Di triangoli amorosi sono pieni cinema e serialità. Due donne, anche di età differente, che si contendono il cuore dell'uomo di turno, e viceversa. Un po' meno frequente è vedere suocera e nuora che si accapigliano per l'affetto di un giovanotto: una strada meno battuta perché esplora terreni sentimentali un po' morbosi.

Fa proprio questo The Girlfriend - La fidanzata, la miniserie thriller arrivata in streaming su Prime Video. A metà strada tra guilty pleasure e prodotto d'autore, mette al centro due star molto amate del grande e piccolo schermo - Robin Wright di House of Cards e Olivia Cooke di House of the Dragon - che portano avanti un mistero di fondo. Ma quale delle due dice la verità?
The Girlfriend - La fidanzata: cercatrice d'oro oppure madre iperprotettiva?
Se Quel mostro di suocera proponeva una romcom singolare in cui Jane Fonda e Jennifer Lopez si facevano la guerra per l'affetto di Michael Vartan in modo tragicomico, nella miniserie Prime Video ci troviamo piuttosto su toni hitchcockiani, rarefatti e torbidi, partendo dall'omonimo romanzo di Michelle Frances. Laura è una donna che sembra avere tutto: una carriera brillante, un marito amorevole e un figlio che adora, Daniel. La sua vita apparentemente perfetta inizia a complicarsi quando il ragazzo porta a casa la nuova fidanzata, Cherry, che non sembra sincera sulla propria identità e sul proprio passato.
Cherry è un'arrampicatrice sociale manipolatrice oppure Laura sta diventando paranoica? La verità è sempre una questione di prospettiva e quindi il racconto avviene su due binari paralleli, proprio come accadeva in The Affair. Ci sono sempre almeno due versioni per una stessa storia, a seconda del numero di persone coinvolte. Peccato solo che questo escamotage narrativo non venga mantenuto fino all'ultimo.
Uno sviluppo in escalation per la serie thriller
In The Girlfriend - La fidanzata quella che inizialmente era solo un'idea diventa ben presto una guerra senza esclusione di colpi tra le due donne. Laura e Cherry vengono da due classi sociali differenti, portando avanti un discorso sul privilegio e sulla malattia mentale conturbante e affascinante, che tiene incollati allo schermo e ci fa dubitare fino all'ultimo episodio.

Un climax ascendente, acuito da una fotografia dai toni freddi e da una regia quasi invasiva e fastidiosa. La macchina da presa cerca di indagare la verità che le due protagoniste non ci vogliono raccontare, quasi fossimo in un documentario, per mano della stessa Wright e di Andrea Harkin. Muovendosi su registri diversi, non sempre bilanciati, la serie prova ad instillare un dubbio continuo nello spettatore su ciò che sta vedendo. Anzi, un sospetto, come avrebbe detto il buon Alfred.
Due primedonne e tanti temi da affrontare

È evidente fin da subito come tutta l'impalcatura di scrittura e messa in scena si poggi quasi completamente sulle spalle di Robin Wright e Olivia Cooke. Le due attrici si confermano due ottime e affascinanti interpreti, mostrandosi fredde e machiavelliche mentre gli uomini si fanno rigirare da loro. Proprio il resto del cast infatti rimane nell'ombra: Laurie Davidson, l'interprete di Daniel, dipinge un ragazzo che vorrebbe solo decidere del proprio destino ma non gli viene permesso da chi dice di volergli bene. Lo stesso vale per il marito di Laura e padre di Daniel, Howard (Waleed Zuaiter) o per le amiche di famiglia, Isabella e la figlia Brigitte (Tanya Moodie e Shalom Brune-Franklin), che finiscono anche loro nella rete di segreti e bugie di Laura e Cherry.

Non solo disparità sociale e salute mentale, ma anche famiglia disfunzionale e sessualità sono tra le tematiche affrontate dal serial. Laura fa la gallerista d'arte e non è un caso: c'è un'attenzione da parte della telecamera sui dettagli dei dipinti così come sui corpi dei protagonisti, per dare una malsana sensualità al racconto. Un rapporto col sesso tanto libero quanto pruriginoso e voyeuristico. Forse avete tra le mani la vostra nuova ossessione seriale per iniziare al meglio la stagione televisiva.
Conclusioni
The Girlfriend – La fidanzata è una miniserie thriller che si poggia quasi totalmente sul talento e sulla bellezza di Robin Wright e Olivia Cooke, che oscurano (forse un po’ troppo) tutti gli altri personaggi, uomini in primis. La fotografia e la regia (a cui collabora anche la stessa Wright) portano avanti un racconto ricco di tensione che mette da subito curiosità allo spettatore e la mantiene fino alla fine. Anche se il doppio punto di vista non dura fino al finale, il triangolo anomalo risulta comunque morboso al punto giusto, parlando di privilegio, malattia mentale, famiglia e sesso.
Perché ci piace
- Robin Wright (anche regista) e Olivia Cooke.
- Il doppio punto di vista come in The Affair.
- Regia e fotografia, che portano la tensione alle stelle.
- Il tema del “doppio” sotto svariate forme: disparità sociale, salute mentale, famiglia disfunzionale, sessualità.
Cosa non va
- Gli altri personaggi passano troppo in secondo piano, uomini in primis.
- Peccato il doppio punto di vista non sia stato mantenuto fino alla fine.
- Il finale potrebbe lasciare qualcuno con l’amaro in bocca.