The Nevers, la recensione: supereroine in un mondo steampunk e già orfano di Joss Whedon

La recensione di The Nevers, la serie creata da Joss Whedon e ambientata in una Londra vittoriana abitata da individui dotati di incredibili poteri.

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The Nevers: una foto tratta dalla serie

Quanto ci sarebbe piaciuto iniziare questa recensione di The Nevers parlandone come del grande e attesissimo ritorno alle serie dell'autore cult Joss Whedon. Ma, ahinoi e soprattutto ahilui, l'approdo al porto felice della HBO dopo le burrascose, seppur estremamente fruttuose, esperienze prima con la Fox lato televisivo (Buddy, Angel, Firefly e Dollhouse) poi con la Marvel lato cinema (The Avengers e Avengers: Age of Ultron) non è esattamente quello che i fan hanno per tanto tempo sognato. Perché è vero che con The Nevers e la HBO Joss Whedon ha finalmente ottenuto la libertà creativa che cui aveva sempre cercato e raramente ottenuto, ma questa libertà è giunta nel momento in cui sempre più frequenti accuse di "comportamenti offensivi e poco professionali" arrivavano prima dai set più recenti di Justice League che da molti di coloro che al tempo avevano lavorato a Buffy e al suo spinoff.

Non è questo il luogo o il contesto giusto per parlare dell'affaire Whedon, ma se ci è sembrato doveroso parlarne fin dall'apertura è perché The Nevers è evidentemente una serie whedoniana fino al midollo (e lo dimostrano i credits finali del primo episodio). Eppure, paradossalmente, non lo è già più visto che lo showrunner ha abdicato (ufficialmente per il troppo stress causato dal lavorare in piena pandemia) ed è uscito dalla serie dopo aver lavorato ai primi episodi, e il suo ruolo è stato ripreso dall'inglese Philippa Goslett.

Una Londra vittoriana e steampunk, ricca di poteri inspiegabili e bizzarri

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The Nevers: uno scatto tratto dallo show

Ma di cosa parla questo The Nevers? Siamo nel 1896, a Londra, quando un evento soprannaturale sconvolge l'esistenza di molte persone che vengono letteralmente "toccate" da un'energia misteriosa e ricevono così in dono delle abilità speciali, spesso bizzarre. Sono principalmente donne, spesso emarginate o di ceti sociali bassi, ed è per questo che molte di loro si ritrovano sole, perseguitate, e decidono di riunirsi, in un orfanostrofio, sotto la guida della vedova Amalia True, in grado di vedere piccoli frammenti del futuro, e della stralunata inventrice Penance Adair. Entreranno a far parte di questo gruppo di personalità a dir poco speciali. Citiamo, giusto per fare qualche esempio, un bambina gigante, una ragazza che parla ogni volta in una lingua diversa, una cantante dalla voce sublime e magica, una ex prostituta in grado di far dire sempre e solo la verità, una donna dal tragico passato che ha il potere di distruggere tutto ciò che tocca etc etc...

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The Nevers: un'immagine delle protagoniste

Ma se pensate che sia finita qui vi sbagliate, perché a tutto questo, episodio dopo episodio, si aggiunge una folle omicida a capo di una banda di rinnegati, un burbero investigatore della polizia, dei lord che vedono nei "Toccati" una minaccia per l'intero paese, un chirurgo pazzo, un crudele leader di criminali da strada e molto altro ancora. The Nevers è insomma una serie molto ambiziosa, forse anche troppo, che richiede tempo per essere assorbita e per capirne le sue vere potenzialità. Fino ad ora abbiamo potuto vedere solo quattro episodi ed è soltanto alla fine dell'ultimo da noi visionato che si comincia ad intuire la vera ricchezza dell'universo inventato da Whedon. A questi quattro ne seguiranno poi altri due, per un totale di sei, che compongono la prima parte della stagione e che andranno in onda fino a metà maggio; poi la serie andrà in pausa per tornare presumibilmente entro l'anno con gli ultimi sei della prima stagione. Si tratta di una pausa forzata causa covid, ma probabilmente si tratterà di una pausa che non potrà che far bene alla serie visto che offrirà a molti spettatori l'opportunità di avvicinarsi con più calma ad un prodotto che all'apparenza può sembrare banale e già visto, ma che potrebbe, col tempo, offrire sempre di più.

