantasma pubblicato sul New Yorker, rappresentazione del fallimentare tentativo di Kurtwell di ricattare Belardo, e nuova angolazione con la quale Sorrentino ci mostra le conseguenze dell'abbandono subito a Venezia. Perché The Young Pope è una serie sull'amore e la sua assenza. Un vuoto mai colmato che ha assunto per Lenny varie sfaccettature. Rabbioso, vendicativo, isolante, paralizzante e che nel corso della stagione si è evoluto trasformandosi insieme a Pio XIII.
"Il mondo si è fermato"
Proprio il decimo e conclusivo episodio di questa prima stagione di The Young Pope rappresenta la messa in scena del cambiamento maturato dal pontefice. Sempre pungente ma, in parte, pacificato, il papa americano, non è però il solo ad aver affrontato un percorso evolutivo. Lo dimostra l'esperienza ardua ed emotivamente coinvolgente del Cardinale Gutierrez in America, che ha saputo tramutare la paura nel coraggio necessario per confidare la sua omosessualità e confrontarsi con il Papa che lo vorrebbe segretario personale. Così il regista partenopeo ci mostra un Pio XIII non più bambino ma (quasi) uomo che ha smesso di nascondersi per iniziare a cercare. Una ricerca che non poteva che partire da Venezia, inizio e fine di tutto. E così il Papa che non voleva apparire, costruendo un pontificato segnato dal macigno della stessa assenza vissuta in prima persona, si affaccia dalla Basilica di San Marco su una piazza stracolma, affidando le sue parole al ricordo dell'esperienza della beata Juana. Un discorso di inclusione falsato da quei genitori che gli voltarono le spalle da bambino, tradendolo per una seconda volta. Ma Lenny non aveva scelta: doveva trovare.
Con un finale aperto Paolo Sorrentino conclude il suo ambizioso The Young Pope definito dallo stesso regista "il figlio bello di letteratura e cinema". Un connubio riuscito ed un successo trasversale per il Papa dei record, con una media di due milioni di spettatori settimanali, che pianta, insieme a Gomorra - La Serie, il seme per una serialità italiana da esportazione. Una produzione Wildside finanziata da Sky, Canal + e HBO per 40 milioni di euro che, dopo aver già debuttato in Francia, Inghilterra e Irlanda, attraverserà l'oceano per la messa in onda, a gennaio 2017, negli Stati Uniti. Come ben sottolineato visivamente dallo speciale diretto da Fabio Mollo sulla preparazione e il dietro le quinte della serie, The Young Pope, è la summa dei tanti talenti coinvolti in ogni suo singolo aspetto. Dall'attenzione al dettaglio che passa per scenografie e costumi alle incredibili prove attoriali di ogni singolo interprete (con menzione speciale per un Jude Law compiuto nella teatralità del suo personaggio), dalla sceneggiatura verbosa, ironica e dolente alla regia suggestiva e pittorica di Sorrentino, "regista apocalittico", che sembra aver trovato nella forma seriale la dimensione perfetta per creare e dare forma alle sue idee.
Movieplayer.it
4.5/5