The Colour Room, la recensione: la vita è ceramica

La recensione di The Colour Room, film originale di Sky che trae ispirazione dalla vera storia dell'inglese Clarice Cliff.

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The Colour Room: una scena del film

Siamo talmente abituati ai lungometraggi che vanno direttamente su piattaforme come Netflix, Apple TV+ e Amazon Prime Video che può sorprendere vedere uno screener per la stampa che inizia con la dicitura "A Sky Original". È quello che è successo guardando il titolo di cui si parla in questa recensione di The Colour Room, film britannico che, dopo aver esordito su Sky in patria lo scorso autunno, inizia a seguire lo stesso percorso in altri mercati. E se cambia - minimamente - la modalità di fruizione, con la messa in onda lineare affiancata dalla disponibilità in streaming, il tipo di film che riceve tale trattamento non differisce più di tanto da quelli di altre piattaforme: una produzione più "modesta", di quelle che il pubblico non va più a vedere in sala, e che in questo caso non riceve neanche un'uscita tecnica per essere eventualmente presa in considerazione durante la stagione dei premi, malgrado la sua appartenenza al generalmente fortunato genere del film in costume basato su eventi reali.

Una vita "bizzarra"

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The Colour Room: una scena

The Colour Room porta sullo schermo la vera storia di Clarice Cliff, nome importante nel mondo della ceramica: Cliff, interpretata nel film da Phoebe Dynevor (alla prima prova nel lungometraggio dopo una carriera molto seriale, con l'apice nella forma di Bridgerton), rivoluzionò l'ambiente professionale con disegni più fantasiosi di quelli che erano percepiti come lo standard per la clientela femminile, con l'appoggio del proprietario della fabbrica dove lavorava, tale Colley Shorter (Matthew Goode). Il film racconta il duplice percorso professionale e privato, dove l'influenza dell'art déco dà vita alla gamma di prodotti targati Bizarre, e allo stesso tempo Cliff deve fare i conti con l'attrazione nei confronti dello sposato Shorter (i due si sposarono dopo la morte della prima moglie di lui). Insieme, i due trasformano le idee stravaganti di lei in grande successo commerciale, sorprendendo tutti coloro che dubitavano del talento di Cliff e in alcuni casi volevano addirittura farle perdere il lavoro.

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Televisiva eleganza

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The Colour Room: una sequenza del film

La regia del progetto è stata affidata all'australiana Claire McCarthy, già attiva in collaborazione con Sky sulla serie Domina, e nota in ambito cinematografico soprattutto per Ophelia, rilettura dell'Amleto shakespeariano dal punto di vista dell'amata del principe danese. C'è il filo conduttore dei personaggi femminili forti, accentuato dalle vere qualità dli Clarice Cliff, la cui voce registrata è udibile nei titoli di coda. Ma c'è anche - e forse ha influito il fattore Sky a livello produttivo - una dimensione molto scolastica, da film confezionato appositamente per chi vuole distrarsi davanti al televisore con qualcosa che ha un'aura minimamente prestigiosa ma non si spinge oltre il racconto schematico che arriva sullo schermo senza particolari guizzi d'ispirazione. Difficilmente sarà l'espediente per il salto di qualità che Phoebe Dynevor poteva auspicare dopo i recenti successi a puntate, nonostante l'impegno e l'evidente affiatamento con Matthew Goode, altro veterano Sky (A Discovery of Witches - Il Manoscritto delle Streghe) che è ormai una garanzia nella stragrande maggioranza delle produzioni che raccontano storie d'altri tempi in Inghilterra. Con loro due il divertimento è servito, ma su un piatto che non può vantare la creatività di Clarice Cliff.

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di The Colour Room, sottolineando come si tratti di uno scolastico biopic di Sky che racconta una storia vera molto interessante, ma senza particolare impeto creativo.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.2/5

Perché ci piace

  • Phoebe Dynevor e Matthew Goode funzionano bene insieme.
  • L'impianto estetico ha una certa eleganza.

Cosa non va

  • Dato il soggetto, delude un po' la regia molto elementare.