A cinquant'anni appena compiuti Clive Owen, nato a Coventry, in Inghilterra, sta vivendo una nuova "giovinezza" artistica. Owen, interprete nello scorso decennio di film molto apprezzati quali Gosford Park, Closer e Inside Man, è tornato infatti a riscuotere consensi grazie al suo ultimo ruolo, che lo vede protagonista assoluto sul piccolo schermo: quello di John Thackery, il capo-chirurgo del Knickerbocker Hospital, noto semplicemente come The Knick.
Dal nomignolo dell'ospedale prende il titolo la serie diretta e co-prodotta da Steven Soderbergh che ha debuttato ad agosto sul canale satellitare Cinemax, e che a breve sarà trasmessa per il pubblico italiano da Sky Atlantic: un medical drama ambientato nella New York dell'anno 1900, in un periodo cruciale per l'evoluzione della medicina e delle pratiche di chirurgia. Composta da dieci episodi, tutti quanti per la regia di Soderbergh (e la puntata finale andrà in onda negli USA proprio questa notte), The Knick vede Clive Owen alle prese con un personaggio carismatico quanto arrogante: un pioniere della chirurgia che, tuttavia, deve far fronte anche alla propria dipendenza dalla cocaina.
Ospite al Festival Internazionale del Film di Roma, in occasione della presentazione di The Knick l'attore britannico ci ha raccontato la sua esperienza sul set con Soderbergh e i motivi per i quali ha scelto di passare al piccolo schermo...
Vi presentiamo il dottor Thackery
Come ti è stato proposto il ruolo del dottor Thackery in The Knick e cosa ti ha spinto ad accettare?
Conoscevo già Steven Soderbergh, ma non avevo mai lavorato con lui. Un giorno mi ha contattato chiedendomi di leggere la sceneggiatura di The Knick, e quarantacinque minuti dopo aver ricevuto il copione sapevo già che avrei fatto questa serie! Conoscevo già qualcosa di quel periodo storico, ma non avevo mai letto una storia come questa, così originale e 'selvaggia'. Tutta la serie è basata su uno scrupoloso lavoro di ricerca; per esempio, a New York all'epoca i medici e i pazienti di colore erano tenuti separati rispetto ai bianchi. Ad essere onesto, devo ammettere che avrei accettato un progetto così bello a prescindere se si fosse trattato di un film, di un'opera teatrale o di una serie TV.
Come ti sei trovato ad impersonare un ruolo così complesso e controverso?
Thackery è un personaggio geniale e brillante, ma allo stesso tempo è anche un tossicodipendente arrogante e razzista: si trattava di trovare il giusto equilibrio. Di sicuro non è un uomo molto simpatico, ma il ruolo è davvero complesso, ed è interessante constatare fino a che punto possa spingersi. Per recitare in una parte simile è necessario comprendere il personaggio, e farsi accompagnare dal pubblico in questo inquieto viaggio.
Secondo te da cosa dipende l'inossidabile successo dei medical drama?
Il motivo del successo delle serie ospedaliere risiede nel fatto che la posta in gioco è sempre altissima: si tratta di questioni di vita o di morte. L'inizio del Novecento è stata un'epoca straordinaria per la medicina, caratterizzata da grandi innovazioni e progressi; questo può spiegare in parte il comportamento di Thackery, un medico anticonformista e geniale. In fondo, la serie non sarebbe altrettanto interessante se il protagonista fosse un uomo bravo e simpatico.
Sul set con Steven Soderbergh
Questo ruolo televisivo come si colloca all'interno della tua carriera d'attore?
Ho iniziato a recitare nel campo del teatro, con la Royal Academy, poi sono passato alla TV e infine al cinema; in realtà affronto tutti ciascun genere allo stesso modo. La TV sta attraversando una fase di assoluta floridità, con il contributo di ottimi registi. Steven Soderbergh, ad esempio, ha dichiarato di volersi ritirare dal cinema, ma poi ha deciso di fare questa serie. Io non avevo in programma di dedicarmi alla TV, non mi piacciono i ruoli fissi e preferisco la varietà, ma non ho potuto rinunciare a un prodotto di tale valore. In una serie TV si può andare in profondità, correre dei rischi, osare, ed è un vantaggio straordinario. Mi sono sentito galvanizzato da The Knick, e in fondo questo è il motivo per cui faccio l'attore. Per quanto riguarda il cinema italiano, ho amato moltissimo La grande bellezza e mi piacerebbe lavorare con Paolo Sorrentino. Se mi considero un sex symbol? No, e in ogni caso non ci penso!
Quanto è stato importante il contributo di Steven Soderbergh per la riuscita della serie?
Bisogna dare un grande credito a Steven: lui si occupa di tutto, dalle luci alle riprese al montaggio, e con un ritmo frenetico, mi ha lasciato sconcertato. Steven ha sempre una prospettiva ben definita sull'impostazione del racconto, non gira mai in maniera casuale. Inoltre è dotato di un'ottima squadra, la scenografia e i costumi sono stupendi, è tutto molto realistico in ogni dettaglio. Quando si lavora in questo modo, godi del migliore sostegno di cui hai bisogno per poter recitare.
Come mai l'elemento della tossicodipendenza ha tanta rilevanza all'interno della trama di The Knick?
All'epoca la cocaina non era illegale: al contrario, era considerata un farmaco efficacissimo. In fondo si trattava di un contesto molto diverso, ma la sfida consiste proprio nella consapevolezza che in ogni scena accade assai più di quanto non appaia a prima vista. Fin dalla prima sequenza osserviamo il dottor Thackery che si inietta della cocaina liquida, e uno dei temi principali della serie è proprio il precario equilibrio del protagonista in base alle sostanze che assume.
È stato impressionante recitare in mezzo a tutto quel sangue, in una serie così cruda e realistica?
Gli autori hanno voluto riproporre fedelmente la realtà della medicina dell'epoca, e quindi con grandi quantità di sangue. Fin dal primo intervento chirurgico mostrato è necessario dare indicazioni al pubblico su quel periodo, quindi la crudezza non è mai gratuita. Molti sono rimasti impressionati dall'approccio della serie, ma d'altra parte sul set non c'è tempo di farsi impressionare: ogni scena è il risultato di un enorme lavoro di preparazione ed è scandita da un ritmo serrato. Per calarmi ancora di più nel ruolo ho letto vari libri e ho osservato delle fotografie delle operazioni dell'epoca e degli antichi strumenti chirurgici.
Per quanto riguarda il futuro di The Knick, cosa puoi dirci?
Steven Soderbergh tornerà a dirigere i dieci episodi della seconda stagione: inizieremo le riprese a gennaio e ci saranno degli sviluppi davvero folli! Vedremo fino a che punto potremo arrivare, è un processo molto stimolante...