Scrivere la recensione di The Specials - Fuori dal comune, nuovo film del duo francese Olivier Nakache - Éric Toledano, comporta un piccolo viaggio mentale, un ritorno a tempi che al momento paiono lontanissimi. Per l'esattezza, si torna spiritualmente al 25 maggio 2019, giorno della cerimonia di chiusura del 72mo Festival di Cannes. Un'edizione molto bella, coronata dal trionfo del grande regista coreano Bong Joon-Ho. Il sottoscritto faceva parte del ristretto gruppo di giornalisti ancora rimasti sulla Croisette (i più tornano a casa la mattina stessa o la sera prima, esaurite le proiezioni per la stampa), e per poter accedere alla proiezione "per tutti" (leggi: replica per chi non ha l'invito) del film di chiusura, ossia quello di Nakache e Toledano, era necessario presentarsi con largo anticipo, causa obbligo di assistere alla diretta della premiazione (non è consentito l'ingresso solo per il film). E così, dopo la vittoria di Bong, siamo rimasti seduti lì, al buio, pronti a farci potenzialmente travolgere dalle immagini dell'ultimo film, che a questo punto acquista una certa valenza simbolica, essendo veramente stata la Dernière Séance (ultima proiezione), come la chiamano gli organizzatori della kermesse, in attesa di poter tornare un giorno a fare la fila fuori dal Palais cannense.
Sono, come dicevamo, tempi che paiono veramente lontani, perché a poco più di un anno da quel debutto prestigioso The Specials - Fuori dal comune ha avuto il suo momento di gloria in Italia all'interno di Alice nella Città, sezione indipendente della Festa del Cinema di Roma, salvo poi dover puntare sulla distribuzione digitale a causa della nuova chiusura delle sale nostrane, pochi giorni dopo la conclusione dell'evento capitolino. E così, per quanto la pellicola stessa non ci abbia convinto del tutto, per motivi che cercheremo di spiegare nella recensione, a essa è comunque associato un certo pensiero nostalgico, legato alla visione in sala in generale e a eventi come Cannes in particolare, soprattutto quando si tratta di annate come quella che ci ha regalato opere indelebili quali Il traditore, The Lighthouse, C'era una volta a... Hollywood, Ritratto della Giovane in fiamme e soprattutto Parasite, vero rimasuglio dei tempi che furono anche per una semplice questione di calendario: tra gli ultimi eventi svoltisi in modo normale prima dei lockdown c'è stato il secondo grande trionfo del film, quello agli Oscar.
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Difficoltà parigine
La storia ha luogo nella capitale francese, e si basa sulle vere esperienze di coloro che gestiscono due associazioni, La Voix des Justes e L'Escale, specializzate nell'offrire aiuto ai bambini e agli adolescenti affetti da autismo. È in quell'ambito che operano Bruno (Vincent Cassel) e Malik (Reda Kateb), che danno anche delle possibilità ai giovani dal background difficile, situazione che però rischia di creare qualche problema per Bruno, sotto indagine da parte dei servizi sociali per l'uso di personale non diplomato. Obiettivo principale per lui è riuscire a far trovare un lavoro a Joseph (Benjamin Lesieur), appassionato di lavatrici ma regolarmente nei guai con il personale dei trasporti pubblici parigini a causa della sua abitudine di schiacciare il pulsante del segnale d'allarme ogni volta che prende la metropolitana. Questa è una di tante vite che entrano in contatto con quelle dei due protagonisti, rendendo abbastanza movimentato il loro quotidiano, tra spostamenti continui e battibecchi frequenti con le forze dell'ordine.
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Ai confini del reale
Come per i precedenti Quasi amici e Samba, dopo l'interludio più tradizionale e brillante e C'est la vie - Prendila come viene, i registi e sceneggiatori Olivier Nakache e Éric Toledano sono nuovamente alle prese con un ibrido di commedia e dramma che si basa su eventi reali. E in questo caso specifico vanno un po' oltre, avendo scelto, per questioni di verosimiglianza, di scritturare veri giovani affetti da autismo per i ruoli in questione, cercando di offrire un ritratto più veritiero e sincero del tema trattato. Una scelta encomiabile sul piano tecnico, alla quale però il film stesso non rende giustizia: complice un'incertezza di tono che nel resto della filmografia dei registi non c'è, la rappresentazione dell'autismo oscilla costantemente fra una volontà di approfondire e il rimanere abbastanza in superficie, mettendo in scena una realtà alquanto stereotipata, potenzialmente stigmatizzante (aspetto su cui si sono soffermati diversi esperti in materia un anno fa, in occasione dell'uscita sul territorio francese). C'è un'incertezza di fondo, anche per quanto riguarda il ridere: è con loro o di loro? A seconda delle scene il dubbio si manifesta, ed è difficile ignorarlo.
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Tale incertezza sorprende soprattutto perché, per quanto uno possa trovare la loro filmografia "furba" (chi scrive ammette candidamente di non capire l'entusiasmo debordante per il loro film più famoso, pur apprezzandolo), Nakache e Toledano hanno sempre dimostrato di sapere mescolare abilmente lacrime e risate, andando verso un ottimismo che però non accantona considerazioni su un mondo non sempre predisposto al lieto fine. Quei momenti sono presenti anche qui, grazie all'alchimia palpabile creatasi sullo schermo tra i giovani e due grandi professionisti come Cassel e Kateb (ma anche volti emergenti come Lyna Khoudri, già vista in Non conosci Papicha), ma ci si arriva con un po' di fatica, attraversando una continua esitazione su dove si voglia andare a parare per quanto concerne il tono del lungometraggio. Forse una scelta più netta avrebbe giovato all'operazione, perché il messaggio, per quanto veicolato in modo un po' maldestro, non è da trascurare, e genera alcune intuizioni narrative davvero memorabili, capaci di scaldare il cuore. Anche sullo schermo di casa.
Conclusioni
Chiudiamo la nostra recensione di The Specials - Fuori dal comune, commedia drammatica le cui nobili intenzioni sono però annacquate da un tono incerto che non sa come affrontare nel modo giusto un tema delicato come l'autismo.
Perché ci piace
- Vincent Cassel e Reda Kateb sono un duo efficace.
- La scelta di veri ragazzi autistici accresce la componente emotiva nei momenti forti.
- La storia vera alla base del film è molto interessante.
Cosa non va
- Il tono è molto altalenante.
- La rappresentazione dell'autismo non metterà d'accordo tutti.