Star Wars non è una saga cinematografica. Star Wars non è uno sconfinato universo narrativo. Star Wars è un credo. Proprio come quello mandaloriano. Ed è forse per questo che il cacciatore di taglie ha sguazzato così bene nelle sue galassie lontane lontane. Apriamo questa recensione di The Mandalorian 1x08, finale di stagione assai convincente, togliendoci il cappello (o forse dovremmo dire l'elmo) dinanzi allo spassionato atto d'amore messo in scena da Jon Favreau e compagni.
Quella che all'inizio era una piacevole sensazione, col passare delle settimane è diventata certezza: The Mandalorian è un meraviglioso regalo depositato nel cuore di ogni fan di Star Wars. Una serie che non ha ceduto al comodo fascino della nostalgia, ma che ha trovato la sua via, la sua strada, la sua dignità e indipendenza nel pieno rispetto della tradizione strarwarsiana. Giunti alla fine della prima tappa (perché il viaggio continua eccome), ci guardiamo indietro e ci rendiamo conto di quanto The Mandalorian sia stato perfetto nel creare una costola seriale degna della sua matrice cinematografica. Senza mai adagiarsi su quanto mostrato e detto sul grande schermo, Favreau ha fatto tesoro della mitologia di Star Wars per forgiare qualcosa di nuovo ma rispettoso.
Inedito eppure coerente con il capostipite. Attraverso le gesta di un mercenario dai modi bruschi e dal cuore tenero, The Mandalorian ci ha ricordato quanto Star Wars sia sempre stato un enorme contenitore di generi. Sospeso tra western e avventura fantasy, senza dimenticare dinamiche di evidente stampo videoludico, la serie Disney Plus ci saluta con un episodio ricco (il più lungo in quanto a minutaggio con i suoi 44 minuti) e soddisfacente, in cui rivelazioni e azione convivono a meraviglia. E, come immaginavamo, ci ha lasciati sul più bello. Tutti orfani di due trovatelli in viaggio verso il loro destino.
Sotto l'elmo
Finalmente luce sull'oscuro passato del nostro mandaloriano. Un protagonista misterioso e criptico, di cui, però, abbiamo subito colto la tempra morale. Il suo forte senso di appartenenza al credo mandaloriano, però, non è semplice devozione ma gratitudine per un popolo che lo ha salvato. Il nostro Mando, infatti, non è un mandaloriano di nascita, bensì un trovatello salvato durante la Grande Purga imperiale. Il suo trauma rivive dentro un flashback intenso, che tanto ci ha ricordato le dolorose schegge dal passato viste in Rogue One: A Star Wars Story. Alternando con maestria approfondimento e azione, tensione drammatica e ammiccante ironia, Taika Waititi (che ha anche prestato la voce all'eroico droide IG-11) si dimostra molto a suo agio nell'universo starwarsiano.
Il regista neozalendese non può fare a meno di dare libero sfogo al suo istinto ludico, e lo capiamo quando ci regala il simpatico siparietto che prende in giro la tutt'altro che infallibile mira degli Stormtrooper. Il resto è il solito, perfetto esercizio di messa in scena: Forza usata in momenti topici (da dolci mani), duelli soddisfacenti e sparatorie senza sbavature. E uno script sempre agile nel regalarci poche ma ficcanti battute. Senza dimenticare l'inevitabile assist alla prossima stagione, già in produzione, incarnato dallo spietato e insensibile Moff Gideon di Giancarlo Esposito. Un villain con molto potenziale, che si congeda con tanto di epica Darksaber, leggendaria spada laser ben nota agli starwarsiani duri e puri.
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Il bambino e il cacciatore
Il titolo riguarda solo un uomo, ma The Mandalorian è sempre stata una questione di coppia. La storia di due anime affini che si incrociano per caso, si riconoscono e non riescono più a fare a meno dell'altro. Adesso abbiamo anche capito bene il perché. Mando vede in Baby Yoda (che in questo episodio si cimenta in due-tre espressioni irresistibili) la proiezione di se stesso: un sopravvissuto, un orfano, un indifeso abbandonato al suo triste destino. Ricordate? Qualche settimana fa vi abbiamo raccontato perché The Mandalorian ci ha spesso ricordato un videogame. Per le missioni da compiere, per gli spostamenti da un punto A a un punto B, per i personaggi secondari che servivano da alleati per risolvere la quest di turno. Ebbene, Redenzione funge davvero da "episodio di fine livello", da momento topico in cui ottenere una ricompensa (Mando viene nominato di fatto tutore del Bambino) e passare di grado. Questo finale, insomma, vale come un achievement di un bel gioco di ruolo in cui il nostro personaggio procede rinvigorito verso nuove gesta. E, giunti alla fine del livello, possiamo dire di esserci divertiti, di esserci affezionati a un cacciatore di taglie e alla sua dolce preda, e soprattutto di aver ritrovato l'autentico sapore di Star Wars in ognuno di questi otto episodi così pieni di amore per il passato e voglia di un futuro indipendente da tutto quello che è stato già detto nella galassia. Salutiamo The Mandalorian con una leggera malinconia e il petto stracolmo di soddisfazione. Perché sappiamo che il futuro di Star Wars è in buone mani. Come Baby Yoda in quelle di Mando. E come Mando in quelle di Baby Yoda. Questa è la via. Abbiamo parlato.
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Conclusioni
Soddisfazione e stima. È con queste sensazioni ben impresse negli occhi che abbiamo scritto la nostra recensione di The Mandalorian 1x08. Diretto da un Taika Waititi a suo agio nella galassia lontana lontana, Redenzione è un finale di stagione perfettamente riuscito. Un epilogo dove ironia e azione convivono a meraviglia, senza dimenticare ammiccamenti e apparizioni che faranno la gioia di ogni fan di Star Wars. Tra mitologia rispettata e un futuro ben delineato davanti a noi, non resta che applaudire il grande lavoro svolto da Jon Favreau. E attendere con trepidazione la prossima stagione.
Perché ci piace
- L'equilibrio e la coerenza con cui la mitologia di Star Wars si inserisce nella narrazione.
- Il carisma di ogni personaggio in scena.
- Gli ammiccamenti e l'inserimento di piccole gag che stemperano la tensione dell'epilogo.
- La sensazione di essere davanti alla miglior incarnazione di Star Wars degli ultimi anni.
Cosa non va
- Finisce troppo in fretta.