Se una serie nasce col #MeToo e si ritrova ad essere l'unica a parlarne in modo schietto e onesto, mostrandone entrambi i lati della medaglia, rischia di diventare poi la (brutta) copia di se stessa nelle stagioni successive. Il secondo ciclo di episodi aveva sofferto da un lato a livello produttivo per i continui ritardi dovuti alla pandemia globale, dall'altro a livello narrativo perché era stato deciso di inserire questo grande evento che ha colpito il mondo intero nel serial, dovendo cambiare le sceneggiature in corsa (cosa che aveva appesantito e sfilacciato la narrazione).
Dopo aver raccontato due avvenimenti talmente importanti e che soprattutto hanno avuto conseguenze sulla nostra contemporaneità, condizionando il mondo in cui viviamo nel 2023, bisognava scegliere cosa mettere al centro del racconto in una terza stagione. Come spiegheremo nella recensione di The Morning Show 3, dal 13 settembre su Apple Tv+ con appuntamento settimanale, l'idea geniale e soprattutto sempre attenta all'oggi degli autori Jay Carson e Mimi Leder è stata raccontare what happens next: quando un posto di lavoro è denunciato come tossico, cosa succede dopo il #MeToo? Si prova a farlo funzionare, a migliorarlo e a salvarlo oppure lo si lascia morire del proprio marciume?
Cosa succede dopo?
La prima scelta azzeccata ed intelligente della terza stagione di The Morning Show è riprendere il racconto da marzo 2022 (quindi un anno e mezzo fa), saltando a piè pari i due anni più intensi della pandemia dove avevamo lasciato i personaggi alla fine del secondo ciclo. Questo periodo di tempo però ovviamente non viene dimenticato e viene raccontato attraverso alcuni flashback brevi sottoforma di stralci di ricordi, che hanno avuto importanti conseguenze per i personaggi, e attraverso un intero episodio dedicato al passato, coinvolgente e perfettamente posizionato all'interno della stagione. Nella serie ci avviciniamo quindi sempre di più alla nostra contemporaneità e molto è cambiato per i protagonisti una volta superato lo scoglio più di grande, ovvero la pandemia. Alex Levy (una Jennifer Aniston da Emmy, diciamolo subito, qualcuno glielo dia per favore) è guarita dal Covid in diretta streaming e ha ottenuto uno show tutto suo, Alex Unfiltered, e lo stesso vale per Bradley Jackson (una sempre deliziosa Reese Witherspoon), che ora conduce il notiziario in prima serata, forse lo slot più ambito della rete.
UBA+, il servizio streaming della compagnia al centro della serie, come molte piattaforme con la pandemia ha avuto uno spazio sempre più ampio nelle case degli abbonati ma ora inizia a soffrire il ritorno alla normalità del pubblico e Cory Ellison (un sempre più indecifrabile Billy Crudup) deve affrontare il possibile acquisto della compagnia da parte di un magnate milionario della tecnologia proveniente dalla Silicon Valley (interpretato da Jon Hamm e avvicinabile ai vari Jeff Bezos, Bill Gates e Elon Musk). Un accordo multimiliardario che stanno preparando da due anni e per il quale Cory si trova ancora una volta a lottare contro tutto e contro tutti insieme a Stella (Greta Lee) per non far fallire la compagnia e lasciare a casa tutti coloro che ci lavorano. Una sequela di giochi di potere che vedrà moltissimi colpi di scena nel corso della stagione a tenere incollato il pubblico.
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Le new entry
Ciò che le due principali new entry nel cast di The Morning Show 3 - ovvero il già citato Jon Hamm e Nicole Beharie di Sleepy Hollow - si portano dietro è la domanda delle domande: dopo l'aver denunciato in diretta tv le colpe di un ambiente di lavoro tossico e la morte di Hannah alla fine della stagione inaugurale, e dopo il Covid che ha interrotto bruscamente la lotta per i cambiamenti all'interno della redazione e di tutta la UBA (fin dal consiglio di amministrazione) è giunto il momento per Alex e Bradley, ora unite più che mai, di capire se valga la pena provare a bonificare quell'ambiente lavorativo maschilista e tossico oppure vederlo smantellare davanti ai loro occhi per poter ripartire da zero.
