Con la recensione di The Walking Dead 10x19 affrontiamo un episodio che sembra voler usufruire sul serio delle nuove opportunità narrative concesse dalla pandemia (evocata tramite qualche rimando infelice alle poche probabilità di tornare alla vita di prima): niente trama orizzontale, cast ridotto al minimo, ruoli centrali per due personaggi che raramente hanno la possibilità di essere protagonisti assoluti. Ebbene sì, in questo episodio appaiono solo Seth Gilliam (padre Gabriel) e Ross Marquand (Aaron), con la partecipazione di una singola guest star del calibro di Robert Patrick. È esattamente il tipo di racconto più intimo che era ipotizzabile all'interno dello show per questi capitoli supplementari della decima stagione, e salvo qualche scivolone (gli zombie perfettamente distanziati a seconda delle inquadrature fanno decisamente sorridere) questo è l'esempio migliore di ciò che la serie è in grado di fare quando non cede alle tentazioni della formula facile.
Tre uomini e una pistola
One More è un lungo, teso confronto fra Gabriel, Aaron e il misterioso personaggio interpretato da Robert Patrick, il quale li mette alla prova: una partita a roulette russa, con la variante che prevede che i partecipanti possano anche sparare al compagno di gioco, qualora lo volessero. Un test per verificare l'ormai appurata mancanza di umanità nel mondo post-apocalittico (come lo show ama ricordarci in modo tutt'altro che sottile, il titolo The Walking Dead allude ai superstiti e non agli zombie), e fin qui è tutto ordinaria amministrazione, fino al momento in cui Gabriel sovverte le aspettative. Che ci fosse qualcosa di oscuro nella sua anima già lo si sospettava, e la serie ci ha mostrato in precedenza come, a suo avviso, la sua fede religiosa non contraddicesse il suo saltuario ricorrere alla violenza. È un arco narrativo affascinante, tra i più solidi e coerenti degli ultimi anni all'interno di un programma che proprio sul piano della scrittura ha avuto più problemi, e questo episodio lo fa evolvere in modo ancora più interessante, sfruttando al massimo le potenzialità di un attore come Seth Gilliam che, dopo l'exploit di The Wire, ha sempre faticato un po' a farsi notare in un cast sempre più corposo e dominato da poche ma forti personalità (nel contesto attuale: Daryl, Carol, Maggie e Negan).
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Disperazione in isolamento
Anche senza tirare in ballo la voglia maldestra, già citata altrove in questo articolo, di rimandare alla nostra realtà, la stessa che ha costretto il team capitanato dalla showrunner Angela Kang a riconcepire in parte lo show in attesa di tornare a lavorare in modo più tradizionale sull'undicesima e ultima stagione, questo episodio è quello che maggiormente si avvicina all'atmosfera in cui viviamo noi oggi senza evocarla troppo direttamente, giocando sull'isolamento personale e sugli effetti psicologici dello stesso (il ruolo di Patrick, da quel punto di vista, riserva una bella doppia sorpresa). Perché è da dieci anni che lo show, ironia della sorte, racconta un mondo dove nulla è come prima e uscire di casa comporta non pochi rischi (fatte le dovute proporzioni, ovviamente, ché nel nostro caso non siamo ancora arrivati ai mostri antropofagi), e con questo capitolo extra, non inizialmente previsto nel calendario di lavorazione, riesce finalmente a dare un senso più profondo al messaggio della serie: i morti che camminano siamo noi. Non nel senso della razza umana vista nello show, ma noi, quelli che guardano, nell'attesa che il mondo torni com'era. Ma senza la roulette russa e le mazzate in testa.
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Conclusioni
Chiudiamo la recensione di The Walking Dead 10x19, una boccata d'aria fresca che ci ricorda quanto la serie sappia essere valida quando sfrutta nel modo giusto i suoi punti di forza, nella fattispecie l'esplorazione non banale delle complessità dell'animo umano.
Perché ci piace
- Seth Gilliam, Ross Marquand e Robert Patrick sono un trio formidabile.
- Le sorprese non mancano.
- La struttura minimalista giova all'episodio.
Cosa non va
- Gli effetti del mondo reale su alcune scelte estetiche lasciano un po' a desiderare.