The Road a Venezia con John Hillcoat e Viggo Mortensen

Il regista, lo sceneggiatore e gli interpreti di The Road approdano al Lido, ricevendo i meritati applausi della stampa radunata in sala conferenze.

A farne uno dei film più attesi del concorso internazionale di Venezia 66. basta un nome, e per una volta non è né quello della star né quello del regista: Cormac McCarthy, uno dei giganti della narrativa americana contemporanea e già responsabile del soggetto del film da Oscar Non è un paese per vecchi, è infatti l'autore del magnifico romanzo da cui è tratto The Road, diretto da John Hillcoat, autore dell'eccellente The Proposition, e interpretato con grande intensità da Viggo Mortensen e dal piccolo Kodi Smit-McPhee. E al romanzo la pellicola si avvicina con reverenza e rispetto financo eccessivi, riuscendo però a catturarne, se non la cristallina bellezza, almeno la quasi insostenibile risonanza emotiva. Al Lido con il film approdano il regista, lo sceneggiatore Joe Penhall e i due protagonisti, entrambi giustamente molto applauditi da dalla stampa radunata in sala conferenze.

Mortensen, come ci si innamora di una storia così dark e dolorosa?

Viggo Mortensen: Hillcoat mi mandò lo script offrendomi la parte. La lessi e in seguito lessi anche il romanzo di McCarthy. La trovai subito una meravigliosa storia d'amore e quella di interpretare il film non fu una decisione difficile da prendere, anche se si tratta di una storia molto difficile sia da leggere che da raccontare. A guardare la naturalezza del film forse non sembra, ma non era affatto facile adattare questo soggetto, e credo che Joe e John l'abbiano fatto in maniera encomiabile. L'esperienza mi ha provato, ma allo stesso tempo quello che mi è piaciuto è stato proprio il fatto che per tutto il tempo per me e Kodi, come per i nostri personaggi, non c'era rifugio, non c'era un posto dove nasconderci.

Si tratta di una storia che certamente ha una risonanza particolare per chi ha sperimentato la paternità.

Joe Penhall: Quando iniziai a scrivere lo script avevo appena perso mio padre. Quando finimmo il film, diventai padre del mio primo figlio. E ho sperimentato due diversi punti di vista: all'inizio vedevo questa storia come incentrata sul rapporto di un bambino con il mondo degli adulti, alla fine come nata dalla necessità di proteggere i nostri figli.

John Hillcoat: Quando lessi la prima volta il romanzo sentii senz'altro che il mio essere padre pesava sul mio coinvolgimento. Alla fine, però, penso che tutti noi in questa stanza un padre l'abbiamo avuto e l'essenza della storia è il rapporto tra due persone, di cui un ambiente inconcepibilmente ostile sottolinea il valore e l'umanità.
I bambini sono importanti, il cibo è importante, il cielo blu è importante. Questo mi ha commosso fino alle lacrime e non potevo fare altro che rimanere fedele al soggetto fino in fondo.

Viggo Mortensen: Anche io mi sentii inizialmente colpito dalla storia come padre, ma alla fine, come dice John, è una storia d'amore tra due persone, padre e figlio. Ed è il motivo per cui questo libro è stato così letto e ha reso McCarthy così popolare ancora prima del successo di Non è un paese per vecchi: parla di qualcosa in cui tutti possono riconoscersi. Io ovviamente vi ho visto riflessa la mia preoccupazione su cosa accadrebbe a mio figlio se non ci fossi più. Volli incontrare McCarthy per fargli un po' di domande, lui iniziò a parlarmi di suo figlio, io del mio, e capii che le domande erano inutili, avevo tutto quello che mi serviva.
Il rapporto con Kodi sul set poi, umano ma anche professionale, ci ha aiutato a dare risalto a quello che è il cuore della storia, il rapporto, il legame di sangue. Lui è un ragazzo estremamente maturo e un attore già abile, ed era straordinario vedere come riusciva a conciliare l'esigenza di giocare e di divertirsi di un ragazzino con la capacità di concentrazione e professionalità di un attore.

Una delle cose più straordinarie del film sono i paesaggi e le location, dove avete girato? C'è stata qualche ricostruzione in studio?

John Hillcoat: Del romanzo colpiscono la naturalezza e il realismo. L'evento che ha portato alla devastazione in cui i protagonisti si muovono non è mai spiegato, non ci sono più i media che possano divulgarne l'origine, e noi abbiamo voluto conservare questa sensazione nel film. Io e il mio collaboratore, l'eccezionale Chris Kennedy, abbiamo cercato tutti i siti post-apocalittici degli Stati Uniti - il vulcano St. Helens, un'autostrada abbandonata in Pennsylvania, la New Orleans post-Katrina - e cast e crew hanno avuto la sfortuna di esservi trascinati.
Gli assicuratori non avranno piacere che io lo dica, ma Kodi è quasi morto assiderato.

Kodi Smit-McPhee: Sì, ci sono stati momenti terribili. Non vedevo l'ora di girare la scena alle cascate, ma una volta arrivati lì tutto si è rivelato molto meno bello di quanto mi aspettassi... l'acqua era sotto zero, ma un sacco sotto zero, e quando alla fine mi stavo riposando intirizzito e stanchissimo, John viene da me e mi dice: dobbiamo farne un'altra!

John Hillcoat: Non è stato facile convincerlo.