"Ho chiamato per dirti addio. Ho chiamato per dirti che è finita. Guardami mentre sparisco..."; "Non è mai finita per quelli come te. Non finirà finché non sarò io a fermarti". Un anno fa, nell'episodio The Vast Abyss, con questo scambio di battute Stella Gibson e Paul Spector siglavano la chiusura del primo tempo della loro 'partita': una sfibrante caccia all'uomo che aveva lasciato la polizia britannica con un pugno di mosche, un totale di quattro cadaveri e una ragazza, Annie Brawley, in coma in un letto d'ospedale.
Un anno più tardi (ma nel tempo della narrazione sono passati solo dieci giorni), Stella sta ancora tentando di seguire le tracce del serial killer, con la speranza che i ricordi di Annie, tornata pienamente cosciente, possano costituire la svolta tanto attesa per le sue indagini. E nonostante l'Operazione Musicman stia andando incontro a diverse difficoltà, il detective Gibson non ha intenzione di rinunciare alla propria ricerca.
La promessa dell'assassino
Il killer, nel frattempo, ha mantenuto la sua promessa. Ritiratosi nella nebbiosa solitudine di una dimora in Scozia, Paul ha lasciato che la moglie Sally Ann facesse ritorno a Belfast insieme ai loro figli, Olivia e Liam, accettando un forzato allontanamento dalla propria famiglia. Ed è in Scozia, contemplando morbosamente le Barbie dimenticate lì dalla piccola Olivia, che Paul riprende a coltivare quella follia mai del tutto estirpata dalla sua mente: l'impulso, irrefrenabile e distruttivo, a dominare e controllare il corpo femminile, mentre osserva la vita scorrere via dallo sguardo delle sue vittime. Un istinto al quale non è possibile resistere e a cui Paul deve abbandonarsi senza riserve, consapevole di non poter fare a meno di soddisfare questo divorante desiderio; e così, incurante dell'identikit stampato sulle prime pagine di tutti i quotidiani d'Irlanda, l'uomo sale su un treno per Belfast. E da quel momento, è solo questione di tempo prima che la scia di sangue riprenda a scorrere...
Sono queste le premesse offerte da Walk the Line, il primo episodio della nuova stagione di The Fall. Ideato per la BBC da Allan Cubitt, che ha firmato la sceneggiatura di tutte le puntate, trasmesso per la prima volta in Gran Bretagna nel maggio 2013 e reso disponibile quasi contemporaneamente su Netflix per il pubblico statunitense, The Fall si è rivelato uno dei prodotti più interessanti della TV britannica degli ultimi anni, grazie ad un intreccio in grado di amalgamare con indubbia efficacia la suspense tipica del genere poliziesco e l'analisi psicologica dei suoi protagonisti. La prima stagione della serie, suddivisa in cinque episodi della durata di un'ora ciascuno, era caratterizzata proprio dalla concisione di un racconto che non si disperdeva in troppe divagazioni o sottotrame, restando al contrario ancorato al nucleo centrale della storia: la caccia a un feroce serial killer senza volto, che si aggira fra le strade di Belfast spiando giovani donne di successo dai capelli scuri, pedinate e scrutate in silenzio, prima che l'assassino decida di penetrare nella loro casa e di strangolarle.
La detective e il killer: Gillian Anderson e Jamie Dornan
Buona parte del merito della riuscita di The Fall, oltre alla scrittura asciutta di Cubitt e alla regia incalzante ma ben bilanciata di Jakob Verbruggen (che ha diretto tutti gli episodi della prima stagione), risiede naturalmente nella coppia di protagonisti della serie, impegnati in un implacabile confronto a distanza che segue i meccanismi canonici della dicotomia fra il detective e il killer. A coordinare e condurre le indagini sul serial killer, a capo di un team soprannominato Musicman, è Stella Gibson, sovrintendente del Metropolitan Police Service, inviata a Belfast e pronta a dedicare ogni sua energia all'individuazione e alla cattura dell'assassino. Una donna, la Gibson, che è l'emblema della freddezza e del distacco: contraddistinta da un atteggiamento lucido e rigoroso e da una professionalità impeccabile, Stella persegue il proprio obiettivo con metodica scrupolosità, senza lasciare che le sue emozioni possano distoglierla dal compito a cui si è votata. E a prestare il volto a questa detective all'apparenza impenetrabile, ma fin troppo consapevole dell'importanza di trovare il killer il prima possibile, è l'ineccepibile Gillian Anderson, che nel frattempo ha recitato anche in altre due serie di genere thriller - Crisis e soprattutto il capolavoro Hannibal - e che si prepara a riprendere i panni della mai dimenticata Dana Scully di X-Files, ruolo che negli anni Novanta l'aveva consacrata come intramontabile icona televisiva.
