Si definisce una sportiva, è testarda, indipendente, vulcanica, iperattiva. Nel tempo libero le piace viaggiare, leggere e arredare casa, il grande pubblico ha imparato a conoscerla nella scorsa edizione del talent Dance Dance Dance (in onda su FoxLife) da cui è uscita vincitrice insieme a Giulio Berruti. Ha un blog dedicato al mondo del fitness, Befancyfit, nato per gioco e diventato uno dei suoi principali impegni lavorativi insieme ad una carriera da attrice appena agli inizi, e a cui Cristina Marino si sta avvicinando con la discrezione e l'umiltà di chi vuole imparare e studiare.
Al cinema ci è arrivata per caso quando Federico Moccia la chiamò appena diciassettenne per interpretare un ruolo in Amore 14, poi sono arrivati Vacanze ai Caraibi - Il film di Natale (dove ha conosciuto l'attuale compagno Luca Argentero), la fiction Rai Un passo dal cielo, la serie Sky 1992; oggi la ritroviamo nel bizzarro Tafanos di Riccardo Paoletti, un omaggio agli horror movie degli anni '70 che stasera debutterà alle 21 su Sky Cinema Max. In cantiere intanto una commedia a teatro con Berruti e un piccolo ruolo nella fiction Mediaset L'Isola di Pietro.
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Gli inizi come modella, lo sport e i social
Hai iniziato come modella nel 2009. Il cinema è stato un colpo di fulmine o un lento innamoramento?
Devo essere onesta: ci sono tante persone che hanno il famoso fuoco che arde e che un po' ci sono nate. Ma non è il mio caso, non sono una di quelle che da ragazzina sognava di fare l'attrice e da giovane non ho scelto l'accademia. Nello stesso tempo ho sempre avuto la mania, un po' come tutti gli attori, di stare al centro dell'attenzione e giocare a fare la protagonista. È stato quindi un lento innamoramento, all'inizio lavoravo in uno show room di moda a Milano e ogni tanto venivo a fare provini a Roma. Poi con il tempo, soprattutto dopo l'esperienza di Amore 14, nata davvero per caso, ho capito che era quello che mi piaceva fare, mi sono licenziata e ho iniziato a studiare per creare le basi necessarie per affrontare questo lavoro con professionalità. È un mestiere in cui contano diversi fattori: la fortuna, la possibilità di beccare il film giusto, l'opportunità di lavorare con un regista importante e soprattutto lo studio. Per questo sto facendo tutto ciò che è in mio potere per fare questo lavoro nel migliore dei modi possibili.
Sei consapevole della tua bellezza?
Non ho un rapporto compulsivo con la bellezza, ma in generale sono amante del bello. Sto attenta a determinate cose, per esempio mangio bene, mi alleno, i complimenti mi lusingano, ma se mi guardo allo specchio non lo do per scontato.
Sei stata definita la "Brigitte Bardot italiana". Ti ritrovi in questo paragone
Sarei una pazza a dirti di sì, lei è da sempre la mia icona. Quando me lo dicono rido di imbarazzo, mi sembra una paragone folle. Ma ringrazio tutti quelli che lo pensano!
Sei una sportiva, qual è lo sport quello che ti definisce meglio?
In realtà non c'è uno sport che mi definisce, ma da piccola ho avuto un amore con la danza, che ho riscoperto grazie a Dance Dance Dance, anche se la considero più una forma d'arte. Nello sport invece sono un po' maschiaccio, è il mio modo di esprimermi e di tirare fuori la mascolinità che c'è in me!
E l'idea di farci un blog?
È nata per gioco, pubblicavo i miei video in palestra sui miei canali social. Poi quando hanno iniziato ad avere dei riscontri importanti, ho deciso di strutturarli meglio. Così è nato Befancyfit, dove spiego come lo sport sia un valore aggiunto e uno stile di vita a cui basta abituarsi.
Sei molto attiva sui social. Ti è mai capitato di doverti difendere dagli attacchi di qualche hater?
Quando scegli di esporti sai che ci saranno sempre delle persone che ti apprezzano più di altre e quelle a cui invece non piaci affatto. Lo metti in conto, ognuno è libero di criticare ma ciò che non sopporto sono gli insulti gratuiti, che nella maggior parte dei casi cancello. Per fortuna sono molto pochi.
In genere le donne hanno un seguito maschile, nel mio caso invece è il contrario: mi seguono più donne che uomini.
L'insulto che ti ha ferito di più?
Quando, dopo essere dimagrita molto per via dei duri allenamenti a Dance Dance Dance, mi scrissero che ero anoressica. Mi ferì moltissimo, perché l'anoressia è una malattia, c'è gente che ne soffre e ne muore. Le parole hanno un peso e mi dispiace quando vengono usate a caso. Non si scherza con queste cose.
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Da Moccia al monster movie
Come è arrivato invece Tafanos?
È un progetto estremamente bizzarro. Il primo provino era un self tape in inglese che avevo girato in macchina! È stato un casino totale, invece alla fine è piaciuto, quindi ho fatto un provino normale con il regista e sono stata scelta.
Perché hai accettato?
