The Outlaws, la recensione: un gangster-movie coreano teso e labirintico

La sceneggiatura di The Outlaws è ispirata a una storia vera accaduta a Seoul nel 2004 e si concentra sulle indagini di un coriaceo detective alle prese con una guerra tra bande nella Chinatown locale. Su Rai4 e RaiPlay.

Un'immagine promozionale di The Outlaws

Come ci informa una scritta in sovrimpressione all'inizio del film, quanto andremo ad assistere è ispirato a una storia realmente avvenuta in Corea del Sud nel 2004, per la precisione nel distretto Garibong di Seoul. Un luogo considerato la Chinatown locale, in quanto popolato per gran parte da immigrati e individui di seconda e terza generazione, dominato da dinamiche criminali che sono poi alla base di The Outlaws.

Un Immagine Di The Outlaws
Ma Dong-seok è l'incubo dei cattivi in The Outlaws

L'arrivo di Jang Chen dalla Cina scatena il caos all'interno della comunità e in breve tempo questi si fa un nome come strozzino, scalando i ranghi del crimine organizzato e facendosi un nome per i metodi brutali che lui e suoi uomini usano per avere la meglio sule bande rivali. Conquista così in breve tempo l'intero territorio e la sua ambizione di diventare numero 1 sembra a portata di mano. A mettergli il bastone tra le ruote sarà il corpulento detective Ma Suk-do, che insieme agli agenti della sua squadra farà di tutto per rispondere alla crudeltà del nuovo boss, anche a costo di usare le maniere forti.

The Outlaws: come un treno in corsa

Un Frame Di The Outlaws
Il crimine è spietato in The Outlaws

Sin dal film che l'ha consacrato agli occhi del grande pubblico, non solo nazionale ma mondiale, ovvero il cult Train to Busan (2016), nel quale pur non aveva il ruolo principale, Ma Dong-seok è diventato un volto riconoscibile della cinematografia coreana, con quel fisico robusto e quello sguardo sornione che lo hanno reso un interprete familiare e amabile, una sorta di Bud Spencer con gli occhi a mandorla che le dà di brutto ai cattivi.

Certo in un film come The Outlaws la violenza è ben più reale e concreta, con il sangue che scorre e un boss che ha la mania di far amputare gli arti a chi non lo asseconda, per quanto le sequenze truculente siano comunque lasciate fuori campo. D'altronde pur nella sua ruvidità l'operazione è pensata per il grande pubblico, proprio quel grande pubblico che l'ha premiata con incassi record, al punto da dare il via ad una vera e propria saga.

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Soltanto l'inizio

Il Crimine Regna Sovrano In The Outlaws
Una scena di The Outlaws

Ci troviamo infatti di fronte al primo episodio, seguito da altri tre, che hanno spopolato in patria e che ora sono pronti a sbarcare nella loro completezza anche in chiaro per il pubblico italiano, trasmessi un lunedì dopo l'altro in prima serata e visione su Rai4. Un apripista che ha sicuramente diverse frecce al suo arco, ma che nelle sue due ore rischia a tratti di risultare eccessivamente frammentario e freddo nella messa in scena di questa guerra tra gang senza esclusione di colpi, con la polizia che nonostante l'impegno arriva - almeno per i primi tre / quarti - sempre troppo tardi sul luogo dei misfatti.

Se The Outlaws ha avuto un probabile ascendente sugli spettatori di casa propria nel suo trasportare una vicenda realmente accaduta sul grande schermo, per chi non vive con lo stesso trasporto quanto avvenuto il rischio è quello di perdersi in una narrazione che non offre nulla di realmente nuovo, rivisitando per l'ennesima volta le logiche del gangster-movie all'orientale di stampo moderno. Manca anche quel pizzico di ironia che pur era potenziale, data la particolare mimica espressiva del suo massiccio e carismatico protagonista.

Uno, nessuno, centomila

Una Scena Di The Outlaws
Un'immagine di The Outlaws

Protagonista che rimane a suo modo imponente non soltanto per la succitata fisicità, ma proprio per quel suo ruolo da leader assoluto che ruba la scena al folto cast di comprimari. E nella miriade di figure secondarie che riempono le fila di una parte e dell'altra, alcuni con sottotrame più o meno invasive, The Outlaws finisce per perdersi e smarrire il pathos necessario nell'intreccio principale, con la tensione palpabile solo a tratti e l'interesse per la definitiva resa dei conti che si illumina grazie al pur efficace combattimento finale.

Va apprezzato in ogni caso il lavoro dietro la macchina da presa di Yunsung Kang, che al suo esordio dietro la macchina da presa dimostra di sapere gestire con un buon polso il peso del racconto; racconto che avrebbe dovuto essere snellito in fase di sceneggiatura da parte dello stesso regista, per rendere più centrale la contrapposizione tra i due principali antagonisti. Che qui sono spesso soffocati da un contorno fin troppo invasivo.

Conclusioni

The Outlaws si presenta apparentemente come un solido esempio di gangster-movie d’azione coreano, capace di intrattenere grazie alla presenza carismatica di Ma Dong-seok e a un ritmo narrativo serrato. Ma nonostante le potenzialità della vicenda ispirata a eventi reali e la regia energica dell'esordiente Yunsung Kang, il film rischia di perdersi in una narrazione appesantita da troppi personaggi secondari e da una struttura a tratti dispersiva. Manca quel guizzo di originalità o ironia - pur presente nel personaggio del coriaceo e robusto detective - che avrebbe potuto distinguerlo davvero e a conti fatti è la confezione a superare la sostanza.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Ma Dong-seok è un volto - e un corpo - ormai amabile e conosciuto dal pubblico, non soltanto asianofilo.
  • La storia vera alla base è ricca di spunti...

Cosa non va

  • ...ma l'intreccio in fase di sceneggiatura è fin troppo complesso per sole due ore di visione.
  • Personaggi e situazioni di contorno rendono il tutto dispersivo.
  • L'impressione è quella di un compitino ad hoc ben fatto, ma a cui manca qualcosa.