Nel 2014 con Kingsman - Secret Service Colin Firth nel ruolo di Harry Hart ci ha portato per la prima volta nel negozio di sartoria Kingsman Tailor Shop, copertura di un'agenzia di agenti segreti britannici, che lavorano nell'ombra per proteggere il paese. Liberamente ispirato alla mini serie a fumetti The Secret Service (2012-2013), scritta da Mark Millar e illustrata da Dave Gibbons, a quel film è seguito Kingsman - Il cerchio d'oro (2017) e ora, dal 5 gennaio, nelle sale italiane arriva The King's Man - Le origini, prequel in cui Ralph Fiennes interpreta Orlando Oxford, fondatore della Kingsman.
Siamo nella Londra di inizio '900 e la situazione politica è delicatissima: re Giorgio V deve mantenere la pace con i cugini, Guglielmo II di Germania e Nicola II di Russia. Il Duca di Oxford, Orlando Oxford appunto, cerca di impedire che si arrivi al conflitto, anche perché non vuole che il figlio Conrad vada in guerra (Harris Dickinson). Per far questo ha messo in piedi una fitta rete di informatori che gestisce insieme ai domestici Polly (Gemma Arterton) e Shola (Djimon Hounsou). Contro di loro però c'è l'organizzazioni di menti criminali, tra cui figurano Rasputin (Rhys Ifans) e Mata Hari (Valerie Pachner), internazionali guidata dal misterioso Pastore.
Abbiamo incontrato via Zoom gli attori Ralph Fiennes e Tom Hollander, la parte più nobile di The King's Man - Le origini, per parlare di come si domina la paura e soprattutto se oggi sono tempi da gentiluomini oppure no.
La video intervista a Ralph Fiennes e Tom Hollander
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The King's Man - Le origini: venire a patti con la paura
Una battuta del film dice: "la paura è naturale, ma più hai paura di qualcosa più si avvera". Siete d'accordo? Come possiamo combattere la paura? Non è facile.
Ralph Fiennes: Avere paura fa parte dell'essere umano. Passiamo le nostre vite a negoziare con le nostre paure: psicologiche, fisiche. Siamo tutti pieni di ansie. Penso che la battuta sia in parte vera: se sei ossessionato da qualcosa potrebbe avverarsi. Nella vita bisogna venire a patti con la paura. È per questo che abbiamo bisogno di amici, di una famiglia, di relazioni nella vita. Proviamo paura fin da bambini: fa parte di essere umani.
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Sei d'accordo?
Tom Hollander: Sì. È una domanda molto profonda. L'alcol è un modo per affrontarla. Psicofarmaci. Una soluzione più salutare, come suggerisce Ralph, è la compagnia degli altri. Vivere in comunità, capire che gli altri condividono le nostre stesse angosce. Che è parte del senso di andare a vedere dei film. Visto che siamo in argomento: è il senso di andare a vedere film insieme al cinema, in modo da godersi un'esperienza collettiva, ridendo nello stesso momento degli altri, capendo che state condividendo il problema comune di essere umani.
The King's Man - Le origini: la verità è relativa
Interpretate entrambi personaggi che pensano di essere gli eroi della loro storia, ma per altri sono dei villains. Quindi secondo voi cosa rende tale un villain?
Tom Hollander: Oxford non è un cattivo in questa storia.
Forse suo figlio non è d'accordo.
Tom Hollander: Capisco che vuoi dire. Questo è il problema della prospettiva, la verità è relativa. L'eroe di una rivoluzione per un altro è un terrorista. Non so se re Giorgio è un villain. I suoi cugini pensano che sia irritante. C'è il male nel film, ma non interpreto nessuno che si possa ritenere malvagio. Interpreto dei personaggi che in un certo senso sono sciocchi, perché incapaci di vedere le cose in prospettiva. Sono impreparati alle sfide che si trovano davanti. Nelle storie in genere è l'eroe che riesce a vedere oltre. Anche il personaggio di Gemma Arterton ci riesce. Anche quello di Djimon ha una saggezza intrinseca e sa vedere in prospettiva. Tutti i personaggi che interpreto non sono benedetti da ampiezza di sguardo. Forse un po' Giorgio: è il re, un lavoro difficile.
The King's Man - Le origini: essere gentiluomini oggi
Il personaggio di Ralph dice che essere un gentleman in passato non era positivo, era orribile. Pensi che questa sia un'epoca per gentiluomini o no?
Ralph Fiennes: Penso che l'essenza di un gentiluomo, di una gentildonna o di una persona gentile, cercando di non renderla legata un genere preciso, tradizionalmente è legata alla cavalleria, al proteggere il re, la nazione, essere coraggiosi, andare in battaglia contro draghi o simboli del male, contro forze oscure. L'eredità dell'essere gentleman deriva da quel periodo. Sono cresciuto con l'idea che un gentleman non pensa mai prima a se stesso, pensa prima alle altre persone, si mette in pericolo per proteggere gli altri. In questo film si parla di come l'aristocrazia sia fondata da soldati bellicosi e duri, una sorta di boss mafiosi, spietati, che si sono presi ciò che volevano, combattendo, uccidendo, prendendosi la terra. Nel corso dei secoli sono rimaste queste vecchie famiglie che non sono più così. Su di loro c'è la pressione di far sopravvivere il loro nome supportando il proprio paese e la comunità. Sono dei custodi della terra. In un certo senso possono sopravvivere soltanto restituendo qualcosa alla comunità. Oxford sente questa responsabilità.