"E la vita, la vita / E la vita l'è bela, l'è bela / Basta avere l'ombrela, l'ombrela..." No, non si sente questa celebre canzone di Cochi e Renato nei nuovi episodi della serie, ma è difficile non pensarci mentre si scrive la recensione di The Umbrella Academy 2, dato che la serie di Netflix ci ha abituati a un apparato musicale eclettico e sorprendente, con l'uso strategico di brani stranoti. Il secondo ciclo non è da meno, tra suoni riconoscibili (l'apice è Dancing With Myself) o meno (una cover di Hello di Adele in lingua svedese), e questo è solo uno degli elementi che rendono irresistibile il ritorno in scena dei figli adottivi di Sir Reginald Hargreeves, alle prese con una nuova apocalisse. Un'apocalisse che, come la stagione in generale, è più ambiziosa, più spettacolare, più divertente e decisamente più umana. Un cataclisma che ci porta indietro nel tempo, di qualche decennio, ma in fondo rimane una storia che parla della società di oggi, sfruttando al meglio la forza allegorica della fantascienza. N.B. La recensione, senza spoiler, si basa sulla visione in anteprima di tutti e dieci gli episodi.
Hanno ucciso il Presidente, chi sia stato non si sa
Avevamo lasciato i protagonisti di The Umbrella Academy nella peggiore delle situazioni: furiosa per gli abusi psicologici subiti da bambina, Vanya (Ellen Page) è riuscita a accedere ai suoi pieni poteri distruggendo la Luna e provocando così la fine del mondo. Nel tentativo di aggiustare il tutto, Five (Aidan Gallagher) trasporta l'intero gruppo nel passato, ma qualcosa va storto e i sette membri della stramba famiglia finiscono tutti a Dallas, ma in periodi diversi dello stesso arco di tre anni. Vanya vive in una fattoria, priva di ricordi, mentre Allison (Emmy Raver-Lampman) ha perso i poteri e vive felicemente con un attivista che si batte per i diritti civili. Diego (David Castaneda) è finito in un manicomio, Luther (Tom Hopper) lavora per un gangster e Klaus (Robert Sheehan), accompagnato dal fantasma di Ben (Justin H. Min), ha fondato una setta. Quanto a Five, egli deve fare i conti con nuovi agenti della Commissione, e si rende conto che si verificherà una nuova apocalisse, questa volta legata all'omicidio di John F. Kennedy. E mentre lui si preoccupa di riunire la famiglia, c'è anche la questione di Sir Reginald (Colm Feore), ancora vivo in questa epoca e forse in grado di fornire risposte...
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Passato e presente
Questa stagione arriva dopo molte altre storie incentrate sui viaggi nel tempo e basate sui fumetti, sia al cinema (Avengers: Endgame, X-Men: Giorni di un futuro passato, eccetera) che in televisione (l'Arrowverse), senza dimenticare la figura di Kennedy in 22.11.63, eppure c'è una freschezza nel modo in cui lo showrunner Steve Blackman decide di affrontare la questione, rendendo il viaggio stesso quasi secondario. Nell'adattare una storyline fumettistica intrigante ma un po' contorta (nel passaggio dalla carta allo schermo rimangono la premessa essenziale dell'omicidio da impedire e alcuni dettagli legati ai singoli personaggi), Blackman ricrea l'America degli anni Sessanta, con problemi che non sono spariti del tutto al giorno d'oggi e danno una forza drammaturgica supplementare alle evoluzioni caratteriali di Vanya e Allison. Da quel punto di vista siamo forse più vicini a Il complotto contro l'America: siamo negli USA di ieri, ma in realtà quelli di oggi non sono tanto diversi.
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Ne escono rafforzate soprattutto le interpretazioni degli attori, a cominciare da Ellen Page che ha nuovamente occasione di esplorare da un punto di vista particolare l'identità del proprio personaggio (e servirsi delle convenzioni del genere per affrontare tematiche molto personali). Dopo una prima stagione che era per certi versi un lungo preambolo, la seconda dà ad ognuno un arco narrativo preciso, costruito con intelligenza, pathos e humour (per quest'ultimo elemento basta vedere la sequenza con protagonisti Klaus e Ben che apre il terzo episodio). In tale ottica è più efficace anche l'equilibrio tra serio e faceto, con dialoghi solenni sulla fine del mondo alternati a brillanti momenti scatologici, il tutto condito da una colonna sonora ancora più da urlo di quella confezionata per la prima annata. E così si crea un crescendo emotivo e narrativo che raggiunge l'apice in un finale che ha un solo vero difetto: rende ancora più spasmodica l'attesa della prossima avventura dei fratelli Hargreeves.
Conclusioni
È con molta soddisfazione che chiudiamo questa nostra recensione della seconda stagione di The Umbrella Academy, che adatta il volume corrispondente della serie a fumetti con libertà e brio, portando sullo schermo un'avventura folle, toccante, intelligente e divertente, dove l'alternanza tonale restituisce un ottimo ritratto di una famiglia divisa e ci mostra un'America d'altri tempi che in realtà assomiglia parecchio a quella di oggi.
Perché ci piace
- Gli attori sono ancora più coinvolgenti in questa sede.
- La premessa apocalittica è intrigante e deliziosamente folle.
- La colonna sonora è da urlo.
- L'equilibrio tra dramma, thriller, avventura e farsa è perfetto.
Cosa non va
- Si vorrebbe quasi che il tutto durasse di più.