Qual è la scelta più audace e coraggiosa, ma soprattutto la più giusta? Se lo chiedono anche gli altri personaggi femminili dello show, a partire dall'altra new entry, Chris Turner (una sorprendente Nicole Beharie, che darà una voce ancora diversa alle donne nere in questo serial), ex campionessa olimpica poi giornalista sportiva e non solo della UBA, assunta durante la pandemia. Accanto a lei Mia Jordan (Karen Pittman), che deve affrontare il post mortem di Mitch e l'essere rimasta provando a migliorare le cose anche per i propri sottoposti neri al Morning Show. In questa terza stagione vengono affrontate anche la tematica della discriminazione razziale - in modo attento, lucido e terribilmente legato all'attualità come ci ha abituato nei suoi momenti migliori la serie - e quella dell'intrattenimento drasticamente cambiato in questi anni e soprattutto con la pandemia, a partire dalle abitudini di visione degli spettatori. Una riflessione meta-televisiva piena di spunti e sfaccettature, tutte analizzate con intelligenza e acume nel serial.
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La stagione migliore di The Morning Show?
La serie è una delle punte di diamante di Apple Tv+ e la conferma dell'investimento e della fiducia da parte della piattaforma è dato dal rinnovo già avvenuto per un quarto ciclo di episodi. L'aspetto migliore di questa stagione è lo spazio rivolto a tutti i personaggi, non solo Jennifer Aniston e gli altri interpreti di punta ma anche il resto del cast, non dimenticandosi sostanzialmente di nessuno. Un personaggio che riserverà non poche sorprese, ad esempio, e c'era il rischio divenisse la caricatura di se stesso è il Chip di Mark Duplass, che ha forse uno dei monologhi più intensi e sentiti di tutta la serie. C'è poi l'aspetto "donchisciottesco" del salvare la compagnia e soprattutto del provare a pulirne l'integrità che ricorda The Newsroom (la serie di Aaron Sorkin che vi consigliamo di vedere immediatamente se non l'avete mai fatto), la lettera d'amore al giornalismo dello showrunner.
Anche qui infatti gli autori hanno guardato agli anni precedenti e ai reali fatti di cronaca già accaduti per poterne raccontare al meglio la copertura da parte dei media dopo essersi documentati (come ad esempio l'assalto al Campidoglio di Gennaio 2021 o la legge sull'aborto di Giugno 2022, affrontata anche in Grey's Anatomy). Qui la scrittura però è meno retorica e sognante, più schietta e a volte crudissima, per riportarci dentro le dinamiche di una redazione e ricordarci l'importanza dell'informazione oggi più che mai, con i social che impazzano sempre più, la dispersione di notizie nell'etere del web e la proliferazione delle fake news. Il mondo si può cambiare, ma bisogna volerlo fin dalle fondamenta. Grazie The Morning Show per avercelo ricordato.
Conclusioni
Alla fine della recensione di The Morning Show 3 siamo davvero entusiasti del lavoro fatto con la serie da parte degli autori, che sono riusciti a sfruttare il post-pandemia e il post-MeToo meglio di come avevano affrontato il Covid stesso, inserendolo postumo nella storia. Nei nuovi episodi hanno dato spazio a tutti i personaggi, new entry comprese (tenete d'occhio Nicole Beharie ancor più di Jon Hamm), con protagonisti pronti per l’Emmy così come la scrittura della serie, legata ancora di più all’attualità. Quasi una strizzata d'occhio a The Newsroom per raccontare la difficoltà di fare informazione oggi e il cambiamento dell’intero settore del giornalismo, della comunicazione, dell’editoria e dell'intrattenimento.
Perché ci piace
- La scrittura e la regia: schiette, oneste, dirette.
- Jennifer Aniston è da Emmy.
- Le new entry sensazionali, non solo Jon Hamm, ma anche Nicole Beharie.
- L'evoluzione e lo spazio dato a personaggi che potevano facilmente essere dimenticati, come Mia e Chip.
- L’aver scelto di raccontare il What Happens Next dopo #MeToo e Covid.
- La discriminazione razziale sul posto di lavoro affrontata con tatto e intelligenza.
Cosa non va
- La lotta verso un nemico comune che si fa sempre più definita potrebbe far storcere il naso a qualcuno.
- Se gli argomenti della serie non vi hanno coinvolto finora, difficilmente lo faranno adesso.