L'attualità domina nel concorso veneziano con store vere del passato che hanno ripercussioni e ramificazioni sul presente che stiamo vivendo. The Order è uno di questi film. Il regista Justin Kurzel utilizza la forma del thriller poliziesco per raccontare una storia nera dell'America degli anni '80, la caccia dell'FBI a una setta di suprematisti bianchi dell'Idaho guidati dal neonazista Robert Jay Mathews che organizzarono una serie di rapine e attentati nel tentativo di scatenare una guerra totale contro il governo.
A interpretare Mathews è l'inglese Nicholas Hoult, chiamato a un notevole tour de force per far dimenticare alle fan la sua immagine di ragazzo avvenente dalla faccia pulita nei panni del pericoloso criminale, ma il vero protagonista del film è Jude Law, qui nella duplice veste di produttore e interprete nel ruolo di un agente dell'FBI dall'esistenza travagliata che si mette sulle tracce della setta aiutato dalla collega Jurnee Smollet e dall'agente della polizia locale interpretato da Tye Sheridan.
L'equilibro tra realtà e finzione
Ispirato al libro non fiction del 1989 di Kevin Flynn e Gary Gerhardt, The Silent Brotherhood, The Order ha richiesto un attento lavoro di Justin Kurzel per trovare il giusto equilibro tra finzione e realtà. "Purtroppo la rilevanza del tema trattato parla per se stessa" spiega Jude Law, che sembra aver preso molto sul serio il ruolo di produttore. "Sentivamo di dover raccontare questa storia proprio oggi che i movimenti di estrema destra hanno ripreso vigore, è sempre interessante trovare un'opera del passato che dica qualcosa sul presente. E questo film è importante perché ci mostra come la comunità e il senso di famiglia possono far sentire le persone al sicuro indipendentemente dall'ideologia che veicolano. E questo è pericoloso".
Per The Order, Jude Law si è preparato con cura per rendere convincente il suo ruvido agente dell'FBI, il solitario Terry Husk, che soffre la distanza dalla famiglia e si getta a capofitto nel caso inserendosi faticosamente nella piccola comunità dell'Idaho in cui si svolge la storia. Come specifica l'attore, il suo non è un personaggio reale, ma è un collage di agenti che si sono occupati del caso. "In una storia come questa i personaggi sono archetipi, sono strumentali al racconto" dichiara. "Per noi era importante avere spazio per l'invenzione per avere la libertà necessaria di affrontare questo tema senza vincoli. Il mio personaggio arriva nell'Idaho credendo di essersi lasciato alle spalle il lavoro difficile e invece si trova davanti il caso più importante della sua carriera. Tutti i suoi vizi, il fumo e il bere, la relazione mancata con la famiglia, tutto è funzionale a creare un senso di realtà". Perfino i baffi, che rendono il divo inglese un po' meno avvenente del solito, ma lui confessa: "Tutti gli agenti che ho intervistato durante la ricerca avevano i baffi, forse è un modo per nascondersi, così ho deciso di farli crescere anche io".
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Il potere educativo dell'arte
Come e più del maturo collega, anche Nicholas Hoult ha dovuto immergersi nell'oscurità per creare il suo leader, carismatico, ma spietato e razzista. L'attore ha rivelato di aver evitato i contatti con Jude Law sul set: "Per le prime settimane non ci siamo mai parlati, la distanza ci è servita per costruire la relazione tra i nostri personaggi. La prima volta che ci siamo rivolti la parola è stato durante un ciak, ciò ci ha aiutato a dare energia incredibile alla scena". E all'energia del film ha contribuito l'impegno del regista Justin Kurzel che, per The Order, aveva in mente modelli alti "come Il braccio violento della legge, ma è sempre più difficile fare questo tipo di film. il lavoro sulle location è stato molto importante, volevo che i personaggi facessero parte del luogo. Credo che il film sia molto legato all'epoca dei fatti, anche se i paragoni col presente si sprecano".
La storia nera dell'America
Come rivela la nostra recensione di The Order, pur adottando una distanza temporale il film mette il dito nella piaga della società americana rievocando temi e fatti che sono alla base di eventi recenti come l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021. La pellicola mostra come un'ideologia pericolosa si possa radicare rapidamente. Sul tema ha molto da dire la star di Lovecraft Country Jurnee Smollet. "La storia dell'America è molto complessa, dalle leggi segregazioniste alla rivoluta di Tulsa del '21 fino all'attentato di Oklahoma City" dice. "Questo livello di bigottismo non è nuovo ed esiste fin dalle origini della nostra nazione purtroppo. Uno degli aspetti più belli dell'arte è la capacità di fungere da specchio per una società esplorando la complessità dell'umanità, compresa la bruttezza o l'oscurità, per poter imparare dal passato e, si spera, per non ripeterlo".
Parlando del suo personaggio, una agente dell'FBI volitiva e coraggiosa, aggiunge: "Per la mia agente il lavoro è tutto. Ha sacrificato la sua vita per l'FBI, essere una donna nera in un posto di lavoro in cui sono tutti maschi bianchi la costringe a dimostrare quanto vale. Mi è piaciuto l'approccio asciutto di Kurzel, la sua capacità di creare un'ambiente di lavoro sicuro. Nonostante i temi oscuri e drammatici, l'atmosfera sul set è stata fantastica".