Siamo arrivati a metà del viaggio in questa The Last of Us stagione 2. Un traguardo che, a rigor di logica, equivale semmai a un quarto della storia che viene raccontata nella seconda parte del capolavoro videoludico targato Naughty Dog, ma visto che Craig Mazin e Neil Druckmann hanno optato per una suddivisione in più stagioni del titolo, dobbiamo necessariamente fare i conti con quello che la produzione HBO ci sta proponendo in termini narrativi.

Se ci avete seguito in questo viaggio che, a cadenza quasi settimanale, abbiamo intrapreso per soffermarci sulle principali differenze fra la serie e il videogame sapete bene che, per farlo, più che elencare in modo sterile, quasi schematicamente e per punti le varie similitudini e le varie differenze, abbiamo preferito fare un discorso di carattere più ampio.
Partendo magari da un particolare, affrontava di petto la maniera con cui la serie sta adattando il videogame e il mood che si viene a creare di conseguenza. Se avessimo scelto la strada della mera elencazione, sarebbe scappato fuori qualcosa di più anonimo e standardizzato, ragion per cui abbiamo voluto focalizzarci di più su questioni che hanno anche a che fare con il lato emotivo di una storia che, sia a livello di racconto interattivo che di narrazione televisiva, fa delle emozioni, anche viscerali, uno dei suoi punti di forza.
Peraltro sarebbe stato anche noioso con tutta probabilità. Perché pure la stagione 1 di The Last of Us, che di certo rispetto alla seconda è, generalmente, più fedele per come ripropone la storia del videogame, si allontana con una notevole frequenza dal materiale originale. E questa frequenza aumenta drasticamente con questo secondo blocco di puntate.
Il percorso
La terza puntata della stagione 2 di The Last of Us è, con tutta probabilità, quella che, finora, prende maggiormente le distanze dal videogame. Anche se nel corso del suo svolgimento ripropone in modo perfettamente aderente al videogioco un passaggio estremamente toccante. Distanze che vengono prese sia per come ci mostra gli effetti della morte di Joel su di Ellie sia su come tutta la comunità di Jackson faccia i conti con la tragedia vissuta nella seconda puntata, l'assalto degli infetti che tante vite è costato.
Nello specifico di Ellie, c'è tutto un passaggio completamente assente dalla storia originale che ce la mostra alle prese con il recupero fisico dei traumi subiti nella baita montana in cui ha assistito all'eliminazione del suo padre putativo mentre, allo stesso tempo, veniva percossa da Manny, uno dei soldati della WLF che accompagna Abby nella sua missione di vendetta alla ricerca di Joel. Un recupero ospedaliero, quello della ragazza, che passa anche tramite una valutazione psicologica finale da parte di Gail. Sarà questo il vero lasciapassare che le consentirà di abbandonare la stanza d'ospedale dopo tre mesi di degenza.
Dispiace dire che anche in questo caso l'inserimento del personaggio di Catherine O'Hara è del tutto ridondante. Come nel caso della seduta di terapia di Joel della prima puntata, si avverte un poco elegante calo di tono nella scrittura perché la presenza in scena della psicoterapeuta ha solo lo scopo di far dire a Ellie come si senta. Francamente, ci pare un "di più" non necessario, esposizione fine a sé stessa (che peraltro di ripeterà nella puntata con un altro incontro fra Gail e Tommy).