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The Nevers: Viola Prettejohn in una scena della serie

Molto però dell'eventuale successo della serie, però, dipenderà anche dalla strategia che la HBO sceglierà di attuare per la promozione. Una situazione non semplice, con la HBO che ora si trova con una serie che è derivativa in ogni suo aspetto, e orfana dell'unica garanzia di successo e qualità che un prodotto del genere può avere nel 2021. Cosa fare quindi, pubblicizzarla come nuova serie di Whedon o farne a meno eliminando così l'unica cosa che la caratterizza? Perché, diciamolo chiaramente, quante sono le serie che raccontano di gente che si ritrova con dei superpoteri? Quante ancora sono le serie che mettono al centro delle protagoniste donne? E quante ancora sono le serie ambientate nella Londra vittoriana? Prendete insomma Gli Irregolari di Baker Street, Penny Dreadful, Carnival Row; aggiungeteci gli X-Men e, appunto, Buffy - L'ammazzavampiri, e mischiate il tutto con la maggior parte delle serie dell'ultimo anno. Ecco il motivo per cui questo The Nevers, ad uno sguardo superficiale, può davvero sembrare qualcosa di già visto mille volte.

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The Nevers: Laura Donnelly in una scena della serie

Solo il tocco di Joss Whedon, i suoi dialoghi e la sua ironia, riescono ad aggiungere davvero qualcosa di diverso ad un progetto che altrimenti non avrebbe avuto nemmeno ragione di esistere. Probabilmente a molti basterà anche solo guardare il primo episodio, interamente firmato da Whedon tanto nella regia che nella sceneggiatura, quello con più personalità, per capire come una visione artistica ed autoriale possa veramente differenziare questo prodotto dai tanti altri che, solo apparentemente, sembrano trattare lo stesso argomento. Ma, come tutte le serie di Whedon del passato, è soltanto andando avanti, lasciandosi catturare dai personaggi, dalle loro unicità e stramberie, che i temi e la qualità riescono ad emergere. La speranza è che tutto questo sia possibile e che, anche senza Whedon, queste caratteristiche possano rimanere immutate nel tempo, anche nelle eventuali stagioni successive. Perché che The Nevers non sia una serie fatta per durare una sola stagione è evidente fin dall'inizio, dai tanti intrecci e dalla moltitudini di personaggi e domande che emergono anche solo dalla visione del primo episodio. Il problema è che nessuno, di sicuro non la HBO, poteva immaginare di ritrovarsi così presto con una serie "speciale", ricca di potenzialità eppure orfana e osteggiata dalla società in cui si trova, per demeriti non suoi. Prima ancora di iniziare, insomma, la serie The Nevers è diventata essa stessa come una dei suoi protagonisti. Ed è proprio per questo che, nonostante i suoi difetti, non possiamo che fare il tifo per lei.

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The Nevers: Ann Skelly interpreta Penance Adair nella serie

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Conclusioni

Non ci siamo voluti sbilanciare troppo in questa recensione di The Nevers perché è evidente che una serie del genere non si può giudicare solo su quattro episodi: da una parte è evidente come pecchi di poca originalità e come sia fortemente derivativa, dall'altra in pochi episodi inserisce una quantità tale di elementi per il futuro che non può non incuriosire e colpire per la sua ambizione. Certo l'uscita di Whedon ci toglie quella sicurezza che avremmo avuto per il prosieguo, e quindi non possiamo che rimanere in attesa, fiduciosi ma al tempo stesso preoccupati, per la piega che potrà prendere in futuro.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • Il "tocco" di Whedon c'è sempre, lo si nota nei dialoghi, nei personaggi e, soprattutto nel primo episodio, anche nella regia.
  • Nonostante i superpoteri ormai siano in qualsiasi serie o saga che si rispetti, alcune trovate qui sono comunque originali e "divertenti".
  • Più si va avanti con gli episodi e più so intuisce la complessità dell'universo ideato da Whedon...

Cosa non va

  • ... ma questo non vuol dire, soprattutto con la sua dipartita, che la serie riesca a gestire tutto al meglio.
  • A livello superficiale, la serie non può che sembrare un grande mix di tante cose già viste. Non ci sentiamo di giudicare chi dovesse essere poco attratto da questi temi.