"Chi ha ucciso Rosie Larsen?"
E' questa domanda il punto di partenza della nuova serie AMC, The Killing, un interrogativo messo in evidenza già dal primo poster prodotto per lo show. E' una domanda simile a quella che animava oltre venti anni fa I segreti di Twin Peaks, ma non bisogna farsi trarre in inganno perchè la nuova serie del canale di Mad Men rappresenta qualcosa di molto diverso dal classico che fa capo a David Lynch.
Sviluppato, a partire dal telefilm danese Forbrydelsen, da Veena Sud, già autrice per Cold Case - Delitti irrisolti, The Killing è un poliziesco dai tempi dilatati che segue un unico caso d'omicidio per tutta la sua prima stagione composta da 13 episodi, senza timore di prendersi il suo tempo per raccontare l'indagine, ma anche le vicissitudini di coloro che sono toccati dalla morte di Rosie, una diciassettenne prima scomparsa, e poi ritrovata morta a Seattle.
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Non è l'unica differenza rispetto alla serie che ha debuttato la scorsa estate, perchè centrali nel nuovo show sono due figure di poliziotti intriganti ed a loro modo originali: Mireille Enos è Sarah Linden (conversione dell'originale danese Lund), detective della omicidi raggiunta dal caso al suo ultimo giorno di lavoro prima di un trasferimento a San Diego. La Linden è una persona poco loquace e semplice, molto diversa da come vengono solitamente descritte le donne in televisione, americana e non; il suo è un personaggio realistico, abile nel lavoro senza però apparire lo Sherlock Holmes della situazione, una persona comune che l'attrice sa rendere magnetica ed intrigante. Al suo fianco c'è Stephen Holder, ex poliziotto sotto copertura della narcotici in procinto di prendere il posto di Sarah alla omicidi, a cui dà il volto Joel Kinnaman, attore svedese che sa tratteggiare con cura l'atteggiamento informale del suo personaggio.
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Sì, perchè un po' tutti i personaggi di The Killing sembrano nascondere qualcosa di più o meno grave e chissà quanto marginale alle indagini in corso. E' un aspetto, questo sì, che ricorda la Twin Peaks di Lynch e che aggiunge quel pizzico di curiosità ed intrigo che servirà agli autori per portare avanti il caso per i tredici episodi della stagione.
Ma c'è anche un altro aspetto che sembra richiamare il capolavoro lynchano: i paesaggi. La regia non è avara di campi lunghi che mostrano con fotografia spenta, grigiastra e piovosa i suggestivi fondali in cui i personaggi si muovono, donando volontariamente un look nordico allo show, in modo opposto a quanto fa Breaking Bad con i suoi toni caldi che richiamano Albuquerque.
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Un'onestà che traspare anche nella volontà di portare sempre la storia, e le indagini, un passo più avanti ad ogni episodio, fino alla soluzione finale che, assicura la Sud, è diversa nelle motivazioni e nel colpevole da quella della serie di partenza danese.