L'oscurità della notte e il buio della città. Due sagome che finalmente vengono alla luce, portandosi lentamente sotto i riflettori, come se fossero sul proscenio di un palcoscenico teatrale, proprio di fronte alla platea. Sono tornati. Il nostro Mandaloriano preferito col piccolo Bambino (per tutti noi, Baby Yoda) al suo fianco e, nel giro di pochi secondi, siamo di nuovo catapultati nell'universo di Star Wars ancora inconsapevoli che, al termine di questi 50 minuti, nulla sarà più come prima. Ci voleva The Mandalorian 2 (e in generale la serie Disney+) per creare un'attesa spasmodica nelle settimane precedenti e serviva un inizio di stagione simile per tornare una volta di più bambini mai del tutto cresciuti. Perché, come abbiamo avuto modo di scriverlo nella nostra recensione della prima puntata della seconda stagione, guardare Star Wars oggi significa addentrarsi nel mito, espanderlo, riscoprirlo. Una puntata densa di azione e di spettacolo, di quella magia che ci ha fatto innamorare della saga. Una puntata che gioca con noi e che, proprio nell'ultima inquadratura, fa esplodere l'entusiasmo. Serviva un incredibile colpo di scena come quello che Jon Favreau ha ideato per noi per avere la conferma che, anche quest'anno, la prima serie live action ambientata nell'universo di George Lucas promette di allontanarci, seppur solo per un'ora alla settimana, dal nostro buio mondo e viaggiare in quella galassia lontana lontana, riscoprendo la gioia di un franchise che ci fa tornare bambini.
Ecco perché il significato del colpo di scena finale del primo episodio di The Mandalorian 2, oltre a rivoluzionare l'intera saga, è anche un messaggio chiaro e preciso del senso più profondo di Star Wars; prima di proseguire nella lettura vi preghiamo di fare attenzione: fino ad ora siamo rimasti sul vago, ma seguiranno spoiler!
Lo sceriffo che tutti aspettavano?
Un ritorno a casa. Lo è per lo spettatore che finalmente ha la possibilità di ritornare a seguire le vicende di Din Djarin (Pedro Pascal accuratamente nascosto sotto l'elmo) ritornando alle atmosfere ben note e sicure su cui la prima stagione si era basata (persino lo stesso prologo richiama quello del Capitolo 1). Lo è per i personaggi della serie che, in qualche modo, ritornano in posti già visitati ritrovando personaggi già conosciuti (è il caso di Peli Motto, la meccanica dell'officina). E lo è per la stessa saga che ambienta la maggior parte di questa premiere su Tatooine, il pianeta dove l'intera saga - sia che la consideriamo partendo dal film originale che dal prequel del 1999 - è iniziata. Un ritorno anche alle origini del genere di Star Wars, che non ha mai nascosto l'ispirazione al genere western, chiara ispirazione per The Mandalorian, e che con questo episodio crea un legame con il Capitolo 5 della prima stagione. Dove lì c'era un pistolero (questo il titolo dell'episodio passato), qui c'è uno sceriffo (a sorpresa, il titolo di questa premiere). I fan si saranno subito interrogati se il ritorno a Tatooine alla ricerca di un altro Mandaloriano significasse il ritorno di un personaggio del passato della saga molto amato. Tutti gli indizi, all'inizio della puntata, sembrano prepararci alla rivelazione: lo sceriffo della cittadella fantasma, un uomo che indossa quell'armatura rovinata. Il casco viene appoggiato sul tavolo della taverna lasciando ben pochi dubbi sul suo proprietario, per poi scoprire che, in realtà, l'uomo che la indossa non è Boba Fett.
