Per la sua opera seconda Ana Lily Amirpour si immerge nel deserto californiano per raccontare un'avventura post-apocalittica che mescola atmosfere alla Mad Max: Fury Road, violenza splatter alla Robert Rodriguez e universi cupi in stile Il buio si avvicina. Tanti riferimenti che denunciano la presenza di uno sterminato immaginario cinematografico alle spalle. In più in The Bad Batch fanno capolino star del calibro di Keanu Reeves, Jim Carrey, Giovanni Ribisi e Diego Luna in ruoli che li rendono irriconoscibili. L'attenzione però è concentrata sulla protagonista, la giovane Suki Waterhouse, e sulla sua lotta per la sopravvivenza in un mondo senza speranza.
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Cannibalismo, violenza, mistero, Jason Momoa nei panni di un pittore guerriero alla disperata ricerca della figlia: ecco gli ingredienti di questo western apocalittico al femminile. Non per nulla ad accompagnare il film, in Concorso alla Mostra di Venezia, sono proprio la regista e sceneggiatrice Ana Lily Amirpour e Suki Waterhouse. Berretto da baseball in testa, look da dura, Ana Lily Amirpour ha fatto impazzire la stampa con le sue risposte provocatorie e la sua scarsa voglia di spiegare il proprio film. D'altronde "un'opera d'arte si spiega da sola".
Cinema e reietti nel deserto della California
Qual è la molla che ha spinto Ana Lily Amirpour a scrivere The Bad Batch? "Ho cercato di comporre una lettera d'amore all'America sotto forma di western, una favola action ambientata nel deserto", spiega la regista. "Il mondo che mostro è in declino, ma d'altronde le cose che amo non sono quelle perfette. The Bad Batch è un viaggio, un'avventura, un sogno senza alcuna aderenza al mondo reale. Per la ricerca delle location ho scelto il deserto della California perché per un periodo ho vissuto a Bakersfield. Mi piace la purezza di quella zona, che fa parte del mio DNA, sono diventata adulta lì. Perciò ho ideato una comunità di persone alla deriva che vivono nel deserto. Il bad batch, la comunità dei reietti, è qualcosa che trovi dappertutto".
Nel ruolo della protagonista, la cattiva ragazza che si ritrova presa dai cannibali, Ana Lily Amirpour ha scelto Suki Waterhouse: "Dal primo momento in cui ho incontrato Lily, volevo entrare nel suo mondo. Sono stata felice di far parte del film e sono sorpresa che abbia scelto proprio me. Lily mi aveva avvisato che questa esperienza mi avrebbe fatto soffrire più di quanto mi fosse accaduto in precedenza. Eravamo sedute in un ristorante messicano e mi ha spaventato a morte. Da Londra sono stata catapultata in questo angolo sperduto del mondo e mi sentivo come un'arancia che viene sbucciata. Lily scrive una backstory molto dettagliata dei personaggi, perciò avevo capito subito cosa voleva che descrivessi. Una sedicenne che proviene da una famiglia disastrata e finisce per uccidere l'uomo per cui faceva la prostituta. Non so a chi sia ispirata nella realtà, ma è dal fantastico discorso finale che ho iniziato a costruire il personaggio".
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"Lo stile è come il sesso, non si può spiegare"
Tra le varie figure che compaiono in The Bad Batch, a Jim Carrey viene affidato un ruolo chiave. L'attore ritorna in vari momenti del film nei panni di un barbone girovago che vaga per il deserto con un carrello della spesa pieno di stracci. La regista ha scelto di privare Carrey della parola, visto che il misterioso barbone è completamente muto. "Il ruolo di Jim è essenziale", confessa la Amirpour. "E' lui a salvare i protagonisti, rappresenta la gentilezza in un ambiente così duro. Dando una parte come questa a un grande attore, non puoi spiegargli quanto sia importante, ma lui lo ha capito e si è reso invisibile".
Quando si entra nel merito dello stile e delle scelte fatte, Ana Lily Amirpour si irrigidisce. "Cerco di fare del cinema che mi seduca, che mi prenda alla pancia. Lo stile è come il sesso, non puoi spiegare cosa stai facendo. Potrei dire la stessa cosa delle musiche. Ognuno sente una musica dentro di sé e le accosta alle immagini". E a chi critica The Bad Batch per l'eccesso di violenza arriva la risposta provocatoria della regista: "Cosa significa troppo? Come si quantifica? Se il film infastidisce alcuni spettatori non è per loro. Per fortuna i gusti del pubblico sono vari".