Prima di addentrarci nella recensione di The Walking Dead 10x18, è d'uopo ricordare le riserve che abbiamo espresso sull'esistenza di questi sei episodi supplementari che, sulla carta, sarebbero un'opportunità per gli autori di adattarsi alle nuove esigenze lavorative e andare fuori formato in attesa dell'undicesima stagione che dovrebbe riprendere la storyline principale. Dicevamo, questo sulla carta, poiché il primo dei sei capitoli che costituiscono la cosiddetta "stagione 10.5" era sostanzialmente un episodio standard realizzato con mezzi ridotti (vedi le strategie di angolazione e montaggio per non mostrare le orde di morti viventi), con tanto di introduzione di una nuova minaccia, forse l'ultima dato che la prossima annata regolare sarà quella conclusiva. Il secondo episodio aggiuntivo sembra voler aggiustare il tiro, proponendo esattamente il tipo di storia che trarrebbe vantaggio dal nuovo approccio imposto alla produzione, ma si tratta di una mezza occasione sprecata, anche se ogni scusa è buona per girare una storia (quasi) interamente incentrata su Daryl Dixon.
Quella casa nel bosco
Ebbene sì, Daryl è il protagonista indiscusso di Find Me, episodio che vuole approfondire uno dei "buchi" lasciati dai numerosi salti temporali all'interno dello show: i cinque anni tra la presunta morte di Rick Grimes e dove abbiamo ritrovato i personaggi nel resto della nona stagione. Sapevamo già che in quel periodo Daryl si allontanò, a lungo, per ritrovare l'amico a lui tanto caro ("Ho perso un fratello", dice a un certo punto in questa sede), ed è quella fase della sua vita che fa capolino nel momento in cui lui e Carol trovano una casa nel bosco che il taciturno leader del gruppo conosce bene: lì incontrò Leah, un'altra superstite solitaria con cui si creò un legame messo a repentaglio dal suo desiderio di uscire da quella casa e ritrovare Rick. I ricordi si fanno dolorosi, e inevitabilmente contaminano lo stato d'animo di Daryl nel presente, con il suo forte legame personale con Carol messo alla prova dagli eventi più recenti verificatisi nella serie.
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Idea buona, esecuzione frettolosa
Per certi versi, The Walking Dead è diventato l'erede di Lost, a livello di uso del flashback come strumento per chiarire comportamenti del personaggio focale di turno. E come nella famosa serie di fantascienza, a seconda dei casi, il ricorso a quel mezzo narrativo può dimostrarsi carente sul piano strategico. In questo caso il problema sta nella scelta di raccontare un pezzo importante del passato recente di Daryl all'interno di un singolo episodio, accostando il suo rapporto con Leah a quello con Carol. Solo che il secondo è frutto di anni di lavoro da parte degli autori e degli attori (Melissa Suzanne McBride e Norman Reedus sono da tempo i motivi migliori per guardare lo show), un'evoluzione graduale che funziona proprio perché progressiva (anche perché Daryl, per sua natura, è restio a legare con gli altri). Replicare quel meccanismo attraverso un singolo flashback esteso, con salti temporali al suo interno, esibisce la natura artificiosa dell'episodio, al netto della buona volontà che ci mette la guest star Lynn Collins.
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Ed è un peccato, perché sulla base di ciò che voleva essere questa ministagione una formula più interessante sarebbe stata proprio quella di approfondire questo aspetto del vissuto di Daryl tramite più episodi, anziché bruciare le tappe per tornare subito al presente. Ciò avrebbe anche giustificato l'assenza generale di zombie inferociti, con un approccio più intimista che manca da diversi anni all'interno dello show, fagocitato a partire dalla terza annata da un meccanismo che prevede un pericolo mastodontico dietro l'altro, senza tregua alcuna. Mancano ancora due terzi di questo sedicente esperimento creativo nato da cause di forza maggiore, ma se l'andamento generale rimane lo stesso possiamo cominciare ad archiviare l'ottimismo iniziale: il cambiamento, almeno per ora, non è pervenuto. E non saranno certo questi personaggi a trovarlo.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di The Walking Dead 10x18, un episodio che propone un'idea molto intrigante ma la elabora in modo fin troppo elementare, sfruttando male la possibilità di approfondire il personaggio di Daryl.
Perché ci piace
- Melissa McBride e Norman Reedus sono sempre ottimi insieme.
- Lynn Collins ce la mette tutta nei flashback.
Cosa non va
- La scrittura l'impostazione frettolosa danneggiano l'impatto emotivo dell'episodio.