La pioggia è fedele compagna degli abitanti della Danimarca. Sarà stato questo lo spunto di ispirazione che ha spinto gli sceneggiatori danesi Jannik Tai Mosholt, Esben Toft Jacobsen e Christian Potalivo a sottoporre a Netflix l'idea di The Rain. E la piattaforma streaming, decisa a puntare sull'Europa e su produzioni locali, ma dal respiro universale, ha accolto con gioia la proposta fornendo mezzi impensabili per una produzione danese media. The Rain coniuga uno sguardo al genere survival, alle atmosfere apocalittiche e alla tradizione dell'horror a tema complottistico con un'ambientazione tipicamente nordica. Il cast danese, capitanato dalla giovane stella Alba August, figlia di Bille August e Pernilla August, si muove tra foreste impervie e città deserte - tra cui una Copenhagen spettrale che sembra rievocare la New York di Io sono leggenda - facendo toccare con mano allo spettatore l'asprezza di un'esistenza in cui la civiltà sembra essere spazzata via.
Suggestivo, anche se a tratti sbrigativo, il pilot di The Rain catapulta lo spettatore nel bel mezzo dell'azione. Dopo un rapido incipit, l'arrivo delle nuvole nere cariche di una pioggia contente un virus letale si addensano sulla Danimarca. Simone (Alba August) e il fratello Rasmus (Lucas Lynggaard Tønnesen) vengono prelevati da scuola dal padre, uno scienziato che lavora per la misteriosa Apollon, società che sembra avere delle responsabilità nella diffusione del virus. Lo scienziato sembra essere l'unico a sapere cosa stia accadendo, e dopo essersi allontanato dalla città conduce moglie e figli in un bunker appositamente costruito per sopravvivere a emergenze come quella in corso per poi tornare al lavoro. Dopo la perdita della madre, esposta alla pioggia fatale, Simone e Rasmus sono costretti a sopravvivere da soli nel bunker per sei lunghi anni fino al momento in cui il cibo comincia a scarseggiare e i due fratelli decidono di uscire per andare alla ricerca del padre e scoprire che il mondo che avevano lasciato non esiste più.
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Virus letale
The Rain fa leva su un cast giovanissimo. Oltre ad Alba August e Lucas Lynggaard Tønnesen, a spiccare sono Mikkel Boe Følsgaard che interpreta Martin, ex militare e leader del team di sopravvissuti a cui i due fratelli si uniscono, l'intensa Angela Bundalovic che interpreta Beatrice, Jessica Dinnage (Lea) oltre a Lukas Løkken (Patrick) e Sonny Lindberg (Jean). La volontà degli autori è chiara, l'intento è quello di catturare un pubblico giovane lasciando, al tempo stesso, la porta aperta agli amanti del cinema di genere horror e thriller. Il ritmo concitato del pilot, con l'avanzare della narrazione, rallenta per dare spazio alle relazioni tra i vari personaggi. Pur essendo calata in un contesto post-apocalittico, The Rain affronta temi che toccano tutti i giovani, la scoperta dell'amore, il sesso, il tradimento, l'amicizia, l'indipendenza. Il tutto, però, calato in un mondo in cui le regole sono state spazzate via.
La Danimarca civile, funzionale ed ecologista ha lasciato il posto a un cumulo di macerie in cui si aggirano bestie feroci, che un tempo erano uomini, in cerca di cibo. La legge non esiste più e l'unico modo per sopravvivere è rendersi invisibili. L'arma segreta del gruppo di giovani in fuga dal virus, però, è Simone che ha memorizzato la collocazione dell'intera rete di bunker predisposti dall'Apollon ed è intenzionata a ritrovare il padre, convinta che lo scienziato stia lavorando a un antidoto al virus. Dopo la visione dei primi episodi le domande si affastellano nella mente dello spettatore. La prima riguarda il virus che si diffonde con la pioggia. Da dove proviene? Esiste una cura? Quale è lo scopo dell'Apollon? La Danimarca è davvero in quarantena? Dove è finito il padre di Simone e Rasmus, e perché ha abbandonato i figli per sei lunghi anni senza dare sue notizie?
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Il survival danese tra citazioni e spunti di originalità
Gli spettatori appassionati del genere survival e delle avventure post-apocalittiche coglieranno le numerose citazioni. The Rain attinge a piene mani a opere come 28 giorni dopo, Io sono leggenda, alle saghe di The Walking Dead e The 100 o a cult romeriani come La città verrà distrutta all'alba. Niente di nuovo sotto il sole. La novità prevalente dello show sta proprio nell'ambientazione scandinava e nel fatto che la serie, con tutti i limiti che comporta, è frutto di una produzione locale. In quest'ottica è più facile perdonare qualche sbavatura, alcuni passaggi dello script eccessivamente semplicistici o un'estetica disomogenea. Gli sforzi per realizzare un prodotto in grado di competere con le faraoniche produzione americane c'è e si vede e a conti fatti, almeno nei primi episodi, The Rain non sfigura.
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Assieme alla componente action, e alla gestione della tensione alternata a improvvise esplosione di violenza, che tengono lo spettatore col fiato sospeso rendendolo partecipe della situazione di pericolo estremo vissuto dai personaggi, lo show punta molto sulle interpretazioni. Alba August fa leva sulla propria intensità per rendere credibile e realistico il personaggio di Simone, ma a rubarle la scena è la misteriosa Beatrice, soggetto di alcuni flashback in cui vengono svelati importanti dettagli del passato della ragazza e della sua complicata relazione con Michael. Rasmus, il più giovane del gruppo, è portatore dello sguardo più spensierato sul dramma vissuto dall'umanità. La metafora post-apocalittica nasconde, naturalmente, un preciso messaggio politico. Ancora una volta è l'uomo a distruggere il pianeta e i suoi abitanti con le proprie mani. Le ragioni - rapacità, interessi economici, sete di potere - le scopriremo nel corso dello show nella speranza che la critica ecologista insita nel plot non venga abbandonata a favore di scelte narrative più semplicistiche.
Movieplayer.it
3.0/5