Recensione Finalmente maggiorenni (2011)

Nato grazie all'incredibile successo ottenuto dalla serie tv The Inbetweeners, Quasi maggiorenni cerca di proiettare sul grande schermo tutte le potenzialità narrative degli sceneggiatori Damon Beesley e Iain Morris che, usciti dai confini televisivi, hanno affrontato la vastità cinematografica accettando il rischio di cambiare la propria creatura.

Teen Generation

I rituali che celebrano il passaggio dall'adolescenza all'età adulta sono numerosi e variegati, ma il più significativo è, senza ombra di dubbio, la prima vacanza fuori dal controllo di genitori apprensivi e opprimenti. Un'esperienza che il variegato quartetto formato da Will, Simon, Jay e Neil hanno prontamente abbracciato nella speranza di gettarsi alle spalle un passato da nerd per accogliere con entusiasmo un futuro ricco di soddisfazioni e di ragazze ben disposte. Così, varcati per l'ultima volta i cancelli del Rudge Park Comprehensive, i quattro decidono di prendere il volo verso la selvaggia e sfrenata Creta, meta sicura per una vacanza all'insegna della conquista facile. A risvegliarli bruscamente dal sogno di un perfetto nirvana del divertimento fatto di alcol senza limiti, donne incredibili e molto sesso, è la cruda realtà di un luogo brullo e ostile che sconvolge completamente le loro illusorie aspettative. Costretti a vivere in un tugurio lontano dal centro, i ragazzi si avventurano tra le strade affollate di Malia perdendo completamente la direzione delle loro vite e dell'amicizia che sembrava legarli in maniera indissolubile. Fortunatamente, a salvarli da un abisso infinito di guai arriva un gruppo di amiche che, dotate di una consapevolezza tutta femminile, riescono a traghettarli oltre le aspettative deluse e a regalare l'emozione di un nuovo amore.


Le commedie giovanili hanno da sempre caratterizzato con un certo successo il panorama cinematografico degli ultimi decenni. In modo particolare gli anni ottanta hanno decretato il successo di John Hughes che, con la sognante leggerezza di Un compleanno da ricordare - Sixteen Candles, Breakfast Club e Bella in rosa, ha dato voce a una generazione ancora alle prese con una sorta d'ingenuo romanticismo cui hanno fatto da controcanto i teenager più disinibiti di Porky's questi pazzi pazzi porcelloni. In questo modo, modulando il linguaggio e le atmosfere di due diversi racconti adolescenziali, sono andati delineandosi gli elementi essenziali di un filone che, nel corso del tempo, ha formato una serie infinita di American Pie, Mean Girls e Ragazze a Beverly Hills fino ad arrivare al britannico Finalmente maggiorenni. Nato grazie all'incredibile successo ottenuto dalla serie tv The Inbetweeners, il film cerca di proiettare sul grande schermo tutte le potenzialità narrative degli sceneggiatori Damon Beesley e Iain Morris che, usciti dai confini circoscritti dei tempi e delle possibilità televisive, hanno affrontato la vastità cinematografica accettando il rischio di cambiare forma alla propria creatura. Così, abbandonati gli ormai ben noti corridoi di un liceo periferico, l'intero team produttivo e i suoi protagonisti si sono confrontati con l'ignoto di un ambiente sconosciuto e le sue infinite evoluzioni.

In questo modo il viaggio rappresenta l'unica vera variante narrativa su cui orchestrare e costruire il percorso di un'adolescenza alle prese con delle inquietudini amplificate dall'ignoto. Applicando uno schema classico e facilmente deducibile, Beesley e Morris tentano di allargare gli orizzonti emotivi dei loro quasi maggiorenni imponendo un passaggio dal micro al macro che dall'ambiente esterno si riflette inevitabilmente nell'intimo di ognuno di loro. Un andamento seguito anche dal regista Ben Palmer che, dopo aver diretto la seconda e la terza serie, accompagna i suoi ragazzi verso la scoperta inquietante di un mondo al di fuori attraverso una scelta di ripresa d'insieme. Dedito a primi piani indagatori e costantemente impegnato in una sorta d'inseguimento spionistico, Palmer cambia punto d'osservazione passando da oscuro osservatore a testimone diretto dell'azione. Così, per la prima volta nell'architettura di The Inbetweeners l'ambiente si rende visibile e agibile determinando situazioni che, anche se non caratterizzate da originalità, offrono a ogni protagonista una prospettiva d'insieme in cui poter esprimere le potenzialità di un carattere originale. Perché più della forma e dello stile, in questo film può la personalità del personaggio che, stemperando la leziosità di alcune commedie del passato attraverso linguaggi e attitudini più "estreme", mette in primo piano quell'autenticità che, dal dramma al demenziale, percorre senza interruzioni la cinematografia britannica.

Movieplayer.it

3.0/5