In onda su Sky Atlantic ogni lunedì in versione originale (dal 19 aprile anche doppiata in italiano), The Nevers è la nuova serie TV di HBO creata da Joss Whedon: ambientata in un Inghilterra vittoriana come non l'avevamo mai vista, episodio dopo episodio seguiamo le avventure di un gruppo di donne dotate di poteri tanto particolari quanto straordinari.
Amalia True (Laura Donnelly) e la brillante inventrice Penance (Ann Skelly), sono due tra le donne Toccate, che, dopo uno strano evento paranormale, hanno scoperto di possedere nuove incredibili doti: le due sono ora a capo di un orfanotrofio dove si rifugiano tutte le donne che sono cambiate dopo il misterioso evento, scacciate da una società che non le accetta e ne ha paura. Se Amalia True e Penance cercano di salvare più ragazze possibili (scopriremo presto però che tra i Toccati ci sono anche degli uomini) e di fare del bene, a portare distruzione e scompiglio c'è Maladie, una donna dal passato doloroso che ora è in cerca di vendetta. Nel ruolo di Maladie troviamo la strepitosa Amy Manson, che ci ha raccontato che cosa ha significato per lei far parte di questa serie e ci ha aiutato a comprendere meglio il suo personaggio.
Maladie, la "cattiva" di The Nevers
Raccontaci il tuo personaggio in The Nevers
Si, da dove cominciare con Maladie? Lei si trova un passo avanti a tutti. È parte dei Toccati e ora può infliggere dolore e terrore attraverso il suo terrificante sguardo mortale. È presa da questa furia di vendetta contro un dottore che l'ha fatta soffrire moltissimo cercando di scoprire la fonte del suo potere. Così è come la incontriamo all'inizio del primo episodio.
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È un personaggio straordinario, ma anche estremo. Come ci hai lavorato la prima volta che hai potuto leggere la sceneggiatura?
Ho ricevuto la prima scena, ed inizialmente si chiamava "Mabel". Mi ricordo di averci lavorato sopra per circa tre settimane, cercando di analizzarla, ma non riuscivo veramente a capirla. È un personaggio così stratificato ed è difficile trovare un senso in tutte le sue caratteristiche. Avevo una descrizione del personaggio che diceva: "Parla per enigmi e indovinelli". Ricordo di aver cercato di comprenderla il più possibile e poi di essere andata all'audizione. In seguito sono stata richiamata per un altro incontro con Joss Whedon, che ha creato la serie, e Nina Gold, la direttrice del casting, e ci siamo seduti tutti in una stanza. Io ho provato a spiegare il mio punto di vista sul personaggio e sulla sceneggiatura, ricordo che Joss all'improvviso si è voltato e mi ha detto: "No, non ha nulla a che vedere con questo!". Mi ero inventata che cosa dire in cinque minuti, citando altri film e pensando che la sceneggiatura significasse questo o quello, ero convinta di aver capito. E ovviamente non avevo capito nulla. In seguito ci abbiamo scherzato su e per me da quel momento lavorare a questa serie è stato un atto di fede. Non mi era mai capitato di interfacciarmi con una sceneggiatura di questo tipo. È stato tremendamente eccitante. Mi sento come se questo ruolo sia stato un dono per me.
Il look di Maladie
Come hai lavorato sul look del tuo personaggio?
È nato dal lavoro congiunto con Chris Blundell, che si occupa di capelli e trucco per la serie. Abbiamo provato sei o sette look differenti, Maladie sembra sia stata trascinata per i capelli tra dei cespugli, ma in realtà c'è un sacco di lavoro dietro al suo aspetto, un sacco di dettagli che Chris ha voluto aggiungere. Ci sono stati molti tentativi falliti, non eravamo mai veramente soddisfatti del risultato. Interpretandola, episodio dopo episodio, ho capito però perché Maladie è in un certo modo, ho capito le ragioni del suo aspetto così particolare. Per lei è tutto una recita, e questo è evidente soprattutto dagli abiti che indossa. Michele Clapton, la Costume Designer, ha fatto un lavoro incredibile. Volevamo che fosse evidente che Maladie avesse passato del tempo in un ospedale psichiatrico, volevamo che il suo aspetto gridasse "guardate che cosa mi avete fatto!". Il suo aspetto mi ha anche aiutato a capire che cosa aveva passato e perché è diventata la donna che è.
Dark comedy, dramma, fantasy e steampunk
Come descriveresti questa serie a persone che non ne sanno assolutamente nulla?
The Nevers è quasi un genere completamente nuovo per me, davvero. È un miscuglio di generi diversi, dalla dark comedy al dramma, dal fantasy allo steampunk. Ruota tutto attorno a queste donne fortissime che cercano di emanciparsi all'interno della società in cui vivono, che cercano di far valere i propri diritti ma che sono state emarginate. Le donne Toccate si sono divise in due fazioni: Maladie è a capo di una e Amalia True quella dell'altra, all'interno dell'Orfanotrofio. Quando scoprono i nuovi poteri devono capire il loro posto all'interno della società, nessuna di loro comprende la vera entità delle loro abilità, devono cercare di capirle. Il loro "viaggio" nella storia è quello di capire il perché di questi doni.
Nei combattimenti che vediamo durante la serie, Maladie è una che colpisce ma che riceve anche parecchio in cambio.
Si ma lei lo adora, è il suo modo di acquisire ancor più potere. Si ricarica come se fosse una pila della Duracell. È guidata da questa ossessione di essere la prescelta, poi si incontra/scontra con Amalia, e, nel secondo episodio, comprendiamo che hanno un passato in comune. Io amo mantenermi in forma ma abbiamo fatto comunque un lavoro enorme con Laura Donnelly (che interpreta Amalia) e con lo Stunt Cordinator, Rowley Irlam. Abbiamo cominciato un mese prima delle riprese. Prima abbiamo lavorato con i nostri stunt, poi insieme. La bellezza di Maladie è che è imprevedibile, con lei non ci sono regole, è come se fosse un animale rabbioso. Laura a volte mi doveva fermare, cercando di calmanti, perché facevo tutto di testa mia!
Una storia che parla allo spettatore di oggi
Ogni fantasy ha bisogno di trovare radici in una realtà che il pubblico possa comprendere, anche se è ambientato nel passato. Che cosa secondo te di The Nevers parla agli spettatori di oggi?
Io penso che il tema più importante della serie sia l'ascesa delle minoranze, queste donne sono state escluse dalla società in cui vivono per le loro "disabilità". Questo è quello della sceneggiatura che mi ha colpito di più, nella maniera più profonda e umana. Per quanto ci siano elementi di humor, di grottesco e fantasy, questa storia ha le sue radici nel dolore e nel bisogno di essere compresi. Altri temi importanti sono il bisogno di amore, di amicizia, di emancipazione e di unità.
Questa serie visivamente è davvero una sorpresa, per te come attrice quali sono stati i momenti salienti delle riprese?
Maladie non si muove in molte location diverse, anche se è stato molto bello quando mi è stata data carta bianca nel Wimbledon Theatre. Ho lavorato principalmente in interni, piuttosto che in esterni. Penso che i set della serie siano davvero incredibili, la Production Designer Gemma Jackson ha fatto un lavoro straordinario sulle location esterne. Ha praticamente "costruito" le strade. Camminando ti sembrava di entrare in veri edifici, era tutto così preciso. Gemma è davvero geniale nel suo lavoro.