Ryan Hardy, il granitico agente dell'FBI impersonato da Kevin Bacon, è di nuovo fra noi. A poco meno di un anno dal termine della seconda stagione, che si era aperta con qualche buona premessa (e con ottimi ascolti) per poi abbandonarsi a una deriva totalmente confusa e priva di senso (con ascolti tutt'altro che ottimi), The Following ricompare sugli schermi della Fox per spargere nuovo sangue tra i suoi (ormai non così affezionati) spettatori.
E New Blood è proprio il titolo dell'episodio d'apertura della terza stagione della serie creata da Kevin Williamson, che ci presenta un Ryan Hardy finalmente pacificato con se stesso e con il proprio passato, e assorbito da una relazione romantica con la sua nuova fidanzata, Gwen (Zuleikha Robinson). La sua nemesi, il perfido Joe Carroll (James Purefoy), consegnato alla giustizia e alla vigilia di un'esecuzione capitale, sembra ormai solo un lontano ricordo, ma l'iniziale tranquillità, manco a dirlo, non è destinata a durare troppo a lungo...
There will be (new) blood
L'efficacia - altalenante - di The Following, serie che della suspense vorrebbe fare il suo principale motivo di forza e di vanto, risiede in buona parte nella capacità di sorprendere ed irretire gli spettatori a partire dalle battute iniziali, puntando su qualche colpo di scena ben assestato e su un sensazionalismo visivo in chiave splatter e gore per suscitare la curiosità degli amanti della TV di genere. È la ragione per cui, probabilmente, il discreto pilot di The Following, Poetica di un killer, aveva attratto una buona fetta di pubblico, mentre Resurrezione, il primo episodio della seconda stagione, aveva registrato il picco assoluto di ascolti per la serie (11,2 milioni negli USA), offrendoci premesse e promesse purtroppo disattese in fretta. Una ripartenza non altrettanto valida, né tantomeno sorprendente, è invece quella che ci ha regalato la terza stagione con New Blood, in cui si avverte l'inevitabile "effetto fotocopia" rispetto a quanto già visto e rivisto (e rivisto) in precedenza, con la ripetizione delle stesse formule narrative che risultano però ancora più schematiche e semplificate.
La sinossi di questo primo episodio, del resto, è riassumibile in poche righe: mentre i nostri eroi dell'FBI stanno ricominciando le proprie vite godendosi (più o meno) la meritata serenità, ecco comparire all'improvviso l'ennesimo culto di "assassini per hobby". In questo caso, il presunto leader alla guida dei followers assetati di sangue è una nostra vecchia conoscenza: Mark Gray (Sam Underwood), il giovane squilibrato sopravvissuto al furioso scontro che aveva visto perire sia la madre Lily (Connie Nielsen), sia il suo gemello Luke (sempre Underwood). Ora Mark, ragazzo fragile e incline a lasciarsi soggiogare, è intenzionato a vendicarsi di Ryan e degli altri agenti dell'FBI che hanno ucciso la sua famiglia, riallestendo - con l'ausilio di cadaveri opportunamente procurati dai propri seguaci - le medesime "scene del crimine" dell'anno passato. Ed ecco dunque che si riapre la caccia all'uomo...
Detective tormentati e gemelli psicopatici
Chi avesse apprezzato i precedenti episodi di The Following, a prescindere dalla drastica inverosimiglianza di molti passaggi narrativi, dall'assenza di un reale spessore psicologico nei personaggi e dal carattere rozzo e raffazzonato nella costruzione dell'intreccio, potrebbe gradire anche questo New Blood, che si accontenta di percorrere sentieri già battuti senza alcun vero sussulto rispetto alla 'norma' della serie (ovvero, individui inquietanti che di colpo estraggono armi da taglio e scatenano la propria furia omicida contro le malcapitate ed inconsapevoli vittime). Chi tuttavia avesse sperato in uno sforzo maggiore, in un lavoro di scrittura più originale ed accurato, in qualche elemento di novità in grado di spiazzare il pubblico, può mettersi subito il cuore in pace (e, volendo, scegliere di dedicare il proprio tempo a titoli di maggior qualità): The Following non sembra voler intraprendere direzioni inaspettate, almeno a giudicare dalla sua ripartenza. E il gusto per il macabro, che spesso tracima in una rappresentazione pseudo-pornografica della violenza, rimane pertanto l'unico elemento distintivo di una serie che pare non avere davvero più nulla da dire.
Perché soprassedendo (con qualche sbadiglio) sui tormenti non ancora sedati del personaggio di turno - stavolta tocca al giovane collega di Ryan, Mike Weston (Shawn Ashmore) - e sulle inquietanti pantomime del villain in carica (con Mark in pieno sdoppiamento di personalità alla Psycho, intento a parlare come se stesso e come il fratello defunto, al quale si rivolge tramite uno specchio), The Following non riesce più a garantire neppure quei livelli di ritmo e di tensione che costituivano i presupposti minimi della serie stessa. E anche il pubblico, ormai, mostra di risentire dell'usura e della mancanza di idee di Williamson & company: negli Stati Uniti, New Blood ha registrato appena 4,8 milioni di spettatori (meno della metà rispetto ai primi episodi delle altre due stagioni), cifra che, siamo pronti a scommettere, si ridurrà ulteriormente nelle prossime settimane, facendo toccare a The Following i suoi minimi storici. E forse, tanto vale risparmiare le energie ed attendere fino a giugno, quando la terza stagione di Hannibal (e lì siamo davvero su tutt'altro pianeta) tornerà ad infonderci brividi ben più intensi e profondi di quanto i serial killer di The Following non siano mai stati in grado di fare...
Movieplayer.it
2.5/5