The Crow - Il Corvo, la recensione: Eric Draven torna a vivere grazie alla prova di Bill Skarsgård

Bill Skarsgård fa il suo dovere nel catalizzare l'attenzione in The Crow - Il Corvo, il nuovo adattamento del fumetto di James O'Barr in sala dal 28 agosto, ma attorno a lui manca una visione d'insieme che vi farà rimpiangere il cult degli anni '90.

Bill Skarsgård e Tahliah Debrett Barnett in The Crow - Il Corvo

Diciamolo subito e con coraggio: Il Corvo del 1994 diretto da Alex Proyas non era un capolavoro. Un cult, questo sì, ma non un capolavoro della storia del cinema. Era soprattutto un film capace di diventare un fenomeno di massa, per meriti propri legati ad alcuni dei suoi aspetti, e per tutto quello che l'aveva circondato, legato alla tragedia accorsa durante le riprese.

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Bill Skarsgård, protagonista del film

Per questo, sin da subito, non avevamo visto un nuovo adattamento del fumetto di James O'Barr, che pure amiamo molto, come insensata, come una lesa maestà irricevibile, perché c'era margine per poter raccontare ancora una volta quella storia, del dramma, quel cupo viaggio nella sofferenza allineandolo ai nostri giorni, strapparla all'immaginario degli anni in cui era stata creata per calarlo in quello odierno. Un'operazione che il nuovo film diretto da Rupert Sanders, The Crow - Il Corvo, riesce a fare soltanto per alcuni aspetti, senza completare l'opera nel realizzare un film compiuto in ogni suo aspetto.

La vendetta di Eric Draven, ancora una volta

La storia di The Crow - Il corvo è quella che tutti conosciamo, è quella oscura e sofferta del fumetto di O'Barr. Quella di una vendetta portata avanti tra dolore e sangue. È la storia di Eric Draven e la sua compagna Shelly Webster, una coppia legata da un amore forte, profondo, impossibile da spezzare. Anche quando la coppia viene brutalmente uccisa da una banda di criminali, creando una ferita e un dolore capaci di andare oltre la soglia terrena: ed è lì che si compirà la vendetta di Eric, in quel confine sottile tra il mondo dei vivi e quello dei morti, per rimettere a posto le cose a modo suo, dimostrandosi pronto a sacrificare se stesso per abbracciare la possibilità di salvare la sua amata Shelley.

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Bill Skarsgård e Tahliah Debrett Barnett in una scena del film

Bill Skarsgård si carica sulle spalle l'onore e l'onere di questo ruolo e questa vendetta, e lo fa con il carisma e il magnetismo su schermo che gli abbiamo riconosciuto anche in altre occasioni, catalizzando su di sé l'attenzione per presentarci un nuovo Corvo, una versione di Eric Draven che possa farci dimenticare Brandon Lee. È la parte più difficile e complessa dell'operazione, ma è paradossalmente anche la più riuscita: il suo Draven ha dignità propria e sarebbe il punto di partenza corretto attorno a cui costruire una versione di quella storia che possa immergersi nell'estetica che si è andata formando nel primo quarto di questo nuovo secolo, in contrapposizione a quella del film precedente.

Spettacolo più che sofferenza

Il problema è in ciò che lo circonda, nell'impalcatura narrativa e visiva immaginata da Rupert Sanders attorno a Skarsgård: al film nel complesso manca la personalità che dimostra il suo protagonista, come se Sanders non avesse avuto il coraggio di spingere l'operazione fino in fondo. Se il Draven di Bill Skarsgård è esteticamente figlio del mondo in cui si muove, The Crow - Il Corvo che gli gira attorno non lo segue fino in fondo nel compiere lo stesso cammino di attualizzazione dell'opera originale: dopo le prime immagini eravamo stati incuriositi da quello che avevamo definito un corvo trap, ma non abbiamo ritrovato nel film nella sua interezza la stessa anima potenzialmente interessante.

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L'oscurità del Corvo

Sanders punta sullo spettacolo, sull'eccesso visivo (in un paio di situazioni anche troppo spinto), mette in piedi alcune sequenze action degne di nota, ma pecca su un aspetto fondamentale nell'adattare l'originale di O'Barr: la sofferenza. Il Corvo dell'autore americano nasceva dalla propria tragedia personale e attorno a quella costruiva quella cupa storia di vendetta. Il film del 1994 riusciva a rendere quel senso di tragedia, anche a causa di quella reale che si era verificata sul set che ne enfatizzava la portata, ma il nuovo adattamento non riesce ad avere la stessa portata emotiva.

L'opera rock mancata

The Crow - Il Corvo resta comunque un film bello da vedere, che punta sullo spettacolo ma carente sul piano dell'anima, che è quello che aveva reso il precedente un cult. Ma è anche un film di valore sul piano della selezione musicale che l'accompagna: canzoni d'impatto, scelte per sottolineare a dovere alcune delle sequenze chiave della storia. Quel che manca, anche sul fronte musicale, è un'idea solida di fondo: il primo adattamento di Proyas costruiva molto anche sull'onda musicale, selezionando una serie di canzoni in linea con l'opera a fumetti e con una coerenza tematica tale da porsi alla stregua di un'opera rock, ma qui sembra mancare quel filo conduttore forte, quell'impronta in grado di dare alla tracklist una dignità autonoma.

The Crow Bill Sarksgaard In Una Sequenza
The Crow - Il Corvo: sangue e sofferenza

Un peccato, perché si ha la sensazione di una buona idea non completamente sviluppata, perché una volta superato lo scoglio di non far rimpiangere Brandon Lee e tutto ciò che l'ha circondato non si è riusciti a portare a termine l'operazione dando al nuovo Corvo una totale autonomia. Il Corvo vive ancora, spinto dalla forza di quella tragica storia a fumetti e da alcune buone intuizioni, ma il suo volo non è sicuro e possente come avrebbe meritato.

Conclusioni

Il nuovo adattamento de Il Corvo firmato da Rupert Sanders punta sullo spettacolo più che sull'intima sofferenza, riuscendo in questo a mettere in piedi un'opera diversa dal suo predecessore, ma lascia l'operazione incompiuta non curando allo stesso modo la selezione musicale e mancando sul piano della personalità. Un carisma di cui è però dotato il protagonista Bill Skarsgård che fa il suo dovere nel portare su schermo un Eric Draven magnetico che catalizza l'attenzione. Peccato perché attorno a lui si sarebbe potuto costruire qualcosa di più unico, dirompente e travolgente.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • Bill Skarsgård, che non fa rimpiangere il compianto Brandon Lee.
  • La spettacolarità di alcune scene.
  • L'idea di attualizzare l'adattamento de Il Corvo...

Cosa non va

  • ... compiuta solo in parte.
  • Manca alla selezione musicale un'impronta tale da renderla opera rock come era stato il predecessore.
  • L'attenzione allo spettacolo visivo distoglie dall'intrinseca sofferenza della storia.