The Kindness of Strangers, la recensione: La ricerca della serenità

La recensione di The Kindness of Strangers, il film con Zoe Kazan e Andrea Rieseborough che ha aperto il Festival di Berlino 2019.

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The kindness of Strangers: Bill Nighy in una scena

The Kindness of Strangers si presenta come un'apertura sotto tono per il Festival di Berlino 2019, non solo per la qualità dell'opera in sé, ma per la capacità di richiamo che può avere sul grande pubblico dopo che negli ultimi anni era stato preceduto da titoli come L'isola dei cani di Wes Anderson o Ave, Cesare! dei fratelli Coen. Il film porta la firma di Lone Scherfig, regista danese premiata proprio a Berlino con l'Orso d'Argento per la commedia, aderente al Dogma 95, Italiano per principianti e nota per il più recente An Education.
Per questo nuovo film la regista si affida alle buone prove di un cast composto da Zoe Kazan, Andrea Riseborough, Jay Baruchel e Bill Nighy per dar vita ai personaggi, così centrali nella storia che mette in scena, ma il risultato risente di diversi problemi di enfasi e costruzione della storia, risulta scorrevole ma dimenticabile, e cercheremo di spiegarne i motivi nella nostra recensione di The Kindness of Strangers.

Fuga a New York nella trama di The Kindness of Strangers

Punto di partenza della trama del film è Clara, arrivata nell'inverno newyorkese con due figli sul sedile posteriore dell'auto, una delle poche cose che resta loro. Anche se la donna sta spacciando ai propri figli quel viaggio come un'avventura, infatti, i tre sono in fuga da un marito e padre violento, un poliziotto che è sulle loro tracce e dal quale devono nascondersi. La situazione peggiora quando gli viene portata via anche l'auto e devono scontrarsi con le difficoltà della loro nuova vita, ma presto il lato misericordioso della città inizia a emergere (quella gentilezza evocata dal titolo), in primo luogo nella figura di Alice, un'infermiera che gli trova posto in un rifugio d'emergenza, e poi nell'incontro con l'ex galeotto Marc, che sta cercando di riabilitarsi dando una mano nel ristorante russo Winter Palace. Proprio questo luogo inizia a diventare punto di ritrovo per diverse persone che vivono un momento di crisi, per i quali i personaggi di Clara e Alice fungono da punto di contatto.

L'attenzione per i personaggi

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The kindness of Strangers: Bill Nighy, Finlay Wojtak-Hissong in una scena

Come si intuisce dalla sinossi appena tracciata, sono i personaggi e il cast di The Kindness of Strangers a essere centrali nel progetto narrativo della Scherfig, ma, laddove il film funziona, lo fa grazie alla prova dei suoi interpreti principali, di una Zoe Kazan che sa evocare la sofferenza della sua Clara così come una Andrea Riseborough capace di tratteggiare la placida forza interiore di Alice. Le due colonne che reggono l'intreccio e attorno alle quali ruota un cast ricco, nel quale si fanno notare i già citati Jay Baruchel e Bill Nighy (che propone il suo solito, ma sempre magnetico manierismo), ma anche un discreto Tahar Rahim nei panni del bizzarro Marc. Con tante figure in gioco, non stupisce che l'autrice non riesca a dare lo spazio necessario a ognuno di loro affinché possa essere sviluppato e approfondito a dovere, e questo sfocia anche nell'incapacità di suscitare sincera partecipazione emotiva nei confronti delle loro disavventure.

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The kindness of Strangers: Zoe Kazan, Tahar Rahim in una scena

L'enfasi sulla sofferenza

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Berlino 2019: il cast al photocall di The Kindness of Strangers

Questa mancanza di empatia è forse dovuta anche alla troppa insistenza sulle loro miserie, che appare una scelta calcolata e consapevole, sottolineata dall'uso di una colonna sonora fin troppo enfatica in alcuni momenti del racconto. Se si escludono alcuni momenti leggeri, affidati a Nighy o Rahim, The Kindness of Strangers appare sempre alla ricerca del dramma, della situazione al limite in cui incastrare uno dei suoi protagonisti con uno sforzo di avvicinare lo spettatore a loro che rischia di ottenere l'effetto contrario. Eppure il tutto è costruito, va detto, con un certo ritmo e una certa fluidità e il film della Scherfig riesce a risultare scorrevole, capace di scivolare via senza particolare sforzo: si guarda e segue senza annoiarsi, ogni tanto dà la sensazione di essere sul punto di fare quel passo in più necessario per riuscire a proporre la chiave di lettura migliore, ma in definitiva non riesce ad affondare il colpo e lasciare qualcosa nello spettatore che vada al di là delle due ore di visione.

Movieplayer.it

2.5/5