Apple TV+ ancora una volta si è distinta nella propria offerta seriale. The New Look, serie di cui si è parlato (forse troppo poco), si è rivelato essere, col passare degli episodi della sua stagione inaugurale - una seconda dovrebbe essere già in produzione - non il solito e classico biopic d'epoca in cui raccontare la vita e le vicende professionali e personali della figura storica di turno, in questo caso Christian Dior. Per la verità, non è si è rivelata essere nemmeno una serie sul celebre stilista che col suo 'New Look' del titolo, la prima e più celebre linea come apostrofato dalla caporedattore di Harper's Bazaar Carmel Snow (Gleen Close), rivoluzionò il settore negli anni '40, o sulla sua rivalità apparente con l'aminemica Coco Chanel (Juliette Binoche). Questo perché non siamo dalle parti di Halston su Netflix o della più recente Cristóbal Balenciaga su Disney+, che raccontava più o meno gli stessi anni poiché i tre artisti ebbero modo di incontrarsi e collaborare in svariate occasioni. Qui l'arte diviene solamente un escamotage per parlare di altro.
What a new look!
La moda quindi è solo un pretesto narrativo come motore dell'azione nella trama di The New Look quando in realtà l'obiettivo del creatore Todd A. Kessler, che già aveva lavorato con Ben Mendelsohn in Bloodline e con Glenn Close in Damages, sembra piuttosto essere quello di realizzare un period drama sulla Seconda Guerra Mondiale. O meglio sulle sue conseguenze ed implicazioni all'interno del mondo dell'haute couture. Lungo i dieci episodi abbiamo infatti viaggiato su due linee parallele, quella dedicata a Christian Dior e quella di Coco Chanel. Questo per mostrare il diverso approccio delle due persone, prima ancora che stilisti, nei confronti del secondo conflitto mondiale e di quanto perpetrato dai nazisti nei confronti degli ebrei.
Rintracciamo la bontà d'animo e cuore puro di Christian Dior (un dolcissimo Ben Mendelsohn, appunto), impegnato nel ritrovare la sorella Catherine, dispersa in un campo di concentramento, disposto a tutto pur di riabbracciarla - il loro momento di ritrovo, grazie anche all'interpretazione di un'oramai rodata Maisie Williams, è molto toccante, così come la sequenza dell'approdo dei superstiti in stazione mentre i parenti cantano l'inno nazionale francese. Ma c'è spazio per tante storyline: l'occupazione di Parigi da parte dell'esercito tedesco, la richiesta dei soldati agli stilisti parigini di creare abiti per le loro mogli, il rifiuto di questi ultimi tra cui Chanel e la decisione di Lucien Lelong (un sempre trasformista John Malkovich), a capo della Maison per cui lavorava Dior, di assecondarne i capricci per proteggere se stesso e i propri artisti e farli continuare a lavorare e guadagnare in tempi estremamente difficili.
The New Look, la recensione: sopravvivere di creatività
Chanel n. 5
Dall'altro lato la caparbietà forse un po' egoistica di Coco Chanel (una meravigliosa Juliette Binoche, che sembra nata per interpretare questo ruolo anche fisicamente). Una donna che si è ritrovata al centro della burrasca e, a differenza di Dior legato alle decisioni della Casa di Moda Lelong, lei fu al centro di aspre critiche da parte dei cittadini francesi, e anche delle autorità, finendo nella lista dei collaborazionisti tedeschi e cercando aiuto in qualche soldato che si lasciasse corrompere pur di recuperare il nipote ebreo dalle retate per i campi di prigionia. Che poi è quello che forse avrebbe fatto anche Dior, come ci viene mostrato, se le circostanze esterne non glielo avessero impedito - nella figura del fidanzato di Catherine, a capo dei rivoltosi contro l'occupazione parigina.
Nel corso di The New Look vediamo come la donna cerchi sempre di guardare il proprio tornaconto per un banale istinto di sopravvivenza e perché si ritrova in un frullatore storico di sconvolgente portata. Ma del resto, al posto suo e in quelle drammatiche circostanze, chissà se noi avremmo fatto diversamente. È facile giudicare col senno di poi. Anche la sua decisione di fare causa ai suoi soci iniziali non era dettata, ovviamente, dal loro essere ebrei, ma dal loro aver tentato di accaparrarsi totalmente i diritti del suo celebre profumo, Chanel n. 5, che l'aveva fatta campare di rendita per molto tempo, per commercializzarlo in versione annacquata e sottostimata.
Incontro (o scontro?) di stilisti
The New Look diviene quindi una sorta di ring a colpi di abiti d'alta moda, merletti, orli, aghi e fili. Il vero conflitto che si perpetra non è solamente quello sulle passerelle, mostrandoci un mondo altamente competitivo ed estremamente elitario che proprio per questa sua natura iniziava a mettere in dubbio la propria ragion d'essere in virtù di quanto stava accadendo nel mondo: una sorta di crisi d'identità del settore. Ma anche e soprattutto quello nel contesto storico in cui sono vissuti, come persone prima ancora che come professionisti. Vediamo infatti l'approccio alla guerra di altri nomi come lo stesso Cristóbal Balenciaga - qui interpretato da Nuno Lopes e che nella serie Disney+ non ha mai voluto affrancarsi ad un pensiero politico, non rendendosi conto che l'arte è sempre anche politica, come direbbe qualcuno. E ancora, tra i tanti, Pierre Balmain (Thomas Poitevin), desideroso di lasciare la Casa Lelong per esprimere al meglio il proprio potenziale, e il celebre Pierre Cardin (Eliott Margueron), qui un giovane alle prime armi sull'orlo del successo. Proprio di successo e di insuccesso parla il serial Apple TV+, ma soprattutto parla di come combattere contro i propri demoni interiori e contro quelli esterni della Storia, e di come entrambi ci rendano ciò che siamo. Nel bene e nel male.