Con questa recensione di The Walking Dead 10x04 ci addentriamo in territori parzialmente nostalgici, almeno per quanto riguarda il credit registico: si tratta infatti del nuovo episodio diretto da Michael Cudlitz, precedentemente membro del cast nei panni di Abraham fino alla sua dipartita tre stagioni fa per mano di Lucille.
C'è quasi una sorta di giustizia poetica nel fatto che Michael Cudlitz sia tornato, ora dietro la macchina da presa, proprio nel periodo in cui Negan, che ai tempi spappolò Abraham con la sua fidata mazza da baseball, da macchietta si sta trasformando in personaggio a tutto tondo. Peccato che tale ritorno coincida anche con l'evoluzione del conflitto con i Sussurratori, elemento che punta molto su questioni spaziali-geografiche, il che sul piano visivo non è il forte di Cudlitz: tagli di montaggio e angolazioni anomale danno a diverse scene un'aria un po' confusa, che indebolisce parzialmente il lavoro discreto fatto in sede di scrittura (rimane da vedere se ciò influirà anche sul settimo episodio, affidato sempre a Cudlitz).
Tensioni alessandrine
Negan si sta gradualmente integrando, a suo modo, ed è un'evoluzione particolarmente interessante dopo lo scorso episodio, dove era evidente la sua superiorità morale, cosa che Ascolta sottolinea ancora di più rendendo praticamente antagonistica la figura di Aaron, interlocutore dell'ex-avversario nel capitolo precedente. C'è comunque una certa paranoia legata a colui che tre annate fa voleva ucciderli tutti, e lo stesso sentimento si applica a Lydia, la figlia di Alpha (quest'ultima assente nell'episodio, presumibilmente in vista di una presenza massiccia in prossimità del finale mid-season). La giovane, che incarna alla perfezione quell'ambiguità che la serie continua a inseguire senza particolare successo, è alla pari con Negan, cosa evidente sul piano simbolico quando viene chiamata ad occupare la gabbia che lui ha lasciato vacante dandosi alla fuga. Le tensioni all'interno della comunità di Alexandria sono sempre state una pista narrativa interessante da esplorare, soprattutto quando risultava palese che la società ideale voluta da Rick Grimes fosse un sogno impossibile, in parte perché anche lui, sotto sotto, non era immune al fascino di un potere quasi dittatoriale. Adesso, con Rick chissà dove (arriverà prossimamente il film che risponde al quesito) e Negan liberato dalla sua condizione di cattivo stereotipato, quella linea narrativa è un terreno davvero fertile, ammesso che lo si sappia esplorare nel modo giusto.
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Squilibrio ovunque
The Walking Dead ha, da alcuni anni, il problema di un cast che, nonostante l'addio di diversi attori importanti, continua ad espandersi in modi che non sempre danno agli sceneggiatori lo spunto giusto per esplorarne tutte le sfumature. Basti pensare alle nuove reclute che, lo scorso anno, dovevano fungere da guida per gli spettatori in un mondo leggermente diverso dopo il salto temporale successivo all'uscita di scena di Rick, e invece si sono rivelate un peso inutile, anche quando la loro inutilità era parte della trama.
Non che se la cavino molto meglio i volti storici: di Carol abbiamo avuto modo di parlare nell'episodio precedente, e in questa sede si riscatta un po' mentre è Daryl a soffrire sul piano della caratterizzazione, così come Ezekiel che ormai è un'ombra della new entry ricca di potenziale che ci aveva conquistati con il suo carisma e la sua tigre domestica. C'è sempre Michonne, protagonista di uno dei momenti belli dell'episodio quando fa a fette alcuni zombie ma anche costretta a interagire con Judith Grimes, la cui versione cresciuta ha ereditato le caratteristiche peggiori del padre e del fratello maggiore. E anche la presenza dell'ex-compagna di Rick non è più una garanzia, poiché Danai Gurira lascerà la serie nel corso della decima annata. C'è solo da sperare che questa volta sia un addio fatto nel modo giusto.
Conclusioni
Conclusa questa recensione di The Walking Dead 10x04, l'impressione generale non si smuove più di tanto: la volontà di cambiamento c'è, ma sta procedendo con il classico ritmo lento dello show, e con il consueto squilibrio per quanto riguarda l'uso dei diversi personaggi. A questo punto sarebbe quasi più auspicabile uno spin-off direttamente incentrato su Negan e Lydia.
Perché ci piace
- La tensione all'interno di Alexandria è un buon elemento narrativo.
- Negan continua ad essere una presenza positiva sul piano drammaturgico.
- Le premesse per un conflitto drammatico interessante ci sono tutte.
Cosa non va
- La regia di Michael Cudlitz è un po' confusa in alcune scene.