Concorso e fuori concorso, Un Certain regard e sezioni parallele: a Cannes c'è sempre tanto da guardare ed apprezzare, eppure non manca il tempo per dedicarsi ad eventi fuori programma, anticipazioni o anteprime di quello che verrà, con o senza il patrocinio del Festival in quanto tale.
Anche a Cannes 2014 non è mancata l'occasione di gettare uno sguardo al futuro, ad un progetto di grande interesse che ha visto gran parte degli artisti coinvolti intervenire per la presentazione, su tutti Salma Hayek, produttrice ed in qualche modo madrina di The Prophet, ambizioso film d'animazione che si avvale del lavoro di tanti specialisti del settore per portare su schermo la complessa opera di Khalil Gibran, una raccolta di poesie in forma di prosa che, pur legate da un comune filo conduttore, riflettono su argomenti profondi che riguardano la vita e la condizione umana.
Una presentazione in grande stile
È stato Thierry Fremaux, il direttore del Festival in persona, ad introdurre la serata e spiegare rapidamente il progetto prima di passare la parola e le redini della conduzione alla messicana Hayek. L'attrice, qui come detto anche in veste di produttrice, ha tenuto a sottolineare l'altra metà delle sue origini, quelle libanesi che hanno avuto una forte spinta nel dedicarsi a questo progetto. "Ho sempre voluto interpretare una forte figura femminile araba, ma non esistono ruoli del genere" ha spiegato, raccontando come il nonno tenesse una copia del libro accanto al tavolo e come il ricordo del libro la leghi ancora a lui. Ha poi aggiunto ulteriori dettagli su questa versione animata di The Prophet: nove artisti e registi, nove stili, fusi insieme per raccontare storia, idee e concetti del celebre libro di Gibran. Un film ancora in lavorazione, dal budget considerevole di 12 milioni di dollari, di cui abbiamo potuto apprezzare molti estratti che ci hanno dato un'idea di quello che vedremo ed hanno lasciato una gran curiosità e voglia di fruire dell'opera completa.
Nove nomi al comando
The Prophet è rischioso quanto ambizioso, perché non è immediato mettere insieme diversi autori abituati a lavorare con tecniche ed impostazioni diverse. Ed a questo scopo è importante la supervisione di Roger Allers, professionista americano noto soprattutto per film come Il re leone e per questo abituato ad un mondo dell'animazione rivestito di maggior visibilità nei confronti del grande pubblico. A lui si deve la storyline principale, che segue una ragazzina che fa amicizia con un poeta in prigione. Al suo fianco autorità del campo provenienti da diversi paesi: Paul e Gaëtan Brizzi, che conosciamo per Asterix e la sorpresa di Cesare, ma anche gli adattamenti televisivi e cinematografici di Babar e programmi Disney per la TV; Joan C. Gratz, tra i vincitori dell'Oscar per il miglior corto animato; Mohammed Saeed Harib, primo animatore 3D del medio Oriente, creatore della serie Freej, in corso con successo negli Emirati Arabi dal 2006; irlandese è invece Tomm Moore, fumettista, illustratore e cineasta autore candidato all'Oscar per il film d'animazione del 2010 con The Secret of Kells; è invece americana dell'Illinois Nina Paley, scrittrice e vignettista ultimamente dedita soprattutto al lavoro nel cinema d'animazione, sia nell'ambito dei cortometraggi che in film come Sita Sings the Blues; altro Statunitense ed altro candidato all'Oscar dal lavoro diversificato tra pubblicità, video e cinema è Bill Plympton; chiudono il gruppo il pluripremiato fumettista francese Joann Sfar ed il polacco Michal Socha, altro artista che ha ricevuto riconoscimenti a livello internazionale, con collaborazioni anche in USA.
Lo stile delle idee
Il filo conduttore, visivo e narrativo, di The Prophet, quello affidato al lavoro di Allers che ha è di stampo più tradizionale, e ne vedete esempi nelle immagini a corredo di questo articolo. diversa è l'impostazione dei segmenti affidati ai diversi autori al lavoro sul progetto. Inserti che alternano stili diversi per rappresentare i concetti anche filosofici espressi dall'opera di Gibran, dalla libertà all'amore, il matrimonio, il lavoro e la morte. Concetti basilari ma profondi, espressi in modo affascinante (almeno per quanto riguarda quelli che abbiamo avuto la fortuna di guardare) con i diversi stili dei nove registi, dall'astratto al pittorico della Paley, passando per i pastelli di Pympton. Stili in molti casi opposti, che circoscritti in frammenti autonomi innestati nel corpo principale del progetto, quello che racconta della bambina e del poeta, sembrano funzionare alla perfezione. Non abbiamo potuto assistere al segmento dedicato alla morte realizzato dai gemelli Brizzi, che però hanno fatto un altro regalo al pubblico presente: la proiezione di una parte degli storyboard animati da loro realizzati per il progetto, oltre 7000 disegni che hanno fatto, e ancora stanno facendo, da guida per la realizzazione del progetto.
Voci e musica
Un film d'animazione dipende molto anche dal cast che si occupa di dare le voci ai personaggi che appaiono su schermo ed anche in questo caso i nomi in gioco non sono da poco: Liam Neeson, John Krasinski, Frank Langella, Alfred Molina, Quvenzhané Wallis e la stessa Salma Hayek che non ha rinunciato a recitare nel suo The Prophet. Ugualmente di richiamo gli artisti al lavoro sulla colonna sonora, da Gabriel Yared che ha composto le musiche del film con assolo al violoncello di Yo-Yo Ma, alle canzoni composte da Damien Rice, Lisa Hannigan e Glen Hansard. L'unica scommessa sarà il rendere omogeneo tutto ciò, il difficile incarico affidato ad Allers, ma i primi segnali sono positivi e la presentazione a cui abbiamo assistito ha lasciato più curiosità e fascinazione che preoccupazioni.