Il processo tra Johnny Depp e Amber Heard è solo uno degli ultimi esempi: quando si spettacolarizza un procedimento del genere, la verità diventa sempre più confusa. Se l'indagato o l'indagata sono particolarmente carismatici, nel bene e nel male, l'opinione pubblica viene influenzata. È quanto successo a Michael Peterson: scrittore, aspirante politico e padre di famiglia, accusato di aver ucciso la moglie, Kathleen Peterson, buttandola giù dalle scale. Lo racconta la serie tv di Antonio Campos The Staircase: otto episodi su Sky Atlantic e NOW.
Mentre era ancora in corso il processo che avrebbe dovuto stabilire la colpevolezza o l'innocenza dell'uomo, una troupe cinematografica è entrata nella casa di Michael Peterson, mostrando la sua quotidianità, intervistando lui e la sua famiglia. In questo modo, trasformando un caso di cronaca in uno show, il pubblico ha finito per empatizzare con lui e a convincersi della sua innocenza.
The Staircase di Antonio Campos, realizzata per HBO Max, vede il premio Oscar Colin Firth nel ruolo principale. Toni Collette è la vittima, Kathleen Peterson, mentre Michael Stuhlbarg interpreta David Rudolf, l'avvocato di Michael. Partendo dalla serie documentario di Jean-Xavier de Lestrade (disponibile su Netflix), Campos cerca di capire quale sia la verità, arrivando alla conclusione che la verità è un concetto paradossalmente molto astratto e sfuggente. Ne abbiamo parlato proprio con gli attori Colin Firth e Michael Stuhlbarg.
The Staircase: intervista a Colin Firth e Michael Stuhlbarg
The Staircase: chi è davvero Michael Peterson?
Possiamo dire che Michael Peterson è un abisso e quando guardi dentro l'abisso ti guarda anche lui. Cosa hai visto dentro quell'abisso che è Michael Peterson?
Colin Firth: È un modo molto interessante di porre la domanda. Non penso sia un abisso, perché fa pensare a qualcosa di completamente vuoto. Ho visto un sacco di cose di cui non sono sicuro. Quest'uomo è tante cose. È creativo, è stato un soldato, è ambizioso, è un padre di famiglia. Queste cose sembrano essere in perenne movimento, in un modo che è difficile definire, non posso dare un giudizio definitivo. È difficile. Mi ha fatto mettere in discussione tutti gli altri personaggi che ho interpretato: mi sono chiesto se forse non li abbia giudicati in modo troppo semplice.
The Staircase: la verità è sopravvalutata?
Dicevi che questa storia non è semplice. Nella serie un personaggio dice che l'oggettività non esiste. Per entrambi: pensate che la verità sia sopravvalutata? Ciò che conta davvero è come racconti la storia?
Michael Stuhlbarg: Non so se posso dire che la verità è sopravvalutata. Penso sia soggettivo: tutti abbiamo le nostre verità e le portiamo con noi. Nel nostro caso, come attori, cerchiamo di trovare la verità nelle storie che raccontiamo, ma è anche la verità del personaggio che interpretiamo, con i suoi problemi. Una parte molto interessante di questa storia in particolare è che mostra molti punti di vista diversi dello stesso evento. E come quell'evento cambia le vite di tutti.
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Colin Firth: Mio padre era uno storico, faceva lezioni di storia. Mi ha sempre incoraggiato a leggere giornali, libri e a studiare gli eventi storici. Lui non avrebbe detto che la verità è sopravvalutata, ma che è qualcosa di cui siamo costantemente alla ricerca. Afferrarla davvero è un'altra cosa. Mi ha sempre detto che la pretesa di oggettività va sempre messa in discussione: anche se si scrive un articolo apparentemente neutro e pieno di dettagli è sempre una versione di quell'evento. È comunque il frutto della soggettività e del punto di vista di qualcuno. La stessa storia può essere scritta con uguale integrità da un'altra persona e cambiare completamente. Succede anche se fai una foto: c'è l'idea che la macchina fotografica non menta mai, ma se sposti le lenti anche solo cinque centimetri a sinistra puoi raccontare una storia completamente differente. È sempre la versione della storia di qualcuno.
The Staircase: ecco cosa significa per Colin Firth
La scala può essere una metafora potente: cosa significa per voi?
Michael Stuhlbarg: Stranamente non ci ho mai pensato in questo modo.
Colin Firth: Avrei risposto anche io così!
Michael Stuhlbarg: Ovviamente è un tema ricorrente in questa storia, si vede più volte. Sentiti libero di rispondere quando vuoi, Colin!
Colin Firth: Probabilmente mi sforzerei di rispondere a questa domanda in modo interessante! Può rappresentare mistero, è stata già usata prima in questo senso come simbolo di mistero. Nelle storie di fantasmi può portare a luoghi oscuri. In termini biblici porta in Paradiso! Dipende se stai salendo o scendendo. È anche instabile. Una cosa a cui ho pensato subito sono le scale di Escher: il modo in cui la storia è scritta e costruita riflette le sue opere. Stai sempre andando da qualche parte. Magari pensi di essere diretto in una direzione, in su, e invece ti ritrovi ad andare giù. Non si va mai in una sola direzione. È una immagine che rende bene com'è la serie.
E per concludere: bisogna avere paura quando le cose sembrano troppo perfette?
Colin Firth: Non so se dovremmo avere paura. Penso ci siano delle cose che non sappiamo gli uni degli altri. Non possiamo sapere tutto degli altri. Probabilmente non sappiamo tutto nemmeno di noi stessi. È qualcosa che viene approfondito in questa serie. Mentre parlo, mi è venuto in mente che spesso pensiamo che le cose che non sappiamo di un'altra persona potrebbero essere oscure. Se vengono nascoste devono esserlo, altrimenti perché nascondere una cosa positiva? Ma non è necessariamente così: possono essere anche belle. Non tutti i segreti sono per forza maligni.
Michael Stuhlbarg: Una volta mi hanno detto che essere adulti sta in ciò che decidi di condividere e ciò che tieni per te. Definisce chi sei. E sono d'accordo: non deve essere per forza qualcosa di spaventoso. È nostra responsabilità aprirci alla possibilità di rivelare chi siamo a un'altra persona. Ma non voglio addentrarmi in discorsi troppo profondi. L'unica cosa che mi è venuta in mente per la scala è che è metafora della vita. È un luogo di passaggio, un viaggio da un posto a un altro. È transitorio, ti porta da un lato all'altro. Quindi godiamoci il viaggio.