Con la recensione di The Walking Dead 11x04, il punto in cui arriviamo esattamente a metà del primo dei tre blocchi che costituiscono la programmazione dell'annata finale dello show, comincia a farsi molto più chiaro il piano della showrunner Angela Kang per questi ultimi episodi, sul piano strettamente narrativo: se infatti a livello formale abbiamo assistito agli adattamenti al contesto produttivo dettato dalla pandemia, in termini di trama la minaccia di turno era ancora piuttosto vaga per chi non conoscesse il mondo fumettistico. Qui invece impariamo a conoscere il volto di quello che probabilmente sarà l'ultimo gruppo ostile che vedremo nella serie madre, destinata a concludersi il prossimo anno. E impariamo a conoscere tale minaccia in un episodio che riconferma il riassestamento del serial zombie della AMC dopo alcuni anni di crisi, con tre quarti d'ora tesissimi che sembrano usciti dalle prime stagioni.
Reunion drammatica
Uno dei sei episodi aggiuntivi della stagione precedente di The Walking Dead era tutto su Daryl, e sul suo rapporto con una donna conosciuta nei boschi mentre era partito alla ricerca di Rick Grimes. Una storia interessante sulla carta ma compromessa sul piano dell'esecuzione a causa di un approccio ellittico che incideva sulla componente emotiva, eppure col senno di poi un tassello importante della costruzione drammaturgica per via di ciò che accade in Estradizione: Daryl ritrova Leah, ma in circostanze decisamente poco piacevoli, perché la donna si è unita ai Reapers e quindi si oppone a gruppi come quelli di cui fanno parte i protagonisti (motivo per cui Daryl, nel tentativo di salvarsi, deve mentire sul suo nesso con la comunità guidata da Maggie). E così entriamo direttamente in contatto con il leader della nuova fazione malvagia, tale Pope, che già dal nome adduce motivazioni (follemente) religiose per le proprie azioni. E come Darth Vader nell'adattamento italiano di Guerre stellari, trova insopportabile la mancanza di fede negli altri...
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Questioni di alchimia
Parlando della precedente interazione sullo schermo fra Daryl e Leah, avevamo sottolineato come la scarsa qualità generale dell'episodio in questione non fosse dovuta alle interpretazioni di Norman Reedus e Lynn Collins, che funzionavano bene insieme in un contesto non del tutto all'altezza del loro talento combinato. Un fattore che qui viene sfruttato alla perfezione, perché tra i due attori c'è un sentore di vissuto che alimenta la suspense del contesto decisamente poco piacevole in cui si ritrovano, e in questa sede si percepisce anche quel passare del tempo che nell'episodio precedente era venuto a mancare a causa delle troppe ellissi. È un ritorno agli antichi fasti dello show, che in più occasioni aveva dato il meglio di sé tramite semplici conversazioni tra i personaggi, prima che passaggi di consegne dietro le quinte portassero a un uso non ottimale dell'intero cast al servizio di storyline insipide. Con Angela Kang siamo gradualmente tornati all'utilizzo coerente del cast, e la necessità di ridurre le scene corali per cause di forza maggiore ha contribuito al ritorno di momenti più piccoli e intimi che stanno dando a questa stagione finale un'identità ben definita e forte.
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Un nuovo villain
Ben definita e forte è anche la presenza di Pope, introdotto ufficialmente come nuovo - e, salvo sorprese a metà stagione, ultimo - grande antagonista che i nostri dovranno affrontare. Un compito potenzialmente ingrato, dato che dopo il Governatore il calo qualitativo è stato vistoso (Negan è molto più interessante da quando è passato dalla parte dei buoni), ma i primi indizi lasciano sperare che il nuovo cattivo, guidato da pensieri religiosi - e quindi un buon elemento da contrapporre a Gabriel, la cui crisi fideistica è tra i fattori più interessanti del corso attuale della serie - e assolutamente terrificante nella sua calma follia, arrivando a regalarci in pochi minuti un personaggio intrigante e una delle morti più brutali dell'intero show. Una scelta che è una vera dichiarazione di intenti all'interno di un episodio che, dopo la scrittura un po' diluita della scorsa settimana, questa volta si concentra su un unico ramo narrativo e lo fa con una precisione da brivido. Se Alpha era un antipasto in termini di villain nuovamente promettenti, Pope potrebbe rivelarsi una buona portata principale per le settimane e i mesi a venire.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di The Walking Dead 11x04 sottolineando come si tratti di un episodio che torna agli antichi fasti della serie con grande tensione derivante da piccoli momenti e introduce anche in modo interessante il nuovo antagonista che i nostri eroi dovranno affrontare. Notevole l'alchimia fra Norman Reedus e Lynn Collins.
Perché ci piace
- Il ritorno in scena di Lynn Collins è gestito bene.
- Il debutto di Pope è molto intrigante.
- I momenti brutali sono ben eseguiti, così come quelli forti ma più contenuti.
Cosa non va
- Chi preferisce gli episodi con il cast al completo (o quasi) potrebbe non apprezzare questo capitolo tutto su Daryl.