Quante volte questa famiglia può ripetere lo stesso errore?
Verso la conclusione di Come una favola, terzo episodio di The Crown 4, è dipinto un momento cruciale nella storia dei Windsor. A un passo dalle nozze fra il Principe Carlo e Diana Spencer, i membri della famiglia reale sono riuniti per discutere dell'opportunità di queste nozze. Margaret, già vittima in passato dei divieti e delle imposizioni legati al proprio ruolo, è la voce del dissenso, quella che vorrebbe spezzare un circolo vizioso di tradizione secolare; alle sue accorate esortazioni fa da contraltare l'inflessibilità del Principe Filippo e della Regina Madre, convinti al contrario che l'unione fra Carlo e Diana rappresenterà una vittoria per l'istituzione monarchica.
Elisabetta, invece, ascolta in silenzio; quindi, senza pronunciare una parola, lascia la sala per raggiungere Carlo. È calata la notte, e la penombra della stanza è rischiarata dai bagliori dei fuochi d'artificio oltre le finestre di Buckingham Palace, che accendono lampi di luci blu e rosse sui volti della sovrana e del suo primogenito. Per Elisabetta, è il turno di ricordare al figlio i suoi obblighi in quanto membro della famiglia reale, l'importanza di seguire l'esempio dei suoi predecessori, la necessità di anteporre il bene della corona alla propria felicità personale: "L'amore e la felicità arriveranno in seguito". Carlo non risponde, ma il suo viso è rigato dalle lacrime.
Al servizio di Sua Maestà
Si tratta di una delle scene più potenti ed emblematiche della quarta stagione di The Crown: quasi una silloge dei temi al cuore di questo nuovo racconto che l'autore Peter Morgan ha dedicato alle vicende di Elisabetta II e degli altri componenti della dinastia britannica. L'interconnessione fra dovere e sacrificio, il conflitto insanabile fra la dimensione pubblica e la felicità personale sono stati i nuclei fondanti dell'acclamata serie Netflix fin dall'origine, declinati di volta in volta in base ai percorsi di vita dei vari personaggi. Ma tale dicotomia non era mai apparsa tanto dolorosa come nel caso di Carlo e Diana; forse perché la risonanza di quelle nozze, e il loro sciagurato esito, sono ancora assai vividi nell'immaginario collettivo, e pertanto lo spettatore non può fare a meno di anticiparne la conclusione.
Ad esprimere il sommesso dramma nelle esistenze dei Windsor, in fondo, basta questo: la sofferenza muta e obbediente impressa sul volto di Josh O'Connor, perfetto interprete del Principe Carlo, e la composta severità nello sguardo di un'attrice magnifica quale Olivia Colman. Magnifica perché spesso, in quei primi piani che ci pongono faccia a faccia con la Regina, la sua risolutezza appare incrinata da una nota indefinibile: una scintilla che potrebbe costituire un indizio di afflizione o, peggio ancora, di dubbio. E nell'universo di The Crown, scandito da rituali solenni e inviolabili, non c'è niente di più inquietante del tarlo del dubbio; dell'angosciosa sensazione che, a dispetto di tutti gli sforzi, la dignità della corona non sia così irremovibilmente solida come Elisabetta si ostina a credere.
The Crown 4, la recensione: quando la Corona viene scossa da nuovi eventi e personaggi
Gli anni Ottanta di Margaret Thatcher e Lady Diana
Non a caso le situazioni di crisi a cui è stata sottoposta la Gran Bretagna del ventesimo secolo, e per sineddoche anche la famiglia reale, in quattro anni hanno offerto lo spunto per le pagine più memorabili di The Crown. E il vantaggio della quarta stagione, ciò che ha contribuito a renderla il capitolo di gran lunga migliore della serie di Peter Morgan, è legato appunto alle peculiarità degli anni Ottanta per la storia britannica: un periodo di trasformazioni radicali, legate in primo luogo alla lunghissima e controversa stagione politica sotto l'egida della Prima Ministra Margaret Thatcher (affidata in The Crown a una superba Gillian Anderson) e a una rinnovata esposizione mediatica per i Windsor, dovuta ovviamente all'entrata in scena di Lady Diana (Emma Corrin) e al suo esplosivo carisma, incompatibile tuttavia con la rigidità di vedute della sua famiglia acquisita.
Si tratta dei due poli su cui è imperniata l'intera stagione. In precedenza The Crown, pur nel solco di una linearità cronologica, aveva assunto una struttura maggiormente 'episodica', concentrando ogni puntata su un singolo avvenimento o su un personaggio specifico. La quarta stagione è caratterizzata invece da un approccio diverso, più compatto: è una cronistoria di undici anni, dal 1979 al 1990, focalizzata sull'età thatcheriana, con i suoi effetti sulla società e la politica (interna ed estera), e sulla relazione fra Carlo e Diana, minata da una sorta di handicap congenito (l'assenza di un vero sentimento da parte di Carlo) e dall'amore mai sopito del Principe di Galles nei confronti di Camilla Parker Bowles ("Eravamo in tre in questo matrimonio, era un po' affollato", sarà la lapidaria chiosa di Diana dopo il divorzio).
The Crown e Margaret Thatcher: la Lady di Ferro è il 'mostro' dell'anno
La Regina di ghiaccio
E poi c'è Elisabetta: più raramente al centro della scena rispetto al passato, eppure presenza ineludibile destinata ad incrociare l'orbita di tutti gli altri comprimari ("Lei è l'ossigeno che noi respiriamo, l'essenza di tutti i nostri doveri", la definirà Filippo nel finale di stagione). Che sia la testimone più o meno impotente delle scelte di governo di Margaret Thatcher, perlomeno fino a quando non deciderà di intraprendere con la Lady di Ferro un clamoroso testa a testa nello splendido episodio 48 a 1, la matriarca impegnata a indagare nelle vite dei figli (la puntata Preferenze, venata da un profondo senso di amarezza) o la burattinaia che controlla i suoi familiari come marionette, Elisabetta è la protagonista sempre più consapevole del proprio ruolo e sempre più implacabile nell'interpretarlo. Mentre nelle due stagioni iniziali Claire Foy incarnava la forza della giovane sovrana, ma anche dubbi, incertezze e aperture al cospetto di un paese - e di un mondo - in costante cambiamento, l'Elisabetta di Olivia Colman si mostra come una figura ben più granitica.
Se in Aberfan, l'apice della terza stagione, ammetteva con segreto rammarico l'incapacità di lasciarsi toccare da certe emozioni, nella quarta stagione ogni impulso è soffocato sul nascere, ogni sentimento è soggiogato dal peso della corona. Solo in Fagan, quando al vacuo formalismo dei cerimoniali si sostituisce un contatto imprevisto ed autentico, la corazza della Regina rivela delle crepe e per un attimo viene messa da parte. Ma è solo un attimo, appunto, una trasgressione prontamente censurata: già nell'episodio successivo, Elisabetta rimarrà immobile durante l'abbraccio disperato di Lady Diana e indifferente alla sua richiesta d'aiuto. La vera tragedia di The Crown, forse, è proprio questa: la tragedia di una donna che, per essere la miglior Regina possibile, ha abdicato alla propria umanità.
The Crown 4: nel finale della quarta stagione, tra Lady Diana e la Thatcher, il tramonto di un'era