Con il finale di stagione sempre più vicino, gli autori di Terminator: The Sarah Connor Chronicles sembrano aver trovato la propria via, mettendo insieme episodi solidi ed interessanti che concedono allo spettatore anche un po' di quell'azione che per tutta la durata della serie sembra essere mancata un po' troppo.
Avevamo lasciato i Connor in procinto di trasferirsi ed è proprio con il trasloco della famiglia che si apre l'episodio To the Lighthouse, scritto da Natalie Chaidez, produttrice della serie con altri quattro episodi all'attivo come autrice: caricate le auto, il gruppo lascia la casa che li ha ospitati per tutta la stagione, ma durante il trafitto si separa ed i due Connor prendono una deviazione che li porta ad un faro. Si tratta di un luogo sicuro di Sarah, accessoriato con tutto il necessario per la loro protezione, ma che al momento ospita un'altra nostra conoscenza: Charley.
Sono due essenzialmente i motivi che hanno spinto la Connor a rifugiarsi, seppur momentaneamente, dall'ex amante: da una parte la mancanza di fiducia nei confronti di Derek dopo tutta la vicenda Jesse; dall'altra l'aver trovato un nodulo sul suo seno, che le ha fatto tornare in mente una delle prime informazioni ricevute da Cameron, ovvero che lei sarebbe morta di cancro. E' quindi soprattutto il terrore di dover abbandonare John a spingerla da Charley, conscia del legame che lega il suo ex e suo figlio e speranzosa di poter affidare il giovane salvatore del mondo proprio all'amico.
Nel frattempo, nell'edificio della Zeira Corp, la piccola Savannah continua a passare del tempo con John Henry e questa volta gli dà un'idea tutt'altro che buona: cambiare le regole del gioco che stanno facendo insieme. Un'idea che ci appare subito pessima perchè non appena positivamente accettata dal terminator in erba, provoca nella macchina una serie di reazioni poco piacevoli, che comprendono alterazioni della voce, cali di tensione ed in generale una mancanza di controllo che quasi provoca il ferimento della bambina. In realtà la reazione di John Henry è solo una coincidenza e non dipende direttamente dall'idea di poter cambiare le regole, dipende invece dalla corruzione di alcuni dei suoi software da parte dell'esterno: John Henry è stato hackerato!
Ma come è possibile che un'entità informatica complessa come John Henry sia attaccata dall'esterno? Beh, possibile se a farlo è un'entità altrettanto complessa, simile a lui al punto che lo stesso John Henry arriva a considerla un fratello, dato che condividono intere porzioni di codice che portano la firma della Cyberdine e di Miles Dyson.
Un nome, quello di Dyson, che i fan del Terminator cinematografico conosceranno bene ed una storyline, quella relativa a John Henry, che prosegue nel secondo episodio che prendiamo in esame, Adam Raised a Cain, ventunesimo e penultimo della stagione, che porta la firma di Toni Graphia, già autore di una delle migliori puntate di quest'anno, Allison from Palmdale (in italiano Blackout) e offre al pubblico un buon mix di dramma ed azione.
Il computer nei piani interrati dell'edificio della Zeira Corp continua il suo rapporto di amicizia con la piccola Savannah che addirittura comunica via chat con lui durante una lezione a scuola e spinge la sua insegnante a comunicare la sua preoccupazione per questa amicizia alla presunta madre della bambina, la Weaver. La donna sa bene chi sia l'amico della bambina, quindi accetta con noncuranza gli avvertimenti dell'insegnante, ma chiede spiegazioni alla piccola che le spiega che stava insegnando all'amico informatico il testo di una canzone da cantare insieme, visto che lei, la madre, non sa cantare. Una cosa buffa da dire a Shirley Manson, ex cantante dei Garbage!
E lo stesso super computer dimostra poco dopo di essere preoccupato in prima persona della salute dalla sua piccola amica: qualcuno infatti sembra fin troppo interessanto a Savannah e questo qualcuno è un altro terminator che si presenta alla porta travestito da ragazzo delle consegne, terminando la babysitter della bambina. John Henry segue la situazione tramite le telecamere di sicurezza e guida Savannah al sicuro via cellulare, almeno finchè la piccola non arriva ad una distanza tale dal telefono da non poter più usare i suoi auricolari bluetooth. Che fare? John Henry è in palese difficoltà, ma qualcuno dall'esterno arriva a trarre la bambina fuori dai guai: i Connor in compagnia di Derek e Cameron, che hanno trovato una foto della bambina sul cellulare di uno dei killer di Charley al faro. Guardando la foto, John ricorda di aver già visto la bambina nello studio del dottor Sherman ed il gruppo capisce che è quello il motivo per cui l'indizio sul muro li aveva condotti dallo psichiatra.
L'agente Ellison viene informato da John Herny della presenza di Sarah Connor in casa, ma chiede al computer di non mostrare ad altri le registrazioni e cerca di trattare in prima persona con la donna, ottenendo che la bambina sia riconsegnata alla madre, ma non prima che John riesca ad ottenere da lei importanti informazioni sull'esistenza di John Henry e di capire l'implicazione di queste informazioni.
In cambio della consegna della bambina, la Connor ottiene un incontro con la Weaver, ma ripone troppa fiducia nell'agente Ellison ed al loro arrivo nell'edificio si ritrovano contro la polizia. John e Cameron riescono a fuggire, ma per Sarah è troppo tardi e l'episodio si chiude con la donna malmenata ed arrestata dalle forze dell'ordine.
Considerando il livello delle ultime puntate andate in onda, riponiamo molta fiducia nell'ultimo episodio che manca per chiudere la seconda stagione di The Sarah Connor Chronicles ed avere anche risposte ad alcune domande in sospeso, su tutte la natura di John Henry che viene sollevata proprio in questo episodio in una conversazione tra lui e la Weaver riguardo l'esistenza del suo fratello scoperto la settimana precedente: riferendosi alla storia di Caino ed Abele, il computer si chiede chi dei due fratelli sia lui e la Weaver suggerisce che in quella cosa lui possa essere Dio.