Quando l'ho letto la prima volta ero stranita, ma nello stesso tempo incuriosita. Per me è stata un'opportunità, perché non ti capita tutti i giorni che ti venga offerto un film del genere, soprattutto in Italia. Ho imparato molto: è stato il mio primo film in lingua inglese e metà delle cose come i tafani o le scene d'azione sono state aggiunte in post produzione, quindi ho dovuto lavorare molto con l'immaginazione. Stare su quel set è stata una scuola. Sylvie è l'amica che vorrei, completamente pazza, ha l'illusione di poter uccidere i tafani con il liquidator. Eravamo tutti giovani e mi sono divertita tantissimo, e sono curiosa di vederlo perché non l'ho visto ancora.
C'è qualcosa che vi accomuna?
Forse il fatto che come me Sylvie si butta, perché non ha paura ed è molto impulsiva. Preferisco fare e farmi male piuttosto che non fare e pensare: "Oddio, se l'avessi fatto?".
Il film è un omaggio agli horror movie degli anni '70. È un genere che ami?
Non sono un'appassionata e non ero una grande conoscitrice; quindi quando mi è arrivato il progetto ho cominciato ad approfondire. Da spettatrice è un genere che deve piacerti molto, da attrice mi ha divertito tanto invece.
L'aneddoto più divertente?
Sylvie è la bellona del gruppo, mi ha fatto molto ridere la scena in cui cerca di ammazzare i tafani usando un reggiseno come fionda.
Un film che gioca molto con l'autoironia. Sei autoironica?
Prendersi in giro nella vita è fondamentale, faccio fatica con le persone permalose.
Che tipo di film ti piace guardare sul divano di caso?
I thriller che fino alla fine ti tengono incollata alla sedia e che non ti fanno alzare neanche per prendere un bicchiere d'acqua.
A proposito di horror: la tua più grande fobia?
Gli insetti, i calabroni in particolare. Con le api e le vespe ci ho fatto pace da poco, perché sto passando molto tempo in campagna.
Che ricordo hai del set di Amore 14? Eri appena adolescente...
Mi fa strano ripensarci. In genere mi sento sempre la più piccola del gruppo, adesso inizio per la prima volta a realizzare che in realtà sono passati dieci anni. Avevo diciassette anni ed ero molto più spensierata; Amore 14 è arrivato per caso, è stata un'esperienza divertente e nello stesso tempo inconsapevole, mi sono buttata senza il minimo criterio. Eravamo tutti ragazzi della stessa età e con Federico avevamo un rapporto speciale; era anche la mia prima volta fuori casa da sola, perché per il breve periodo delle riprese mi sono dovuta trasferire a Roma, mi sembrava di essere già adulta.
Cosa ti ha spinto a metterti alla prova in un esperimento come Dance Dance Dance?
Mi gasa tutto ciò che è una nuova sfida, sono alla continua ricerca dei miei limiti. Da piccola ho fatto danza per cinque anni all'Accademia del Carcano, poi a sedici anni ho smesso per un problema al ginocchio: piuttosto che farlo male decisi che non avrei più ballato, non sopportavo l'idea di farlo per una sola volta a settimana dopo anni trascorsi ad allenarmi praticamente tutti i giorni. Dance Dance Dance mi ha da dato la possibilità di rispolverare una passione rimasta tale, anche se è stato durissimo sia a livello fisico che mentale. Sono entrata però pensando di vincere e quindi ho fatto tutto il possibile, ho persino ballato con un dito rotto; per quattro mesi ho fatto di quel programma la mia missione. È stata un'esperienza totalizzante e bellissima, chi non sogna di essere per una sera Beyoncé, Rihanna o Madonna con i costumi e le coreografie originali? Vedere il pubblico applaudire e emozionarsi mi ha commosso e mi commuove tantissimo.
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Il ruolo per cui saresti disposta a tutto?
Mi piacciono tutti quelli che comportano grandi trasformazioni, mi raserei o prenderei cento chili senza nessuna esitazione. Mi affascina l'idea di poter interpretare personaggi molto lontani da me. Per ora però penso a studiare, mi imbarazza definirmi a attrice.
Sogni nel cassetto?
Tutti i giorni. Ma il sogno a cui tengo di più è quello di avere una famiglia, essere una buona madre e una donna realizzata nel proprio lavoro.
Il ricordo più bello?
Vengo da una famiglia dove la pacca sulla spalla non era all'ordine del giorno; mia madre è la mia migliore fan, ma anche ma mia prima critica e mio padre è sempre stato abbastanza duro. Solo di recente inizio a vedere in loro la soddisfazione e mi è capitato che mi guardassero negli occhi per dirmi: "Brava, siamo orgogliosi di te!". Ecco, questo forse è il ricordo a cui sono più legata.
Essere la "compagna di" un personaggio come Luca Argentero è mai stato una situazione difficile da gestire rispetto alla definizione di una tua carriera?
Stare con Luca non è esattamente come stare con un impiegato in banca! Non è mai stato semplice, soprattutto all'inizio: è un uomo più grande di me e con un passato di cui si è sempre parlato molto. Devo imparare a convivere con l'"essere la fidanzata di", che da un parte mi lusinga moltissimo perché sono la prima fan di Luca, ma dall'altra preferirei essere soltanto Cristina. In fondo però basta solo fare un grande lavoro di accettazione! (scherza, ndr.).