The Walk: la poesia e la vertigine

Joseph Gordon-Levitt è una perfetta reincarnazione cinematografica di Philippe Petit e l'intero film un accorato e spettacolare omaggio all'impresa del 1974, al suo eroe e alle Torri Gemelle del World Trade Center.

L'uomo che, nel 1974, diede un'anima alle Twin Towers - quelle che lo storico e sociologo Lewis Mumford chiamava "due giganteschi schedari nel cuore di New York" - si chiama Philippe Petit, ed è probabilmente il funambolo più famoso del mondo.
I cinefili hanno già familiarizzato con la sua figura grazie a un bellissimo film del 2008, il pluripremiato documentario Man on Wire. Ma la storia della "passeggiata" a quattrocento metri di altezza sulle strade di Manhattan non ha cessato di affascinare i cineasti, e a succedere al britannico Marsh è arrivato quest'anno un regista del prestigio di Robert Zemeckis, che ha trasformato l'avventura di Petit in un blockbuster stereoscopico.

The Walk: Joseph Gordon-Levitt molto concentrato in un momento del film
The Walk: Joseph Gordon-Levitt molto concentrato in un momento del film

La strada verso New York

The Walk: Joseph Gordon-Levitt si esibisce per strada in una scena del film
The Walk: Joseph Gordon-Levitt si esibisce per strada in una scena del film

La carriera di Petit sembra un film di per sé, e nel reimmaginarla per il grande schermo la sceneggiatura, scritta dallo stesso Zemeckis in collaborazione con Christopher Browne, sceglie una via fin troppo lineare e convenzionale, basata sui topoi dello heist movie. È piuttosto banale, infatti, l'uso dei flashback per raccontare l'inizio della fascinazione di Petit per l'arte del funambolismo, come banale è la concentrazione della prima parte del film sulla storia d'amore tra il protagonista e la dolce musicista Annie (Charlotte Le Bon), la cui caratterizzazione, come del resto quella di tutti i personaggi secondari (compreso quello interpretato da Ben Kingsley, che però riesce a mettere a buon frutto il minutaggio che ha a disposizione grazie alla sua presenza scenica fuori dal comune) è superficiale.

Altri elementi del film sono molto meno banali: la fotografia di Dariusz Wolski è ricca, mutevole, poetica, e l'ottimo uso del 3D si tiene per lo più alla larga dagli utilizzi scontati della tecnica e riesce ad amplificare la spettacolarità in tutti i momenti più dinamici - anche se, come tutto The Walk, vive un po' in funzione del grandioso finale.

Joseph il funambolo

Tra Parigi e New York, tra acrobazie e profondità vertiginose, non era difficile immaginare questa storia trasformarsi in magia nelle mani di Zemeckis: l'elemento più centrato del film, tuttavia, ci sembra umano, e parliamo del protagonista Joseph Gordon-Levitt, un'incantevole e accattivante reincarnazione cinematografica dell'artista francese. Per buona parte il merito di un successo così totale è delle ottime qualità interpretative, di Joseph, del suo impegno con il linguaggio che gli permette di essere credibile persino quando parla in francese, e di quella magnifica componente infantile e gioiosa che caratterizza la sua fisicità e il suo sguardo; per la sua destrezza sulla corda, invece, c'è da ringraziare il corso accelerato di wire walking tenuto da un insegnante d'eccezione: lo stesso Philippe Petit.

The Walk: Joseph Gordon-Levitt in azione in una suggestiva immagine del film
The Walk: Joseph Gordon-Levitt in azione in una suggestiva immagine del film

Per il resto c'è la mano esperta e ispirata del regista che accompagna il suo eroe verso un climax emozionante e ipnotico che è sufficiente a fare di The Walk uno dei film biografici più singolari ed efficaci che memoria ricordi: un'ultima mezz'ora che ci consegna tutta l'ebrezza dell'impresa, facendoci partecipi del vuoto e della vertigine, riempiendoci della gioia che erompe dal volto concentrato di Petit-Levitt, e rendendo inutile qualsiasi ulteriore risposta alla domanda che viene posta al protagonista all'inizio del film: perché? In più, con sorprendente riserbo e delicatezza, arriva la dedica alle vittime degli attacchi dell'11 settembre, inevitabile per un film che rende loro omaggio nel modo migliore trasformando le Torri gemelle da immagine dolente del giorno di terrore che sconvolse il mondo in un simbolo toccante di vita e di poesia.

Movieplayer.it

3.5/5