Nello scrivere questa recensione di The Silence, il nuovo horror di genere post apocalittico appena uscito su Netflix, non possiamo che cominciare chiedendoci che bisogno ci fosse di questo film: già dopo pochi minuti dall'inizio, le innumerevoli somiglianze con A Quiet Place, film di John Krasinski del 2018, sono più che evidenti. Dalla famiglia in balìa di letali ma cieche creature (in questo caso preistoriche invece che aliene) alla protagonista sorda, che grazie alla sua capacità di "vivere in silenzio" riesce a guidare gli altri verso la salvezza, fatichiamo a trovare qualche spunto originale in questo film diretto da John R. Leonetti.
Certo, pare che questo The Silence sia tratto da un romanzo - come Bird Box, di cui a suo tempo erano state sottolineate le somiglianze con il film di Krasinski -, pubblicato ben prima dell'uscita di A Quiet Place, ma ciò non toglie che probabilmente verrà comunque ricordato come una sua versione meno riuscita. L'unica ragione che ci viene in mente per far uscire un film come questo proprio ora è quella di accaparrarsi il pubblico che ha apprezzato A Quiet Place - Un posto tranquillo e Bird Box ma anche, perché no, i fan della recente serie Netflix Le terrificanti avventure di Sabrina, da cui vengono pescate in combo Kiernan Shipka e Miranda Otto.
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Una trama dal passo troppo veloce
La trama di The Silence segue molti di quelli che sono diventati i passaggi obbligati nei post apocalittici degli ultimi anni: i personaggi principali, in questo caso una famiglia la cui figlia maggiore (Kiernan Shipka) ha da poco perso l'udito durante un incidente stradale, vengono sorpresi dall'improvviso diffondersi di orde di aggressivi pipistrelli preistorici, liberati da incauti esploratori in una caverna sotterranea. I protagonisti dovranno quindi cercare di sopravvivere alle sanguinarie creature, completamente cieche ma dall'udito sopraffino, mentre cercano rifugio lontano dai grandi, e certamente più pericolosi, centri abitati. All'arrivo in campagna però saranno insidiati da un'ulteriore minaccia: una setta di maniaci senza lingua che, superato rapidamente l'iniziale scompiglio, si sono riorganizzati e cercano giovani adepte per scopi non ben precisati.
Il grosso problema di questa trama, oltre ai punti in comune non solo con A Quiet Place ma con altre pellicole dello stesso genere, è senza dubbio la velocità con cui gli eventi si susseguono durante il film, che dura appena 90 minuti. Lo spettatore non fa a tempo ad affezionarsi ad i personaggi, ad empatizzare e a preoccuparsi per loro che la storia si avvia bruscamente verso la sua conclusione. Lungo la strada troviamo spunti che ci vengono accennati e vorremmo approfondire, dal rapporto della protagonista Ally con il padre Hugh (Stanley Tucci) fino a come le persone reagiscono alla mostruosa invasione rifugiandosi nella religione, tema che durante il film viene più volte toccato ma mai veramente indagato. Lo stesso escamotage finale di inserire un nemico "umano" nella vicenda, appunto la setta di fanatici che sbarrano il cammino ai nostri protagonisti sembra un tentativo da parte degli sceneggiatori di aggiungere dei villain più accattivanti dei pipistrelli, perché, come The Walking Dead insegna, spesso gli esseri umani sono molto più spaventosi che il mostro di turno.
Personaggi in conflitto con certe scelte di sceneggiatura
Le scelte di cast sono certamente un punto a favore del film: i personaggi di The Silence vengono interpretati da attori del calibro di Stanley Tucci e Miranda Otto, che con la loro bravura sono in grado di risollevare un poco le sorti della pellicola. Molto spesso però le capacità attoriali dei protagonisti non riescono a farci dimenticare le lacune della sceneggiatura, che in certi passaggi non sembra saper rappresentare quelle che dovrebbero essere le naturali reazioni di persone in pericolo di vita (la conversazione in macchina, mentre le creature cercano di entrare, sul fatto che la nonna abbia ripreso a fumare ne è un buon esempio) e che si interrompe poi troppo velocemente, senza costruire il finale come sarebbe stato necessario.
I personaggi, comunque, hanno tra loro una buona alchimia, in particolare Kiernan Shipka e Miranda Otto che abbiamo già visto insieme in Le terrificanti avventure di Sabrina. Parlando della giovane protagonista poi, è evidente che ci sia stato un grande lavoro da parte sua per interpretare un personaggio non udente (ha infatti dovuto imparare da zero il linguaggio dei segni) e ci piacerebbe fosse stato dato più spazio alle conseguenze traumatiche che l'incidente ha avuto su di lei, avremmo infatti voluto soffermarci di più su come Allie riesca a fare della sua disabilità un punto di forza in una situazione così drammatica.
Un finale che meritava più tempo
The Silence, uno dei tanti horror da vedere su Netflix, non è un prodotto così al di sotto di altri film dello stesso genere, purtroppo però l'inevitabile confronto con il ben più riuscito A Quiet Place gioca completamente a suo sfavore. Se il film fosse uscito prima lo avremmo probabilmente apprezzato di più, sorvolando su quelli che durante la visione ci sono parsi come dei grossi difetti. Per quanto riguarda il finale avremmo però avuto lo stesso molto da ridire: una ventina di minuti in più di girato, in cui la sceneggiatura avrebbe potuto approfondire tutti quei punti che ci sono parsi così lacunosi, avrebbero certamente giovato.
Conclusioni
Al termine di questa recensione di The Silence non possiamo che ribadire quello che a nostro parere è il difetto più evidente del film: una sceneggiatura frettolosa che non permette allo spettatore di empatizzare con i personaggi, immedesimandosi nella situazione drammatica in cui si trovano, cosa che ogni horror ben riuscito dovrebbe essere in grado di fare. Le buone interpretazioni dei suoi protagonisti risollevano solo in parte il destino di una pellicola destinata al continuo confronto con A Quiet Place.
Perché ci piace
- Le interpretazioni dei suoi protagonisti, in particolare Stanley Tucci e Miranda Otto.
Cosa non va
- La sceneggiatura lacunosa e a tratti troppo veloce.
- I finale dalla soluzione inaspettatamente frettolosa.