Se il punto di vista della narrazione aderisce, per circa la metà del tempo, alla prospettiva di Stella Gibson, l'altra metà della serie viene filtrata invece attraverso gli occhi dell'assassino stesso: Paul Spector, di mestiere consulente che offre sostegno psicologico per l'elaborazione del lutto (una macabra ironia), nel privato marito di Sally Ann (Bronagh Waugh) e padre di Olivia (Sarah Beattie) e Liam (David Beattie). Ad interpretare il serial killer di The Fall, con il suo viso attraente, l'aria da uomo perbene e appena un'ombra indefinibile ad offuscare uno sguardo venato di qualcosa di simile alla malinconia, è l'ex modello Jamie Dornan, proveniente dal cast della serie C'era una volta ed entrato da un paio di mesi nell'immaginario collettivo per aver (s)vestito i panni di Christian Grey, il fascinoso playboy amante del sadomaso, nel pessimo ma fortunatissimo Cinquanta sfumature di grigio. Assai più valido nella parte di Paul di quanto non si sia dimostrato nel film di Sam Taylor-Wood, tanto da essersi guadagnato una candidatura al BAFTA TV Award, Dornan propone il ritratto di un killer segretamente tormentato ma soprattutto dal volto 'umano', dipinto anche nella sua quotidianità e nelle interazioni affettuose con i figli (in particolare con Oliva, alla quale è unito da un intenso legame).
L'occhio che uccide
È appunto tale impostazione narrativa, per certi versi anticonvenzionale (un caso analogo, con le dovute differenze, si può rintracciare nel blasonatissimo Dexter), a costituire una delle principali ragioni di fascino di The Fall: una serie in cui la suspense non deriva dal mistero sull'identità dell'assassino, ma è generata invece dall'inevitabile senso di complicità, o addirittura di empatia, che gli autori riescono ad instaurare fra Paul Spector e lo spettatore. Fin dall'episodio pilota, Dark Descent, il pubblico viene proiettato infatti nell'universo emotivo del villain, nutrendosi - mediante lo schermo - delle sue stesse perversioni, condividendo la tensione di un killer sempre sul punto di commettere un errore o di poter essere scoperto. Paul, del resto, non ha le fattezze di un angoscioso Buffalo Bill o di un sinistro e mefistofelico Hannibal Lecter: è un ordinario family man, perfino seducente, tanto da suscitare i desideri proibiti della loro baby sitter, la graziosa quindicenne Katie (Aisling Franciosi), pronta a trasformarsi nella Lolita di turno (o, a sua insaputa, ad essere usata da Paul come alibi per gli omicidi, millantando una relazione clandestina in realtà mai consumata).
E la figura di Katie assume ulteriore rilevanza nella seconda stagione di The Fall, già a partire dalla puntata Walk the Line: la passione della ragazza per il suo ex datore di lavoro non è stata soffocata né dalla brusca interruzione dei loro rapporti, né tantomeno dalle ambigue circostanze da cui trapela la "doppia vita" dell'uomo, e Katie sembra in procinto di lasciarsi catturare, ancora una volta, da questa attrazione fatale dalle conseguenze potenzialmente nefaste. Nel cast dei sei episodi della seconda stagione, che vedono al timone di regia il creatore Allan Cubitt, ritornano inoltre Niamh McGrady nel ruolo di Danielle Ferrington, un'agente di polizia in preda al senso di colpa per non essere riuscita a salvare una delle vittime del maniaco, e inserita da Stella all'interno del team Musicman, John Lynch in quella di Jim Burns, supervisore di Stella, alla quale in passato era stato legato a livello sentimentale (ma Cubitt, saggiamente, sceglie di non porre troppa attenzione su questo risvolto), e Archie Panjabi, la Kalinda Sharma di The Good Wife, nel ruolo di Reed Smith, un patologo ingaggiato da Stella per collaborare alle indagini (un personaggio, Reed, rimasto finora in secondo piano).
Prontamente riconfermata dalla BBC per una terza stagione di prossima realizzazione, The Fall, che riparte questa sera su Sky Atlantic HD, rappresenta un'incursione, avvincente quanto disturbante, nei lati oscuri dell'animo umano. A prima vista, la serie con Gillian Anderson e Jamie Dornan potrebbe apparire come l'ennesima variante delle ormai abusate storie sui serial killer (si veda The Following, che ha portato questo filone ai limiti della parodia involontaria); ad un'analisi più attenta, però, il racconto televisivo costruito da Allan Cubitt riserva un valore aggiunto, ovvero la capacità di scavare sotto la superficie del proprio genere di appartenenza per generare una tensione ben più profonda e tagliente. Una tensione in grado di scavare sottopelle e, nelle sequenze di maggior pathos, di inchiodare lo spettatore alla drammatica consapevolezza che il Male, nella sua forma più estrema, può annidarsi anche nell'ordinarietà dell'alveo familiare. Risultando, in tal caso, ancora più atroce e inaspettato.