Continuiamo a non essere sorpresi dall'evoluzione di The Agency, la serie Paramount+ remake della francese di successo Le Bureau, poiché molto vicina a quest'ultima anche nei suoi sviluppi, non solo nella sua presentazione. Il finale incarna sicuramente il core al centro del progetto, ovvero l'essere spie doppiogiochiste e sotto copertura. Sempre e comunque.
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Analizziamo quindi l'epilogo e le sue conseguenze nella seconda stagione, già ordinata, notando anche i parallelismi con l'originale. Intitolato "Superato dagli eventi", scritto dai creatori Jez Butterworth & John-Henry Butterworth e diretto da Neil Burger (ogni regista, a partire da Joe Wright, ha diretto due coppie di episodi finora), è servito a portare la spy story a tutto un altro livello e, quindi più che mai, attenzione agli spoiler proseguendo nella lettura.
The Agency: un finale pieno di tensione
Il crescente climax narrativo è palpabile lungo tutto il corso dell'ultimo episodio per via della riuscita o meno di una missione e parallelamente per un'importante decisione dell'agente Martian (Michael Fassbender). Tutto era iniziato dalla sua volontà di rimanere in contatto con la donna che amava, Samia (Jodie Turner-Smith) con la sua vecchia identità di copertura, Paul Lewis, non riuscendo a chiudere definitivamente quella parte della sua vita.
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Questa passione lo ha mosso fino alla fine, quando pur di liberarla dalla prigione sudanese dov'è stata rinchiusa e dove sarebbe sicuramente morta nel giro di qualche giorno, accetta la proposta di James Richardson (Hugh Bonneville), il sibillino direttore dell'MI5, che lo recluta come spia doppiogiochista della CIA in cambio di contribuire alla liberazione della donna.
La missione in Bielorussia
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In ballo c'è anche la missione per estrarre l'agente Coyote (Alex Reznik) dall'Ucraina occupata dai russi. Martian contribuisce anche a questo, nonostante un incidente in moto lungo il percorso - che scoprirà poi essere stato orchestrato da Richardson per incastrarlo. A quel punto è tutto nelle mani del talento e della bravura della squadra sul campo e di quella a distanza capitanata da Owen (John Magaro), che riceve così anche le attenzioni di Blair (Ambreen Razia). Questo grazie alla comunicazione da parte di Martian di un cambio di location all'ultimo come obiettivo di attacco.
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C'è un doppio attentato nei confronti del generale Volchok e del viceministro della Difesa Chekhov da parte degli agenti infiltrati e l'operazione Felix ha incredibilmente successo. Sasha uccide il ministro ma viene colpito da fuoco aminemico; Charlie e l'altro agente finiscono il lavoro con una granata fatta esplodere nell'elicottero sul quale gli altri stavano scappando. Martian può così rientrare da eroe, anche se un po' acciaccato, a Fishbowl, la sede della CIA a Londra, dove viene accolto da applausi e strette di mano. Potrà così iniziare il suo lavoro dall'interno per i servizi segreti inglesi. Eppure la Dr. Blake (Harriet Sansom Harris), che era stata incaricata di valutarlo, sospetta già qualcosa.
Leggere Danny a Teheran
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Danny (Saura Lightfoot-Leon) arriva a Teheran e viene subito interrogata dalla polizia locale. La borsa di studio ottenuta con il prof. Reza era il primo passo, a cui è seguito l'interrogatorio dei servizi segreti iraniani a cui era stata preparata. Per un attimo sembra che non riesca a passarlo ma alla fine supera la prova ed è pronta per iniziare la sua prima operazione sul campo, sotto copertura. Lo comunica al suo agente di riferimento a casa, Naomi (Katherine Waterston) che gioisce della riuscita del primo step della missione.
Similitudini e differenze con Le Bureau
Pur cambiando qualche Paese - ma l'Iran rimane - il finale di The Agency è davvero molto simile a quello di Le Bureau - Sotto Copertura. Entrambi i protagonisti per le donne che amano sono disposti a tradire il proprio Paese e sicuramente è da qui che partirà la stagione 2. Insieme a dei possibili avanzamenti di carriera per i personaggi, ad una maggiore centralità di Richardson, al gioco di spie senza fine in cui oramai sono tutti coinvolti. Entrambi i titoli ci ricordano un elemento fondamentale: chiunque ha un prezzo, anche il più integerrimo tra noi.