Ogni volta che arriva un nuovo giallo, soprattutto se si tratta di un whodunit, la domanda che tutti si pongono fin da quando viene commesso il delitto in questione, è sempre la stessa: "Chi è il colpevole?". Ogni prodotto seriale ha oramai sdoganato le regole del genere mescolandole con altri oppure invertendole e giocandoci, proprio per rinverdirlo e provare a raccontare qualcosa di nuovo pur mantenendo una struttura più classica.

Ecco, sta proprio nell'incontro-scontro tra vecchio e nuovo mondo la risoluzione di The Residence, l'ultimo titolo nato dalla scuderia di produzione di Shonda Rhimes che in questo caso che è arrivato interamente disponibile sul colosso dello streaming. Torniamo quindi a parlarne in occasione del finale, della durata speciale di un'ora e mezza (praticamente un film, sicuramente eccessiva come già accaduto nello show). D'ora in avanti attenzione agli spoiler, ovviamente, proseguendo nella lettura.
The Residence e un epilogo ... rocambolesco

Il finale della serie Netflix presenta tutte le caratteristiche dei precedenti episodi, ampliandole, e strizzando l'occhio al finale da giallo classico con colpo di scena in cui l'investigatore di turno riunisce tutti in una stanza per svelare come si sono svolte realmente le cose al momento dell'omicidio e l'identità del colpevole. Cordelia Cupp (Uzo Aduba), per affiancarsi e allo stesso tempo affrancarsi dai suoi predecessori, sottolinea l'ironia e l'assurdità di questo comportamento, finendo però per farlo lei stessa ma con un "movente": finalmente è a conoscenza di come sia stato ucciso l'usciere capo della Casa Bianca (Giancarlo Esposito) ma non di chi sia stato. Questo lo scoprirà proprio ripercorrendo i fatti di quella fatidica notte della Cena di Stato insieme ai sospettati attraverso i tre piani della Residenza del Presidente.
Tra passato e presente, la soluzione è servita

Ancora una volta viaggiamo temporalmente tra due momenti diversi: una nuova convocazione del Senato - questa volta a porte chiuse, per evitare ulteriori scandali - direttamente alla Cupp, che deve prendere un aereo ovviamente ai fini del birdwatching di un uccello molto raro; lo svelamento del responsabile del delitto tra i corridoi della Casa Bianca. I sospetti sembrano essersi ristretti sulla cameriera e l'idraulico, innamorati l'uno dell'altra; la vice usciere ora usciere capo che aveva saputo che A.B. Wynter non sarebbe più ritirato andando in pensione perché "la casa aveva bisogno ancora bisogno di lui"; il terzo uomo finto australiano imbucato alla festa che rivela di aver visto il corpulento operaio trascinare il cadavere.

Ma il vero colpevole di quella morte efferata - sono stati usati prima un veleno, poi un vaso e infine un orologio ora scomparso pur di riuscire ad ucciderlo, facendolo poi passare per suicidio grazie ad un pezzo di pagina dal diario del defunto che poteva fare al caso - è una quarta persona che si trovava presente nelle stanze. Esatto, al plurale, perché il povero corpo morto di Winter è stato spostato ben due volte quella sera. Dalla camera gialla (dove è realmente avvenuto il delitto) alla 301 in fondo al corridoio. Una stanza in finto rinnovamento all'epoca per non farvi dormire la sorella di Harry Hollinger (Ken Marino), dove Tripp Morgan il fratello del presidente (Jason Lee) l'aveva trovato al proprio risveglio da un potente doposbronza. Infine nella sala da biliardo, dove è stato trovato dalla nuora del presidente, che ha urlato avvertendo e facendo allarmare tutti sull'accaduto. Proprio in quella camera, da cui prende il titolo l'episodio conclusivo, c'era una porta-passaggio segreto che nel frattempo è stata murata.
Denuncia sociale

La colpevole viene svelata poiché si tratta di chi ha ordinato di chiudere quel passaggio, anche perché vi ha nascosto l'orologio insanguinato, prova inconfutabile dell'omicidio: Lilly Schumacher (Molly Griggs), la segretaria sociale della Casa Bianca. Figlia di una ricca famiglia, ha ottenuto l'impiego perché i suoi hanno sostenuto la campagna del Presidente, ma in realtà ha sempre disprezzato tutto ciò che rappresentava quell'edificio, ancora di più quando è andata a lavorarvi e ha visto da dentro i suoi meccanismi.
Tutti gli episodi di The Residence ci hanno mostrato quanto lei volesse rinnovare la residenza ritenendola antiquata e vetusta proprio come Winter con le sue regole, norme e tradizioni. Un po' come in Downton Abbey che questa serie cita mescolandola a Only Murders in the Building: qualcosa di simile al Killer Reveal Party di fine stagione 2 di quest'ultima. Con la prima (o forse dovremmo dire con Gosford Park più precisamente) ha invece in comune il tema della disparità sociale proprio da parte di una rappresentante dell'aristocrazia e di rispetto per le tradizioni dure a morire in tempi sempre più frenetici e inclini al cambiamento continuo.
Dopo le ultime rimostranze di Winter, non ne poteva davvero più e il biglietto trovato per caso le ha dato l'idea. Il doppio spostamento del cadavere però l'ha destabilizzata ed infatti cercava il capo usciere ovunque anche quando è arrivata la Cupp, genuinamente preoccupata che potesse essere ancora vivo. Sempre lei ha imitato la voce del First Gentleman al telefono, perché abbiamo visto era in grado di farlo. Cupp annuncia tutto alla commissione - che aveva i propri bigliettini con scritti i sospettati, come in Cluedo - e si dirige verso l'aeroporto, dopo aver salutato la nuora del presidente, che aveva intuito tutto. E ordinato della vodka.