Il ritorno dal 'Ritorno dello Jedi'
Il cacciatore di taglie originale, quello che tutti i fan desideravano rivedere. Boba Fett compariva narrativamente per l'ultima volta nella saga in Il ritorno dello Jedi, divorato da un Sarlacc, un mostro tentacolare. In realtà, benché si era visto cadere nella buca, inghiottito e pure digerito, la morte di questo temibile e letale cacciatore di taglie era sempre sembrata un po' troppo ridicola per il personaggio (ricordiamo che cade nella buca del mostro, in maniera totalmente slapstick, venendo colpito per caso da un Han Solo cieco). Per anni le voci di un ritorno del personaggio si sono rincorse, tant'è che inizialmente proprio la serie su Disney+ lasciava presagire che il protagonista fosse proprio lui. E pure nella scorsa stagione, un indizio della sua presenza c'era stato, seppur senza conferma. Proprio alla fine del Capitolo 5, sentivamo un rumore di passi e vedevamo una figura misteriosa avvicinarsi al corpo morto di una cacciatrice di taglie. Questa volta, invece, dopo aver giocato con noi per tutto il corso della puntata tra richiami al passato, citazioni e aspettative, ecco che proprio nelle inquadrature finali il gioco viene svelato: Boba Fett è vivo. Interpretato dallo stesso attore, che in Star Wars ep. II - L'attacco dei cloni interpretava il padre (ricordiamo che Jango Fett veniva clonato), ovvero Temuera Morrison, in una nuova tenuta, senza armatura e con un nuovo outfit che ci lascia fantasticare sui suoi cinque anni a Tatooine, Boba Fett torna prepotente nell'universo di Star Wars, rivoluzionando l'intera saga (ora non potremo più vedere quella scena ne Il ritorno dello Jedi con gli stessi occhi). E a pensarci bene, il richiamo più forte alla sua sopravvivenza ce l'ha dato lo stesso protagonista della serie in questo episodio: divorato dal temibile e gigantesco dragone krayt, riesce a uscirne vivo.
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Cosa cambierà nell'economia della storia?
Al di là della gioia dei fan, cosa significa questo ritorno di un personaggio appartenente al passato all'interno dell'economia della saga? Possiamo ipotizzare che Boba Fett avrà un ruolo determinante per il proseguimento della trama di questa seconda stagione. È un personaggio capace, infatti, di legare al meglio il passato con il presente della saga. Siamo sicuri che, proprio perché vissuto a cavallo tra le due Età narrative, quella della Repubblica e quella dell'Impero con successiva caduta di Palpatine, potrà riuscire ad aiutare il nostro Mandaloriano nella sua missione principale per riportare il Bambino nel luogo predestinato e scoprire di più sulla mitologia degli Antichi Jedi. Ed è piacevole notare che, al di là dei vari riferimenti per i fan più appassionati (gli indizi sulla sopravvivenza di Boba Fett erano già presenti in molti libri pubblicati appartenenti al canone), il tutto è perfettamente fruibile anche dallo spettatore più comune, sia che abbia visto tutte le opere audiovisive della saga, sia che si sia appassionato a Star Wars solo grazie alla serie di Disney+.
Il significato più profondo di questo ritorno
Ma c'è un significato più profondo e meno puramente narrativo nel ritorno di questo personaggio. Il gioco che Jon Favreau compie con questa premiere ha solo un risultato preciso e perfetto: l'intrattenimento puro. Alla fine di questi 52 minuti come spettatori siamo sorpresi e appagati, in ogni aspetto: personaggi a cui siamo affezionati che tornano di prepotenza sullo schermo, un ritmo a tratti più disteso che richiama i tempi dilatati del western, una spettacolare battaglia finale che ci fa temere per i protagonisti e ci tiene incollati, la straordinaria resa visiva che rende una volta di più lo schermo televisivo sempre più vicino a quello gigantesco del cinema. Ma soprattutto è con opere del genere che torniamo ancora una volta spettatori puri a cui interessa solo il piacere del racconto. Dopo un'accoglienza mista per l'ultimo capitolo della saga degli Skywalker, uscito nel dicembre scorso, il ritorno di Boba Fett, ma lo stesso ritorno del Mandaloriano e di "Baby Yoda" è un ritorno di ciò che amiamo di Star Wars. È un ritorno a quella dimensione mitologica che appassiona il mondo intero da più di quarant'anni. È la conferma di una saga che, nonostante alcuni passi falsi, si dimostra ben scritta, ben pensata. E non c'è nulla di meglio che riscoprire la felicità pura del "vedere una storia" e dimenticare per pochi istanti la difficile realtà che ci circonda. Il ritorno di The Mandalorian sui nostri schermi e il ritorno emotivo che ci regala è esattamente il motivo per cui abbiamo bisogno del cinema.
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