"Questa città sembra più viva che mai". Fa sorridere che siano queste le parole con cui si definisce New York in The Walking Dead: Dead City, dato che parliamo pur sempre di zombie e di una città dimenticata da tutti (nel contesto dello show). Si tratta della penultima serie spin-off del franchise ad essere prodotta, ma l'ultima ad arrivare in Italia - ogni lunedì in esclusiva su Sky Atlantic e NOW. Un prodotto che gioca ancora una volta su un passo a due e su una nuova location finora inesplorata all'interno della saga.

Ambientata qualche anno dopo il finale della serie madre, vede protagonisti la Maggie di Lauren Cohan e il Negan di Jeffrey Dean Morgan, che si ritrovano inaspettatamente insieme: la donna è costretta ad intraprendere un viaggio insieme all'uomo che ha ucciso il padre di suo figlio (Glenn), davanti ai suoi occhi, con la mazza Lucille. Perché mai e quali saranno le conseguenze?
The Walking Dead: Dead City, la prima stagione e il rapimento di Hershel
Si inizia in medias res, con Maggie intenta a cercare le ultime tracce di Negan in un pub nella Grande Mela, mentre osserva con un binocolo l'orda di zombie dall'altra parte dell'Hudson. Non appena trova l'uomo, scopriamo cos'ha in mente: un certo Croato (Željko Ivanek), a quanto pare vecchia conoscenza di Negan, ha rapito suo figlio Hershel (Logan Kim). Lei ha pensato che il minimo che lui potesse fare dopo averle portato via tutto, fosse aiutarla.
Negan è inizialmente riluttante: ha anche lui una "figlia" a carico, Ginny (Mahina Napoleon), salvata da una fattoria e diventata muta dopo aver perso la propria famiglia. In seguito però accetta "in nome dei vecchi tempi" cercando di attuare un paio di attacco insieme a Maggie. Inutile che il viaggio si rivelerà tanto fisico, faticoso e pieno di ostacoli quanto metaforico sul loro rapporto da acerrimi nemici costretti ad allearsi temporaneamente. Intanto un marshall fin troppo zelante di New Babylon, Perlie Armstrong (Gaius Charles), vuole ritrovare a tutti i costi il ricercato n.1: Negan.
La seconda stagione dello spin-off zombie e il ritorno a New York

Occhio agli spoiler se non siete in pari con la prima stagione. Una volta "risolta" la questione rapimento, i due protagonisti si trovano nuovamente su strade separate dalle rive dell'Hudson e devono affrontare il dopo. È passato un anno dagli eventi precedenti e il loro cammino potrebbe incrociarsi ancora, quasi simbolicamente. Ginny è in fase di negazione dopo quanto scoperto sul conto di Negan, mentre Hershel ha una sorta di sindrome di Stoccolma nei confronti dei propri rapitori, in particolare la Signora (Lisa Emery), che vorrebbe usare il metano come merce di scambio, che scarseggia ovunque.

Il serial inoltre evolve, raccontando due generazioni di chi ha dovuto affrontare l'Apocalisse zombie: coloro che c'erano quando è iniziata e coloro che si spera ci saranno ancora per raccontarla ai posteri. Un approccio diverso e quasi antitetico che ci ricorda quanto gli esseri umani abbiano insito il concetto di eredità, anche in un mondo al collasso come quello di quest'universo narrativo. Non a caso una delle new entry è uno storico della Federazione (Benjamin Pierce, interpretato da Keir Gilchrist) che vuole documentarsi sul mondo prima. Grazie all'interpretazione stratificata di Lauren Cohan e Jeffrey Dean Morgan, conosciamo due Maggie e Negan che provano a capire cosa sono oggi l'uno per l'altra, dopo tutto quello che hanno passato insieme. L'altra new entry principale è il Maggiore Lucia Narvaez (Dascha Polanco), intenzionata a prendere il controllo di Manhattan e pronta a tutto per farlo.
L'estetica della serie post-apocalittica

C'è una New York decisamente diversa rispetto a quella che siamo abituati a vedere nella serialità in The Walking Dead: Dead City. Il mondo è in rovina e tutti sono disposti a qualunque cosa per la propria sopravvivenza. Questo era l'assunto base del franchise, figlio di George A. Romero: la situazione però si è involuta e qui siamo di fronte a una nuova regolamentazione che ricorda il vecchio West a partire dal motto di New Babylon "Tranquillitas ordinis".
D'altronde, se c'è una cosa che abbiamo imparato dai futuri dispostici è che tendono a tornare indietro, piuttosto che andare avanti, ad usi e costumi sempre più primitivi. In mezzo al discorso socio-politico del valore della benzina e della luce, che strizza l'occhio all'attualità, il survival drama mostra anche quanto il rapporto tra genitori e figli adolescenti diventi ancora più complicato durante un'Apocalisse zombie, e cosa gli uni siano disposti a fare per gli altri, in entrambe le direzioni.

Ognuno dei tre spin-off sequel di The Walking Dead ha cercato di avere una propria identità anche visiva: The Ones Who Live era una storia d'amore e di riconciliazione quindi grigio e rosso si incontravano. Daryl Dixon ci mostrava colori accesi in giro per il mondo in contrasto con l'oscurità post-apocalittica. In quest'ultimo caso siamo di fronte a toni freddi metropolitani, su variazioni di blu, che si mescolano alle orde di non-morti all'attacco, in sequenze spesso già viste. L'altro contrasto lo crea la soundtrack, a volte volutamente rock e pop rispetto a quanto vediamo sullo schermo. La serie è già stata rinnovata per una terza stagione quindi siamo sicuri che il viaggio di Maggie e Negan non sia finito qui, in questa sorta di co-dipendenza tossica, e forse più tossica degli stessi zombie.
Conclusioni
The Walking Dead: Dead City è uno spin-off dall’anima metropolitana che, nelle due stagioni in onda, racconta prima un ricongiungimento impossibile – tanto tra Maggie e Negan quanto tra lei e il figlio rapito - e successivamente uno scontro generazionale per decidere quale sarà il futuro non solo di Manhattan, ma anche del resto del globo. Che mondo vogliamo lasciare ai nostri figli e come possiamo proteggerli se non riusciamo a farlo nemmeno con noi stessi?
Perché ci piace
- Lauren Cohan & Jeffrey Dean Morgan e il loro rapporto complicato.
- Il discorso sul metano.
- La fotografia.
- La soundtrack.
- La nuova generazione adolescente….
Cosa non va
- …che, come spesso capita, potrebbe infastidire il pubblico adulto.
- Alcune sequenze, soprattutto riguardanti gli zombie, sono ripetitive e ridondanti.