Ci sono tantissimi elementi che rendono The Great - e quindi la recensione di The Great - dal 18 giugno su StarzPlay, amaramente divertente. HULU infatti, dopo le tante proposte seriali interessanti degli ultimi mesi, si prende la briga di raccontare a modo proprio la storia di Caterina II di Russia, soprannominata Caterina La Grande (da qui il titolo), che fu imperatrice di Russia dal 1762 fino alla morte, uno dei più significativi esempi di dispotismo illuminato, ovvero di governo assolutista di un monarca spinto dagli ideali dell'illuminismo. Ci aveva già provato Sky/HBO con la co-produzione Caterina La Grande ma con scarsi risultati, e ora ritenta HULU, con successo, affidando la scrittura a qualcuno che di reali ne sa qualcosa, Tony McNamara, co-sceneggiatore del film La Favorita.
UNA STORIA "OCCASIONALMENTE VERA"
Adattamento del proprio omonimo testo teatrale, McNamara con la miniserie The Great prende proprio gli elementi che avevano fatto la fortuna del film di Yorgos Lanthimos: una scrittura arguta e una caratterizzazione dei personaggi e delle loro relazioni che va oltre i cliché. Quella dipinta nello show è una Corte reale allo sbando, selvaggia, senza freni e piena di crudeltà, infarcita di scenografie e costumi pomposi che ricordano la Marie Antoinette di Sofia Coppola e che diventano essi stessi strumento per far ridere. Il punto di vista con cui ci affacciamo a questa Corte da spettatori è quella di una candida e giovanissima Caterina (una meravigliosa Elle Fanning, tanto ingenua quanto temeraria nel suo sguardo angelico), arrivata vergine e piena di speranze in Russia per adempiere ai propri doveri e sposare l'Imperatore Pietro (un sorprendente Nicholas Hoult), un despota capriccioso rimasto mentalmente all'adolescenza. La storia però, come si annuncia fin dalla sigla, è "occasionalmente vera" poiché qui non è importante l'accuratezza storica, ma raccogliere lo spirito del tempo e adattarlo all'oggi, servendolo in modo fresco, avvincente, arguto agli spettatori. Una black comedy con quel cinismo al punto giusto che bilancia gli elementi emotivi del racconto, senza mai dimenticare di sottolineare una punta di crudeltà gratuita alla fine delle frasi, delle battute, delle sequenze, per ricordarci in che tempo e spazio ci troviamo.
IL DOPPIOGIOCO DI CATERINA
Caterina scopre ben presto la dura realtà di ciò che deve affrontare ma, spinta dagli interessi e dagli ideali illuministi cui si è avvicinata in patria, decide di prendere il toro per le corna e dare nuovo lustro alla Grande Madre Russia che è stata costretta ad abbracciare. Proprio come in una spy story, la nostra Caterina, inizialmente riluttante, decide di cominciare una doppia vita: da un lato cerca di assolvere ai propri doveri di moglie devota e imperatrice illuminata, che tenta con le proprie doti persuasive femminili di compiacere il marito per fargli apportare le modifiche che vorrebbe vedere realizzate nell'Impero; dall'altro complotta insieme al consigliere Orlo e alla fidata ancella Marial per eliminare Pietro dall'equazione e prendere il totale controllo del potere. È proprio questo mix di generi che rende avvincente la storia, nonostante la forse eccessiva durata degli episodi, anche per chi conosce la Storia con la S maiuscola e non sa se l'epilogo dello show corrisponderà a quello della realtà storica.
UNA CORTE REALE IMPOSSIBILE
Non sono solo Fanning e Hoult ad essere azzeccati nei propri ruoli, ma anche il resto del cast è ottimamente scelto e amalgamato. Dal timido consigliere Orlo, che è sempre sopravvissuto a corte grazie al proprio intelletto e alla propria furbizia calcolatrice e non ai propri muscoli; all'ancella personale dell'imperatrice Marial, nobile caduta in disgrazia che trova subito un'affinità elettiva con la giovane sovrana appena arrivata; l'Arcivescovo soprannominato simpaticamente "Arci" (una delle tante piccole grandi genialità di McNamara), che rappresenta il potere della Chiesa e l'esasperata credenza religiosa; la zia di Pietro, Elisabetta, tanto candida quanto feroce proprio come la nostra Caterina; l'affascinante e sognatore Voronsky, amante personale dell'Imperatrice ;e infine il quasi sempre ubriaco e arrapato generale Velementov.
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UNA SERIE AMARAMENTE DIVERTENTE
La forza della comicità amara di The Great sta nel non detto, nel non mostrato, nel lasciato intendere: perché è tra le righe della Corte reale e del complotto ai danni di Pietro che avviene la magia della miniserie. Non disturba nemmeno l'uso della lingua inglese a rappresentare i personaggi, come poteva essere in Chernobyl o appunto nella Caterina di Helen Mirren, forse anche grazie all'uso di alcuni epiteti come il tormentone "Huzzah". I personaggi, soprattutto quelli in difficoltà come Marial, sanno scherzare amaramente sulla propria condizione rendendola quasi una situazione normale (proprio come fa Lanthimos nei propri film). Ben rappresentativo del tono giusto che ha intrapreso la serie è l'episodio in cui Pietro e Caterina incontrano altri due regnanti molto giovani, confrontando il proprio rapporto di coppia e il proprio rapporto col potere. Così come il rapporto con i migliori amici Grigor e Georgina, con cui Pietro va frequentemente a letto senza farne mistero all'amico; come spiegherà Grigor a Caterina "Lei è mia moglie, ma lui è il mio Imperatore, e questo è quanto".
Conclusioni
Nel chiudere questa recensione di The Great ribadiamo i tanti elementi che ne fanno meritare la visione: una sapiente e sagace sceneggiatura che fa risaltare la caratterizzazione dei personaggi, elevandoli dai canonici cliché e rendendo l’intero cast azzeccato e “in parte”, guidato dalla conferma di due talenti emergenti come Elle Fanning e Nicholas Holt. La doppia vita che intraprende Caterina rappresenta l’ennesimo genere in cui si iscrive il serial meritando il plauso di aver saputo equilibrare i tanti elementi che lo compongono. Tanto che, pur essendo una miniserie limitata, ne vorremmo ancora, anche come appuntamento settimanale e non necessariamente come scorpacciata da binge watching.
Perché ci piace
- Elle Fanning è la conferma di un talento in ruolo tanto candido quanto feroce, Nicholas Hoult è la sorpresa nei panni del despota crudele e meno sciocco di quanto sembri
- La scrittura arguta di Tony McNamara e la caratterizzazione dei personaggi, sapientemente adattata al periodo storico ma rendendola pop e quindi vicina all’oggi
- Anche il resto del cast è azzeccato e propone personaggi a tutto tondo
Cosa non va
- Forse sarebbero state più efficaci puntate da mezz’ora che da un’ora, nello spirito comico del racconto