Recensione La fontana dell'amore (2010)

Una vorticosa commediola costellata di equivoci magici che tuttavia non convince pienamente. Non mancano le scene divertenti, i personaggi sopra le righe e le situazioni assurde, ma l'impressione è che nel calderone siano stati gettati troppi ingredienti. E l'incantesimo non è riuscito.

That's Magia!

Metti una giovane e incantevole star come Kristen Bell, una manciata di comprimari più o meno rodati nel genere della commedia - tra cui il veterano Danny DeVito e l'irresistibile Jon Heder - e un regista che decide di tornare a far sorridere con una commedia "italoamericana", dopo due film (anzi due flop) d'azione. Il risultato è La fontana dell'amore, ipercinetica commedia romantica ambientata tra la scintillante New York delle gallerie d'arte e dei vernissage e una Roma caotica e magica al tempo stesso, quella delle chiese, della folla, delle tradizioni e dell'amore.
La protagonista è Beth, una giovane e ambiziosa curatrice che lavora alle dipendenze di un museo newyorkese, tanto carina quanto sfortunata in amore. Per lei il lavoro viene prima di ogni altra cosa, e di conseguenza questo atteggiamento influisce negativamente sulla durata delle sue relazioni, destinate a concludersi in breve tempo. Dopo una serata da dimenticare, Beth riceve l'invito per le nozze di sua sorella, che si sposerà con Umberto, un ragazzo italiano, in una chiesa della Capitale.

Dopo una cerimonia disastrosa, durante la quale riesce a farsi detestare dalla famiglia di Umberto, e un ricevimento ancor più fallimentare, durante il quale scopre Nick, un ragazzo che le piace, in atteggiamenti intimi con la cugina dello sposo, Beth decide di annegare i propri dispiaceri nell'alcool, e soprattutto nella Fontana dell'Amore, nella quale i turisti desiderosi di trovare l'anima gemella lanciano una monetina con la speranza di ingraziarsi la dea dei sentimenti e della bellezza, generosa quanto spietata nel concedere i propri favori. Incautamente, Beth trafuga alcune monete e una fiche da gioco dalla vasca, e le porta con sè a New York, senza immaginare che così facendo ha fatto innamorare di sè i poveracci che le hanno lanciate. Nei giorni seguenti, la ragazza sarà costretta ad affrontare ben cinque corteggiatori, uno più tenace dell'altro: un maturo e paffuto industriale, titolare di una fabbrica di salsicce, un pittore costantemente divorato dal sacro fuoco dell'arte (e dell'amore), un modello superficialotto, griffato e levigato, un irresistibile prestigiatore e un affascinante reporter, ovvero il ragazzo che lei ha conosciuto al matrimonio di sua sorella.
Far ridere non è un'impresa facile, e riuscire a far ridere qualsiasi target di pubblico, è ancora più difficile. Nel caso de La fontana dell'amore ci troviamo di fronte ad un incantesimo riuscito a metà, perchè nonostante alcune scene riescano a strappare qualche sorriso - soprattutto il corteggiamento di DeVito, che cerca di sedurre la protagonista offrendole una confezione di wurstel in un prezioso pacchetto da gioielliere - il tutto è talmente veloce da scivolare via senza lasciare nulla. A questo si aggiunge uno scenario quasi inventato, una Roma che per tradizioni e abitudini non si discosta dalle località che sono state già scelte per commedie simili incentrate sulle differenze culturali che travolgono i protagonisti. I romani, nel film, si muovono in vetture microscopiche, rompono vasi durante i ricevimenti di nozze per avere una previsione di quanto durerà il legame e soprattutto fanno l'amore in cucina, mentre la sposa entusiasta prepara gli gnocchi. Non si capisce la necessità di inventare certi stratagemmi comici, quando l'Italia ne è genuinamente piena di suo.

I personaggi che affollano questa commedia - alcuni dei quali interpretati da attori di pregio, come la grande Anjelica Huston, qui nei panni di una gallerista, il già citato DeVito, e la star di Napoleon Dynamite, Jon Heder - non hanno lo spazio adeguato per lasciare il segno, costretti come sono tra corse continue, inseguimenti e altro ancora, e questo compromette la riuscita della commedia, che già di suo si sviluppa su una trama piuttosto esile. Già meno prevedibile il finale del film, che si chiude su un mistero da risolvere: se non è Nick l'uomo che ha lanciato la fiche nella fontana - e quindi è innamorato sul serio e non sotto l'influsso di un incantesimo - c'è un altro innamorato in giro che va liberato dalla sua magica ossessione e bisognerà trovarlo. Quando tutto sarà risolto, e ogni incantesimo sciolto, l'amore (quello vero) arriverà per tutti, non solo per i protagonisti, e nelle combinazioni più impensabili.

Movieplayer.it

2.0/5