Poi, una volta tornata in libertà, la ragazza si reca a casa di Joel e la esplora in una maniera che riprende in maniera molto fedele quello che avviene nel videogioco. A cambiare le carte in tavola ci pensa Dina: nella serie è lei a rivelare a Ellie i nomi di Abby e dei suoi amici e non Tommy. Una logica conseguenza delle variazioni fatte con la 2x02 in quanto a formazioni delle pattuglie.
Nella serie HBO, Ellie non fa coppia con Tommy, bensì con Dina ed è lei a diventare il testimone di quel tragico giorno. Ma la 2x02 ha un'altra diretta conseguenza nell'episodio che si concretizza nella scena in cui Ellie deve rendere pubblica la sua volontà di fare giustizia nel corso di una vera e propria assemblea cittadina in cui la cosa verrà poi messa ai voti da parte dei membri del consiglio. Nulla di tutto ciò accade nell'opera alla base. Anche in questo frangente, la serie HBO vuole allargare la portata del racconto inserendo con maggior forza nella narrazione Jackson e i suoi abitanti.
C'era davvero bisogno di dedicare un quarto della puntata a tutto questo? A nostro modo di vedere no. Sarebbe stato molto più interessante dedicare più tempo a quello che l'episodio accenna solamente, ovvero l'arrivo a Seattle di Ellie e Dina. Che magari, per mezzo di quella narrazione ambientale tipica di The Last of Us, avrebbe permesso d'introdurre in scena in Serafiti in modo più allusivo di come viene fatto nel Percorso.
A Seattle con meno Seattle
Giorno uno è quasi tutto dedicato a quello che Ellie e Dina combinano nel primo giorno di permanenza a Seattle. Quasi. Perché un buon 15% della puntata viene speso per Isaac Dixon, il capo della WLF che, nella serie come nel videogame, è interpretato da Jeffrey Wright. È lui il protagonista dell'antefatto della puntata ambientato in un flashback che ce lo mostra con una sorta di mini-origin story quando ancora era un sergente della FEDRA. Ma lo ritroviamo anche più in avanti, diventato ormai rigido e spietato leader della WLF mentre tortura un prigioniero serafita (nel videogame il frangente è presente, ma molto più in avanti ed è ambientato in un bagno, non in una cucina).
Visto che Mazin e Druckmann avevano già deciso di presentarci questa sorta di "tribù millenarista" nella puntata precedente facendoci capire che i rapporti fra questa e la milizia WLF non sono idilliaci, tanto vale ribadire il concetto di una guerra totale fra le parti in cui è altamente probabile che Ellie e Dina si ritroveranno nel mezzo. Per il resto, quello che abbiamo di fronte è un vero e proprio bignami di ciò che avviene nelle prime ore che Ellie e Dina trascorrono a Seattle. C'è l'esplorazione della farmacia, c'è il negozio di dischi, ma manca una larga fetta di un viaggio ambientale che, nel videogame, contribuisce in maniera netta a delineare sia il rapporto fra le due che la storia di Dina. È curioso che si sia scelto di regalare addirittura una mini backstory ad Isaac optando, al contempo, per l'eliminazione completa di qualsiasi riferimento all'ebraicità di Dina.
Il sospetto che The Last of Us 2 non avrebbe toccato la questione era già nato ai tempi del casting di Isabela Merced, ma la conferma è arrivata con un episodio che rimuove totalmente il passaggio all'interno della sinagoga di Seattle, quello in cui Dina aveva modo di raccontarsi un po' di più a Ellie. Peccato. Ancora una volta, ed è curioso notarlo considerato che parliamo di una serie tratta da un videogame mezzo che, in virtù della sua interattività, deve quasi obbligatoriamente proporre momenti action, è la serie a indulgere maggiormente alle necessità di spettacolarizzazione della messa in scena.

Dopo la scoperta dei corpi dei soldati WLF coreograficamente sventrati dai Serafiti e appesi con le viscere penzolanti nello studio televisivo e la conseguente fuga di Ellie e Dina dagli altri soldati accorsi sul luogo del delitto, ci ritroviamo davanti a una versione "sotto steroidi" di una scena molto tesa. Parliamo dello scontro nella metropolitana. Nel videogame bisogna fare contemporaneamente i conti con i soldati WLF e una manciata di pericolosi infetti che, attirati dal trambusto, si ritrovano in una galleria illuminata di rosso con i fumogeni lanciati dai miliziani. Un momento che può essere affrontato in base a ciò che la fantasia suggerisce al gamer anche se di sicuro quello più spassoso si basa sul creare dei rumori che portano gli infetti ad attaccare i soldati e lasciarli poi alle "loro cose" scappando in relativa tranquillità.
Nella puntata si percorre la strada della set pieces a base di una vera e propria orda d'infetti all'assalto dei soldati e delle due ragazze che riescono a scappare dopo una rocambolesca fuga all'interno dei vagoni. Esigenze di spettacolarità a parte, una variazione tanto sottile quanto decisa dal videogame si ha nell'attimo in cui Dina rivela poi a Ellie di essere incinta. Nl gioco c'è una forte componente di angoscia in ballo, nella serie appare tutto più leggero tanto che, come risultato, c'è una scena d'amore fra le due.