The Story of Film: A New Generation, la recensione: cinefilia 2.0

La recensione di The Story of Film: A New Generation, il film in cui il documentarista e critico britannico Mark Cousins ci racconta il cinema e le innovazioni che lo hanno riguardato nell'ultimo decennio.

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The Story of Film: A New Generation, una scena del documentario

Dopo averci accompagnato nel 2011 per ben 15 appassionanti ore attraverso la storia del cinema con il suo The Story of Film: An Odyssey, il documentarista e critico britannico Mark Cousins ha deciso che era venuto il momento di raccontare le innovazioni e i cambiamenti dell'ultimo decennio. Un decennio particolarmente complesso, in cui più volte e da più parti il cinema è stato prematuramente dichiarato moribondo da coloro che hanno scambiato cambiamenti e trasformazioni per oscuri presagi. Il regista ovviamente non è tra questi, anzi: come vedremo in questa recensione di The Story of Film: A New Generation, il suo nuovo film, simbolicamente presentato come evento di pre-apertura del Festival di Cannes 2021, è un fantastico omaggio ad un'arte che non smette mai di rinnovarsi e di stupire. Anche chi, come Cousins, la storia del cinema la conosce molto bene.

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The Story of Film: A New Generation, una scena del documentario

L'inizio è folgorante: in pochi minuti Cousins riesce a raccontare il cinema e gli spettatori di un intero decennio accostando, in modo tanto brillante quanto audace, il Leone d'oro a Joker e il blockbuster per famiglie Frozen. È una partenza inaspettatamente mainstream perfettamente in linea con quello che il decennio appena passato è effettivamente stato, ma che presto lascia spazio ad altri tipi di cinematografie da ogni parte del mondo. Ma il cinema hollywoodiano tornerà spesso nelle due ore e quaranta di durata, soprattutto per raccontare alcune delle più importanti innovazioni tecnologiche di questi anni. Come l'arrivo dello streaming e di Netflix ovviamente, ma anche del film interattivo di Charlie Brooker, Black Mirror: Bandersnatch, un esperimento che avrà sicuramente molto da dire in futuro.

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Joker: Joaquin Phoenix in fuga per le scale

Una realtà ormai assodata è invece l'utilizzo massiccio della CGI anche in film d'autore, come dimostra il caso The Irishman di Martin Scorsese: com'è noto il regista americano scelse di ringiovanire digitalmente alcuni dei suoi protagonisti (Robert De Niro, Joe Pesci e Al Pacino) e per farlo utilizzò una macchina da presa tripla, chiamata appunto "three headed monster", che potesse fornire il maggior numero possibile di riferimenti per il lavoro di post produzione senza per questo inficiare in alcun modo le interpretazioni e il lavoro dell'attore. E proprio parlando di come la recitazione sia cambiata in questo decennio, Cousins elogia a più riprese l'incredibile lavoro fatto da Andy Serkis per la nuova trilogia del Pianeta delle scimmie, identificandolo come uno dei punti di svolta delle evoluzioni e innovazioni del cinema del XXI secolo.

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Lazzaro felice: Adriano Tardioli e Luca Chikovani in un momento del film

Non bisogna però certamente pensare a questo The Story Of Film: A New Generation come ad un racconto americanocentrico. Cousins abbraccia filmografie di tutto il mondo (a rappresentare l'Italia c'è Lazzaro felice di Alice Rohrwacher), con una particolare attenzione all'India e all'oriente in generale. Ma soprattutto si sofferma più e più volte sul cosidetto "cinema lento", raccontando in maniera efficace le sue caratteristiche e pregi, spesso completamente ignoranti dai detrattori di questi film d'autore e prettamente festivalieri. Cousins cita a più riprese capolavori di Lav Diaz (Norte, the End of History), Apichatpong Weerasethakul (Cemetery of Splendour) e il compianto Hu Bo (An Elephant Sitting Still), ed è evidente come il suo amore per questi titoli sia di gran lunga superiore a tanti altri citati.

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Mad Max: Fury Road - Un primo piano di Charlize Theron

I problemi più grandi di questo ultimo capitolo del magnus opus di Cousins sono due. Il primo è l'arbitrarietà di alcune scelte e certi accostamenti: se è vero che questo vale per ogni critico, bisogna ammettere che non tutti i giorni si tenta di raccontare quali film (molto) recenti possano dirsi degni di essere annoverati come parte della storia del cinema. Col film precedente era più semplice, ovviamente, ci sono stati decenni di saggi e analisi da cui attingere, in questo caso la scelta è sicuramente più difficile e, di conseguenza, discutibile. Tolti quei pochi titoli intoccabili (qualcuno ha detto Mad Max: Fury Road?), è evidente che qualsiasi critico potrebbe citare altrettanti titoli ugualmente importanti e significativi.

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The Story of Film: A New Generation, una scena del documentario

L'altro grande problema di questo The Story of Film: A New Generation è l'impossibilità di far arrivare al semplice spettatore l'importanza rivoluzionaria di alcune scelte e innovazioni. Non è colpa di Cousins in questo caso, ma di tecnologia. Il regista anzi fa il possibile per spiegare attraverso il montaggio o le parole quello che Jean-Luc Godard fece nel 2014 con Adieu au langage - Addio al linguaggio, ma è ovvio che senza l'ausilio del 3D diventa un semplice racconto che richiede, da parte dello spettatore, immaginazione e fede. Ancora più difficile poi parlare di VR, come nel caso di The Deserted di Tsai Ming-liang, una vera e proprio rivoluzione che però nella semplice sala cinematografica non può proprio essere proiettata. Il che rappresenta un po' un paradosso visto che con questo film Mark Cousins vuole principalmente sottolineare l'importanza del cinema anche come luogo cinematografico, ma al tempo stesso ci conferma che la settima arte è ancora viva e in piena evoluzione.

Conclusioni

The Story of Film: A New Generation rappresenta un interessante epilogo all'ambizioso progetto di Cousins e sicuramente potrà invogliare molti a recuperare cinematografie distanti o a scoprire alcune delle novità dell'ultimo decennio. Ma è proprio la vitalità tipica del cinema di oggi, e il suo continuo mutare e trasformarsi, che rende il progetto profondamente incompleto. Aspettiamo un futuro aggiornamento.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Nonostante la durata di quasi tre ore, il film appassiona fin dalle prime immagini e riesce ad abbracciare un gran numero di film, generi e cinematografie...

Cosa non va

  • ... ma è impossibile anche per un documentarista e critico brillante come Cousins raccontare alcune rivoluzioni tecnologiche degli ultimi anni.
  • Alcune scelte e accostamenti sono discutibili.